mercoledì 26 marzo 2008

La pittura nel cinema: Siamo donne

Isa Miranda nel film Hotel Imperial (1939)

Solimano
Nel 1953 fu girato il film Siamo donne, che ebbe una storia strana, come succedeva quasi sempre quando di mezzo c'era Cesare Zavattini. L'idea di Zavattini fu di fare un film in cui quattro celebri attrici si raccontassero, interpretando un episodio vero della loro vita. Facile a dirsi, meno facile a farsi, anche perché due delle attrici dovevano essere Ingrid Bergman e Anna Magnani, i cui rapporti non erano rose e fiori, come noto a tutti. Il problema fu risolto facendo sì che i registi fossero quattro, uno per ogni attrice, così Roberto Rossellini diresse Ingrid Bergman e Luchino Visconti diresse Anna Magnani. Le altre due attrici furono Alida Valli (diretta da Gianni Franciolini) e Isa Miranda (diretta da Luigi Zampa).
Il film ha diversi motivi di interesse, ne scriverò fra un po' di tempo. Qui racconto l'inizio dell'episodio di Isa Miranda perché si svolge in modo curioso, come si vede dalle immagini che inserisco.

L'attrice si sofferma per alcuni minuti a descriverci la sua casa, che era a Roma sulla Nomentana. Più che la casa, ci fa vedere le sue collezioni di fotografie, di premi, di sceneggiature, di ogni cosa a cui teneva. Ma soprattutto ci mostra la collezione a cui era più affezionata: i ritratti che le avevano fatto molti pittori. Allora ne aveva quaranta, probabilmente crebbero ancora nel tempo perché la carriera cinematografica di Isa Miranda era quasi finita e il farsi ritrarre era una inevitabile compensazione del narcisismo insoddisfatto. Negli attori il narcisismo è indispensabile, il problema è gestirlo bene. Ma credo che noi tutti ce l'abbiamo, secondo le immortali parole di Nanni Moretti: "Mi si nota di più se ci sono o se non ci sono?"



Quello che però mi ha sorpreso sono gli otto nomi di pittori che ci dice Isa Miranda: Mafai, De Pisis, Pirandello, Savinio, De Chirico, Scialoja, Guttuso, Bartoli. Il che significa che la sua collezione non era una accozzaglia di ritratti fatti da ammiratori volonterosi, era una cosa molto seria. Le immagini sono tratte dal film, nella prima c'è una specie di parete introduttiva, in cui ci sono dei ritratti fotografici della Miranda, nella seconda immagine la collezione di vede in un grande specchio, nelle altre immagini si susseguono i quadri, salvo una immagine centrale che è tratta di un episodio del film: Isa Miranda ha portato all'ospedale un bambino che si è ferito per lo scoppio di un barattolo di carburo e sta cercando di confortarlo.

Isa Miranda nel film Siamo donne (1953)

Avevo un'idea ambiziosa: trovare alcune riproduzioni a colori dei quadri ed inserirle qui, ma per in momento non ci sono riuscito. Però ho appreso alcune cose che non sapevo e che mi hanno fatto capire meglio il perché delle scelte di Isa Miranda. Era molto amica di Cesare Zavattini, che abitava nello stesso palazzo sulla Nomentana. Zavattini era un personaggio vulcanico, era anche pittore e quei pittori li conosceva tutti.



Non solo, sempre negli anni Cinquanta organizzò una mostra a Firenze della "Collezione Isa Miranda", esponendo questi quadri (quaranta, o sessanta che fossero divenuti nel frattempo).
Poi... silenzio.
Isa Miranda è scomparsa nel 1982, dopo essere stata sola per mesi in ospedale, un anno dopo la morte del marito Alfredo Guarini, che era stato il produttore di Siamo donne.
Dove sarà la sua collezione di ritratti? Dispersa oppure ancora integra da qualche parte? Mi piacerebbe che questo post fosse aperto a modifiche, vorrei saperne di più, e c'è un motivo che riguarda il film. L'episodio di Isa Miranda non è il meglio del film, ma è la parte più vera. Mentre le altre attrici hanno risolto il problema raccontando di sé dei fatterelli gradevoli, Isa Miranda, che era nata nel 1905, nel film racconta una sua sofferenza: il rimpianto di non avere avuto un figlio.

Isa Miranda in una foto di studio

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' molto interessante, mi intriga parecchio la storia della collezione di quadri dimenticata...sarebbe un soggetto fantastico per un racconto..

Giuliano ha detto...

Il post è molto bello e non sapevo nulla nemmeno del film. Adesso tormenterà anche me la domanda su dove sia la collezione di ritratti, però hai fatto il nome di Toti Scialoja, e tu sai che davanti a Scialoja non mi trattengo...
1.
Due oche di Ostenda,
in guanti e mutande,
pedalano in tandem
all'ombra dei dolmen
e in meno di un amen
imboccano un tunnel.
2.
Sono in Asia, ed Asia sia;
vedo un sosia che mi spia;
l'ansia è falsa compagnia,
stapperò la malvasia.
3.
Cane nero, cielo bianco,
campo rosso di trifogli.
Cane rosso, cielo nero,
campo bianco se li cogli.
4.
L'ape che fuma pepe
lo stipa nella pipa.
5.
Il sogno segreto
dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.
6.
E' la Pasqua, la Pasqua, la Pasqua!
Corro in bagno, riempio la vasca,
perché al suono di tante campane
la mia anima puzza di cane.
7.
Topo, topo,
senza scopo,
dopo te cosa vien dopo ?
(Toti Scialoja, Versi del senso perso)

(ma quale è, poi, il quadro di Scialoja? provo a vedere se si capisce)

Solimano ha detto...

Eh sì, Barbara! Un racconto che si presterebbe a tante varianti, perché Isa Miranda è stata una grande diva. Hollywood voleva contrapporla a Marlene Dietrich e potrebbe essere una storia di spettatori cronicamente adoranti.
Sull'altro versante, qualche banca, le banche sono piene di quadri.
Giuliano, a me Scialoja piace più come poeta che come pittore, e credo che succeda lo stesso anche a te.

grazie e saludos
Solimano