venerdì 28 marzo 2008

Come inguaiammo il cinema italiano

Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio Sceneggiatura e regia di Daniele Ciprì e Franco Maresco Con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Lando Buzzanca, Pino Caruso, Tony Bruno, Antonietta Scalisi Bonetti, Gregorio Napoli, Tatti Sanguineti, Giuseppe Ciprì Musica: Salvatore Bonafede Editorial Department: Mauro Vicentini (100 minuti) Rating IMDb: 7.1
Solimano
Cos'è, un film o un documentario? L'uno e l'altro, più approfondito di molti documentari, più coinvolgente di molti film. Chi è interessato al cinema in generale, al meccanismo del riso in particolare ed alla sempre drammatica storia degli artisti comici è bene che lo veda. Si ride, più ancora che per gli spezzoni a volte mirabili di Franco e Ciccio, per il modo definito surreale e cinico di Ciprì e Maresco, che mi lascia spesso incantato, mi fa pensare e ridere, il massimo. Di loro, mi piacque un altro documentario: Enzo, domani a Palermo!

Una premessa doverosa. Io Franco e Ciccio li ho visti solo nei film che non c'entrano niente con i 150 film che hanno fatto, li ho visti nel Pinocchio di Comencini, in Amarcord di Fellini e in Kaos dei fratelli Taviani. Uno dei loro primissimi film lo vidi, ma fu una storia strana. Ero lontano dalla mia città per lavoro e una sera, con altri colleghi, andammo insieme al cinema. Il film lo scelse un napoletano, il titolo non lo ricordo. Il collega era normalissimo sul lavoro, sveglio e intelligente, ma quella sera mi sorprese. Appena appariva uno dei due, o Franco o Ciccio (ma generalmente erano sempre insieme), cominciava a ridere, ma a ridere a gola piena ed a bocca aperta, che sicuramente lo sentivano tutte le trenta file davanti. Appena se ne andavano, smetteva di ridere, probabilmente per prendere fiato. A me non facevano ridere, li trovavo banali e volgari, e il mio divertimento della serata fu seguire il decorso del collega, che non solo rideva, ma si staccava con la schiena dal sedile, per essere ancora più vicino ai suoi due eroi. E quindi, i 150 film non li ho visti e neppure li guardavo alla televisione.

Ciprì e Maresco non esaltano né denigrano, picchiano duro, a volte drammatici, a volte teneri, sempre spiritosi, soprattutto quando chiedono pareri a critici di cinema: Kezich, Fofi, Napoli. Fra i registi ricordo soprattutto Monicelli, Wertmuller e Bertolucci, preoccupato che Ultimo tango a Zagarol (1973), capitale opera di Nando Cicero, entri nella storia del cinema al posto del suo Ultimo tango a Parigi (1972). Franco Franchi -al posto di Marlon Brando- utilizza il burro per metterlo su un paninazzo! Il massimo gastronomico della depravazione...

Qui c'è da fare un discorso che cerco di tenere corto. Vorrei vedere nelle librerie Anobii, oggi così popolari in rete, quanti sono i Cervantes, Rabelais, Folengo, Porta, Belli. Anche Aristofane e Tito Maccio Plauto. E quanti, fra le più importanti e belle opere di Shakespeare, si ricordano di mettere la storia inglese Enrico IV, in cui c'è il vero e prodigioso Falstaff. Ma che c'entra Falstaff con Ciccio e Franco? Nulla, tranne la talentuosità iniziale, però le strade sono state ben altre, per tanti motivi, anche per responsabilità di ogni tipo di Franchi e Ingrassia. Quando qualcuno gli ha offerto una occasione: Comencini, Fellini, i Taviani, Petri, quei due (o Ingrassia da solo) l'hanno colta bene. Si cita Peter Sellers più per la parte in Lolita che per Hollywood Party (che è più importante nella storia del cinema di Lolita, persino Giuliano sarebbe d'accordo). A chi fa ridere bisogna storicamente fargliela pagare, ci sarebbe stato meno can can di critiche se avessero dato il Nobel a Patroni Griffi che a Dario Fo, e Nanni Moretti viene chiamato guitto perché ogni tanto fa anche ridere (meno di una volta, mi dispiace). E' la vecchia storia della separazione dei generi: stile umile, stile medio, stile alto, che sotto svariate forme si ripresenta anche nei blog, che pure si atteggiano a mondo nuovo.

