martedì 8 luglio 2008

Flightplan: mistero in volo


Flightplan, di Robert Schwentke (2005) Sceneggiatura di Peter A. Dowling e Billy Ray Con Jodie Foster, Peter Sarsgaard, Sean Bean, Kate Beahan, Marlene Lawson Fotografia di Florian Ballhaus, Musiche di James Homer (98 minuti) Rating Imdb: 6,2


Roby

Una serata estiva, l'afa che incombe, il vecchio condizionatore che ansima in cucina, tentando di ridurre la percentuale di umidità nell'aria... Come vorrei rabbrividire un po', anche solo virtualmente! Allora apro televideo, dò un'occhiata ai film in programma e... toh! Guarda qua: Jodie Foster che si perde la figlioletta su un aereo a due piani in volo da Berlino a New York! Cosa può esserci di più agghiacciante per una madre?

In effetti, i presupposti della storia non sono affatto male. Jodie/Kyle sale a bordo con la figlia Julia e con la bara del marito appena morto nella stiva, in un clima fin dall'inizio decisamente inquietante. Già le proporzioni elefantiache del velivolo (più che nella cabina di un aereo sembra di stare in un cinematografo multisala!) fanno venire le vertigini, tanto che io stessa, lì dentro, avrei serie difficoltà a ritrovare il mio posto, dopo essere andata alla toilette: figuriamoci una bambina di 6 anni, oltretutto timida e traumatizzata dalla perdita del padre!





Insomma, Julia è scomparsa dalla sua poltrona, abbandonando persino l'amato orsacchiotto senza una zampa: la sua mamma non ci mette molto ad entrare in agitazione, soprattutto considerando il fatto che i membri dell'equipaggio non sembrano particolarmente propensi ad aiutarla nelle ricerche della piccola. Le hostess, graziose ma gelide, non ricordano con sicurezza di aver visto salire a bordo la bambina, e dopo un po' il comandante, per quanto formalmente corretto, inizia a guardare Kyle con aria scettica, chiedendosi se quella donna abbia davvero portato con sè la figlia o se lo sia soltanto immaginato. In effetti, dalla sala di controllo a terra giunge notizia che Julia non è nella lista dei passeggeri, al contrario degli altri 32 bambini imbarcati, mentre a poco a poco cominciamo a saperne di più sulla morte del suo papà, precipitato (accidentalmente?) dal tetto di casa a Berlino.



Kyle, per quanto forte e padrona di sè -come solo una Jodie Foster particolarmente in forma è capace di essere- davanti agli espliciti dubbi avanzati sulla sua sanità mentale s'incavola di brutto e decide di fare da sola, perlustrando l'apparecchio in lungo e in largo. Già (direte voi), è una parola: in un Jumbo jet di quelle dimensioni c'è da perdersi, a meno che non se ne sia il costruttore! Appunto: lei, così minuta e apparentemente fragile, è nientepopodimenoche l'ingegnere aeronautico che ha progettato il velivolo, ergo ha in testa l'intera piantina dei due piani e della stiva, più chiara di quanto io abbia mai avuto presente il contenuto del mio comò. Inutilmente il responsabile della sicurezza tenta di fermarla, assicurandola che -se starà buona- hostess e steward controlleranno ogni angolo dell'aeroplano: Kyle non si fida, dà in escandescenze, è sul punto di perdere la testa... E a questo punto arriva via radio un'ulteriore, terribile informazione: il marito di Kyle non è stato la sola vittima di quella misteriosa caduta... con lui c'era la piccola Julia, morta nella stessa disgrazia.


Bene. Cioè, male. O meglio, male per Jodie Foster ma bene per me, cui i brividi del thriller stanno facendo dimenticare le temperature africane del tinello. Sarà davvero suonata, questa Kyle improbabile ingegnere specializzato, oppure c'è sotto qualcosa? E a proposito, perchè nessuno ha ancora dato un'occhiatina sotto la pancia del Jumbo, nelle famigerate, sterminate stive???
Il poliziotto di bordo è esteticamente attraente, ma nei suoi begli occhi c'è un che di sfuggente che non può sfuggire ad una spettatrice attenta qual io sono. Se ne sarà accorta anche Jodie? Mah. Lei, ad ogni buon conto, fingendo di essere scesa a più miti consigli chiede umilmente di essere accompagnata alla toilette, e una volta lì -invece di fare pipì come sarebbe logico dopo ore di volo senza scalo e soprattutto di tensione psicofisica- si arrampica sul wc, sfonda il pannello del soffitto e s'introduce più agile di un gatto nel passaggio di servizio, percorso da cavi e fili elettrici ingarbugliatissimi.

