giovedì 13 settembre 2007

L'uomo invisibile

The Invisible Man, di James Whale (1933) Racconto di H. G. Wells, Sceneggiatura di R. C. Sheriff Con Claude Rains, Gloria Stuart, William Harrigan, Henry Travers, Una O'Connor, Forrester Harvey, Holmes Herbert Musica: Heinz Roemheld Fotografia: Arthur Edeson (71 minuti) Rating IMDb: 7.9)
Giuliano
Ancora negli anni 60, vedere un cranio o uno scheletro intero era già film dell’orrore; ma oggi un film come “L’uomo invisibile” (oggi, cioè trent’anni dopo “L’esorcista”: per intenderci) non può più essere classificato come horror e deve essere derubricato in qualcos’altro, ma non saprei dire cosa. Con tutto il rispetto per il gradissimo H.G.Wells, la trasposizione cinematografica del suo romanzo di fine Ottocento oggi potrebbe avere un suo posto tra i classici del comico.
Nel film del 1933 c’è già molto di comico: ci sono molti bozzetti e molti characters tipicamente inglesi, tutta la scena della taverna, e i policemen sembrano usciti dalle operette di Gilbert & Sullivan. Aveva già molto di comico per conto suo, inoltre, il fatto che per essere invisibile l’uomo debba andarsene in giro nudo. Non ci si pensa subito, e quando ci si pensa ridere è inevitabile: e nel film lo si spiega senza troppi giri di parole, anche nel 1933 certe cose si potevano dire. E i pantaloni e le camicie che si muovono da soli, ahinoi, sono quarant’anni che li vediamo negli spot del detersivo...
Detto questo, bisogna però aggiungere che molte sequenze colpiscono ancora oggi: il momento in cui il protagonista si toglie le bende dalla testa e non rimane niente sotto, è ancora da antologia del cinema. I remake successivi non sono così impressionanti, a mio modesto parere. E, quando alla fine – da morto – l’uomo torna visibile, si comincia a vedere prima lo scheletro...
E, soprattutto, le mie più sentite scuse a Herbert George Wells per quanto ho scritto prima. Wells è il grandissimo scrittore che intorno al 1880 ha scritto alcune delle storie che più ci colpiscono ancora oggi: oltre all’Uomo Invisibile, “La macchina del tempo” (ben prima di Einstein: un libro tutto da leggere), “L’isola del dottor Moreau” (giocare con le ibridazioni, settant’anni prima della scoperta del DNA e cento prima degli OGM), e tante altre storie ancora, tutte scritte benissimo.
L’uomo invisibile è Claude Rains: il marito di Ingrid Bergman in “Notorious”, il capitano Renault amico di Bogart in “Casablanca”. Non lo si vede mai in faccia, nemmeno all’inizio; solo alla fine, sul letto di morte, ritorna visibile – ma è poco più di una maschera. Gli spettatori americani e inglesi potranno ascoltare la sua voce, a noi non è concesso nemmeno quello: Rains è riconoscibile, qua e là, dalla corporatura e dalle movenze.

1 commento:

Roby ha detto...

C'è bisogno di dire che questo è e resterà sempre il mio genere cinematografico preferito??? E a proposito di horror, Giuliano, se non sbaglio il recente remake di questo film era davvero spaventevole, grazie alla tecnologia computerizzata oggi disponibile. Ma pantaloni e camicia che ballano sullo schermo in bianco e nero hanno tutto un altro fascino, no?

Ave

Roby