Il film scava sulla storia delle famiglie dei due, entrambi strapelati e nati nei vicoli di Palermo. Il più malmesso era Franco (per ironia della sorte, il cognome vero era Benenato), che perse dei fratelli per malnutrizione e per anni fece il comico di strada, ma anche Ciccio non scherzava, era un buon riparatore di tomaie.
Ci sono spezzoni di film, di apparizioni teatrali o in TV, con interviste a critici, registi ed attori da una parte, dall'altra a parenti, fratelli e figli soprattutto. Tre apparizioni di un fratello e due sorelle di Franco sono veramente spassose, il talento era di famiglia.

Le due signorine sono le gemelle svedesi Mia e Pia Genberg

Così appare il peggio (probabilmente nell'anno in cui fecero diciassette film) ed il meglio, spesso degli spettacoli iniziali e poi di Pinocchio, Amarcord , Kaos e Todo modo. Ci sono degli spezzoni in cui non ne sbagliano una, come Stanlio ed Ollio con un dippiù di acrobazia. Per dare l'idea dell'ambiente, racconto due episodi del film.
Quello in cui accadde che dopo il successo di Rinaldo in Campo fecero alcune richieste piccole, e la moglie di Modugno gli mandò a dire che suo marito, come li aveva tirati su, ci metteva un niente a buttarli giù.
L'altro episodio, è Pippo Baudo che lo racconta di persona. Una sera era a tavola al ristorante col giro De Lullo, Rossella Falk etc e nel ristorante entrò Franco Franchi col suo gruppo. Niente saluti, si ignoravano a vicenda. Ma dopo un po' si sente per tutto il ristorante la voce robusta di Franco: "Pippo, vieni qui, ti offriamo noi il pranzo. Cosa stai lì a fare? E' con noi che ti diverti!" Silenzio di gelo, Baudo confessa che non sapeva che fare, perché quelli del suo tavolo gli facevano capire che doveva mandare al diavolo gli scalzacani. E' patetico il racconto di Baudo perché appare come è: uno che vuol piacere a tutti e che rischia quindi di non piacere a nessuno.

Durante gli anni del grande successo, il dramma: i due cominciano a litigare, probabilmente non ne potevano più l'uno dell'altro. Riappacificazioni farlocche ed un rancore di fondo. Qui il tono è drammatico perché -racconta Monicelli- quando doveva trattare con Franco e Ciccio per un film che poi non si fece, si presentarono in quattro: loro due più gli avvocati, che si parlavano l'un l'altro, loro due no. Ma ancor peggio durante gli spettacoli: si sedevano a dieci metri di distanza senza neppure guardarsi in faccia, salvo fare i soliti numeri da amiconi appena sul palcoscenico.

Anche per questo cominciarono a perdere pubblico nei cinema, ma il colpo duro lo diede il filone erotico-boccaccesco, che imperversò con gli stessi registi che avevano lavorato con loro. Infine, l'approdo in TV, ed è la parte più dolorosa del film. Franco e Ciccio rifanno per la millesima volta gli stessi sketch, ma soprattutto è impressionante il pubblico televisivo durante le false dirette, quelli cha applaudono quando si accende la scritta "applausi". Avrebbero avuto bisogno di persone che ridessero come rideva il mio collega napoletano, quello con cui vidi l'unico loro film.