Ingarbugliatissimi -si capisce- per tutti i comuni mortali ma non per lei, tecnico di alto livello, capace in trenta secondi di individuare i due o tre terminali da scollegare per creare un momentaneo impasse a bordo, spegnendo le luci e facendo scendere sui passeggeri atterriti le maschere ad ossigeno. Il tutto serve a farle guadagnare il tempo necessario a calarsi nella stiva per dare uno sguardo in giro, senza piloti ed equipaggio che le rompano le scatole trattandola da demente.
Sfortunatamente, il responsabile della sicurezza arriva sul più bello a trascinarla via di peso -senza troppo sforzo, visto che la Foster non raggiunge 48 kg vestita- segnalando tra l'altro al pubblico di cine / telespettatori che qui termina la prima parte della pellicola. La parte migliore, senza dubbio, quella più originale, in cui (salvo un paio di evidenti differenze somatiche) mi sono personalmente immedesimata molto nel personaggio di Kyle, sforzandomi di immaginare cos'avrei fatto al suo posto, indignandomi col comandante perchè sembrava non considerare affidabile la sua testimonianza e -perchè no?- facendo il tifo per lei quando prende in mano la situazione grazie alle sue competenze tecniche speciali.

Ma da qui in poi, la sceneggiatura prende un'altra piega, molto più scontata, nel solco ormai piuttosto consunto del giallo hitchcockiano (ivi inclusa una citazione da La signora scompare, col disegnino tracciato dalla bimba sul vetro appannato del finestrino). Neppure il finale si salva dalla banalità, ed appunto per questo non ve lo racconto, perchè -in base a ciò che avete letto fin qui- dovrebbe esservi già venuta qualche ideuzza in merito. In definitiva, da severa e riservata vedovella Kyle giunge ad assumere le sembianze di un Rambo in gonnella, di formato ridotto ma ugualmente fornito di notevoli attributi. E state sicuri che non vi sciuperò la sorpesa rivelandovi che la storia ha un (del resto prevedibilissimo) happy end: sono altri gli elementi che possono far apprezzare questa operazione, riuscita a metà, di connubio fra il giallo psicologico, il filone catastrofico stile Airport e il machismo (guapismo?)al femminile.

Insomma, l'ideale per trovare un filo di refrigerio nella calura soffocante di una sera d'estate in città.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post.
Io questo film l'ho semi-visto un annetto fa, solo che era iniziato da un pezzo e mi ero persa praticamente tutto il primo tempo.
Ecco perchè mi è sembrata una sola mega galattica.
Forse dovrei riconsiderare l'idea di vedere il primo tempo, che dalla tua descrizione sembra piuttosto bello.
Ciriciao :-)

Solimano ha detto...

Roby, i film thiller-catastrofici con di mezzo gli aerei li guardo storicamente poco.
Mi sono trovato sull'aereo in un volo a rischio e non fu una esperienza allegra, tutt'altro. Dopo, ogni volta che prendevo l'aereo (naturalmente per lavoro), avevo una notevole strizza. Per almeno due anni. Non lo prendevo spesso, meno di una volta al mese. Mi passò con una terapia d'urto: sempre per lavoro mi toccò prenderlo per sette giorni di fila: o schiatti o ti abitui. Mi abituai, ma fatto sta che, ogni volta che c'era un film di questi, avevo qualche buon motivo per non guardarlo.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

La voga dei film catastrofici sugli aerei è degli anni '70, ne hanno fatti un migliaio ed era anche un ottimo pretesto per far recitare vecchie glorie - così c'era anche il giochino di riconoscerli.
Se non ricordo male (non sono mai stato un patito del genere) tutto comincia con il Grattacielo di cristallo (L'Inferno di Cristallo, mi pare), e finisce con la gloriosa saga dell'Aereo più pazzo del mondo; questi sì che me li sono visti tutti!!
(anche Titanic, non va dimenticato)
Il tutto si chiude definitivamente dopo il crollo delle Torri a New York, ma ci sono segnali che adesso si può ricominciare.

PS: Jodie Foster gli è proprio bellina, la guardo sempre volentieri ma solo per dieci minuti...

Giuliano ha detto...

Ps: Mi piace quel nome, Schwentke. Chissà Roby come ci si è divertita a scriverlo!

PPS/Barbara: Posso fare ciriciao anch'io? (ma solo alle bambine, sia ben chiaro)

Roby ha detto...

Solimano, ricordo quando -veterana di almeno 10 voli tra Italia ed Egitto- accompagnai mio marito nel suo battesimo dell'aria, da Roma ad Istanbul. Prima della partenza avevamo scherzato sui vari Airport 77, 78, 79, ecc. Poi, poco dopo il decollo, dal soffitto cominciò a sgocciolargli in testa dell'acqua (o almeno così sembrava): era solo una perdita nell'impianto di condizionamento, oppure...????

Brrrrrrr! Che brividi!!!

Roby

PS: Barbara, concordo sul giudizio di SOLA riguardo al finale!!! Ma secondo te, negli aerei come quello, esiste davvero un comparto capace di resistere addirittura a...? BUUUMMMMMMM!!!!!!!!!!!!!!

PPS: Sì, Giuliano, in effetti, scrivere correttamente il nome del regista è stata un'esperienza degna degli sport più estremi!