Per Franco Franchi, ci fu anche l'accusa di frequentazioni mafiose: per lui, ragazzetto cresciuto nei vicoli, che lo chiamasse alle feste un Michele Greco era il raggiungimento di uno status symbol. Franco scomparve nel 1992 e Ciccio nel 2003. L'impressione, sentendo parlare la figlia di Franco ed il figlio di Ciccio è che abbiano avuto una vita familiare che li ha aiutati negli anni dei dispiaceri, perché fare 150 film tutti dello stesso genere e con le stesse mosse (salvo qualche variazione ogni tanto) fa pensare a molto rumore per nulla, un destino frequente nel cinema. Furono certamente felici negli anni della crescita, potendo rilanciare sempre davanti a sé la palla frenetica della speranza, che però si sgonfia senza avvertirci, così ce la troviamo moscia fra i piedi. Il film è duro e affettuoso, spiritoso ma anche drammatico, lucido e pieno di vita. Riserva pietà agli artisti, perché tali nativamente erano, e irrisione sarcastica a quel mondo, che adesso si è spostato quasi tutto in TV. Regole apparentemente più soffici, ma siamo sempre lì: li usano poi li gettano.

Una delle sorelle di Franco

10 commenti:

Giuliano ha detto...

Una cosa che ho notato mi sono sempre chiesto: perché Franco e Ciccio, così come i fumetti di Jacovitti, di solito piacciono poco alle donne?

Ogni tanto, quando capita, me li rivedo e li trovo sempre divertenti; i loro film sono quasi sempre bruttini, ma hanno dei titoli formidabili ("Le spie vengono dal semifreddo") e le immagini sono sempre nitide, pulite: segno che dietro la cinepresa c'erano dei professionisti serissimi.

Conclusione: "siamo sempre in tre, tre somari e tre briganti, sulla strada longa longa di Girgenti..."

Roby ha detto...

Non so se davvero Franco e Ciccio e Jacovitti piacciano poco alle donne in genere. A me, personalmente, Jacovitti piaceva molto, da bambina: e mi piace ancora, nel ricordo di quei salami con le zampe, messi accanto al cartello FINE, in fondo all'ultima tavola del fumetto. Di Franchi e Ingrassia posso solo dire che divertivano molto mio padre, e che da piccola li guardavo con lui nei varietà del sabato sera o in Carosello. I loro film non mi entusiasmano più di tanto, ma facevano morir dal ridere mia zia, che non se ne perdeva uno...

Conclusione: insieme ai tre somari e ai tre briganti potremmo mettere i tre porcellini... i tre nipotini di Paperino... le tre gemelle del vecchio carosello IMEC... i tre caballeros... le tre Grazie (?!?!)... le tre Marie (quelle del panettone)... i tre moschettieri (ma perchè non viene mai conteggiato D'Artagnan?)... ecc.ecc.ecc.

Sempre ricordando che chi fa da sè fa per TRE.

See you later

Roby

Giuliano ha detto...

Ciprì e Maresco sono due tipi strani: hanno fatto un vero capolavoro con la serie di "Cinico tv", che erano pezzi brevi e grotteschi ma con un bianco e nero fenomenale, da cinema d'autore.
Poi hanno fatto dei film "veri" che definire brutti è ancora poco, come il "Cagliostro", che ho visto fino alla fine solo per rispetto verso gli autori.
La cosa peggiore è stata la loro reazione alle critiche negative, ancora peggio di quelle di Ezio Greggio (che incolpava i perfidi comunisti di non aver mai capito e boicottato i suoi Capolavori da regista, come "Il silenzio dei prosciutti") (le tv di Berlusocni li mandano in onda alle tre di notte, quando proprio non ne possono fare a meno).
Posso capire lo sfogo di un Bertolucci davanti a un film così difficile e martoriato come "Ultimo tango" (che fu perfino condannato al rogo da un giudice!), ma Ciprì e Maresco dovrebbero darsi una calmata, rivedere i loro Cinici, e poi ricominciare con calma che di talento ne hanno.

Solimano ha detto...

Giuliano, a parte che al fatto che Ciccio e Franco piacessero o non piacessero alle donne non ci ho mai fatto caso, il discorso della piacionerìa dei registi a seconda dei due sessi (due? perché solo due?) è un tema che mi attizza, e vedo di fare qualche estrapolazione subito smentibile.
Bergman e Truffaut, eccone due che piacciono alle donne (per ragioni diverse), ma anche Rohmer, che è uno che le donne le mette al centro dei film. Ma qui mi fermo, la soluzione del piacimento o meno è a nostra disposizione, film per film: i film molto votati in IMDb in cui c'è la distinzione per sesso. Vedrò di documentarmi.
Roby, nel giochino dei tre, ti sei scordata i triangoli, intesi non come geometria ma come lui, lei, l'altro, ci ho persino dedicato una Vista logica! Qui ce ne saranno altri di triangoli, anche perché le varianti sono tante, c'è anche il lei, lui e l'altra etc e sono film che se non altro hanno due pregi: sono poco noiosi e ci sono dei begli armadi dove l'altro si può nascondere comodamente.
Il proverbio "Chi fa da sé fa per tre" è giustamente popolare specie in Italia, scambiato spesso per "Chi fa per sé fa per tre".
Ma per il Trio l'Arciduca bisogna essere in tre e per la Nona Sinfonia in tanti (compresi cantanti, coriste etc). Il risultato è che in Italia non esistono grandi orchestre sinfoniche che incidano dischi e neppure grandi trii, quartetti, quintetti. Ma ci sono le eccezioni: a Reggio Emilia, se due si incontrano davanti al Teatro Municipale cercano subito il terzo per fare una cooperativa, il quarto per fare una aziendina o una partita a briscola e così via.

saludos
Solimano

gabrilu ha detto...

Non ho mai visto un film di F&I: i trailer e le brevi scenette in cui mi capitava di inciampare mi bastavano ed avanzavano. Non solo non mi hanno mai fatto ridere e nemmeno sorridere, ma mi dava proprio fastidio vederli ed ascoltarli.
D'altra parte, le corde del comico sono tra quelle più difficili da toccare ed anche tra le più misteriose.

mazapegul ha detto...

Io e i fratelli martoriammo mio padre per anni, facendogli vedere molti film di Ciccio&Ingrassia, che a lui non piacevano un granchè (ma forse quelli di Bud Spencer&Terence Hill gli piacevano ancora meno). Il film di Ciprì&Maresco (tutte coppie!) non l'ho visto. Come Giuliano, li apprezzavo per cinico tv (ma loro due sono intellettuali, non gente di cinema) e mi piacciono le loro interviste.
Ciccio&Ingrassia avevano doti comiche formidabili (facevano ridere i bambini, e tutti i beati poveri di spirito in generale), ma non sono mai riusciti a raggiungere l'universalità di Chaplin, o quella di Dario Fo.

Roby ha detto...

Caro Maz, su Bud Spencer e Terence Hill -limitatamente alla serie di Trinità- mi permetto di dissentire da tuo padre, esprimendo la mia incondizionata ammirazione alla coppia finto-americana del western tutto pugni e pupe. Il sornione Trinità e il suo gigantesco fratello Bambino, con il contorno della madre ex-prostituta e del padre baro in pensione, riescono sempre a regalarmi almeno mezz'ora di spensieratezza, ad ogni ritorno in tv.

Adios, companeros!

Roby

Giuliano ha detto...

Franco e Ciccio sono due clowns da circo: all'inizio dei "Clowns" Fellini racconta che i clowns non gli piacevano, da bambino. Troppo diretti, troppo semplici, troppo vicini ai "matti" e ai buffi del suo paese...
E' una reazione che abbiamo tutti. Franco e Ciccio sono un po' troppo brutali, terreni, diretti, di grana grossa (terreni nel senso di "fatti di terra", o "terra terra", fate voi: o magari "terroni", che qui nel comasco si notava molto: l'etimologia è sempre quella).
PS: sto per partire con 25 puntate sui Clowns di Fellini: si nota?
PPS: anche Bud Spencer e Terence Hill sono due clowns, una coppia magnifica ma molto più stilizzati rispetto a Ciccio e Franco (per io quali io vado matto, anche se i loro film sono quasi tutti bruttini)

gabrilu ha detto...

Giuliano
25-puntate-25 sui clown di Fellini?!?
Obbeddamatrisantissima

Solimano ha detto...

25 post sui Clowns di Fellini... le grandi gioie sono mute...

saludos
Solimano