venerdì 25 maggio 2007

Orgoglio e pregiudizio

Pride & Prejudice di Joe Wright (2005) Dal romanzo di Jane Austen, Sceneggiatura di Deborah Moggach, Emma Thompson Con Keira Knightley, Telulah Riley, Rosamund Pike, Jena Malone, Carey Mulligan, Donald Sutherland, Brenda Blethyn, Claudie Blakley, Sylvester Morand, Simon Woods, Kelly Reilly, Matthew Macfadyen, Rupert Friend, Tom Hollander, Judi Dench Musica: Dario Marianelli Fotografia: Roman Osin (127 minuti) Rating IMDb: 7.8
Habanera
"E' una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di una buona fortuna sia in cerca di moglie."
Questo l'incipit del libro più conosciuto ed amato di Jane Austen: Pride and Prejudice.
Bella la scena iniziale del film, suggestiva l'atmosfera fin dalla prima inquadratura: Elisabeth legge un libro, tornando verso casa, e intorno a lei la splendida campagna inglese, una musica delicata in sottofondo.
Il caso volle che il film di Joe Wright uscisse in Italia a breve distanza da una mia rilettura del romanzo, suscitando in me una certa curiosità. Non era la trama ad interessarmi, ovviamente conosciutissima, ma la ricostruzione degli ambienti e soprattutto l' interpretazione dei personaggi, in particolare dell'adorabile Elisabeth e dell'affascinante Darcy. Volevo vedere questo film eppure, allo stesso tempo, temevo di esserne delusa.
Avevo, insomma, dei pregiudizi.
Eppure, quando alla fine ho deciso di vederlo, mi è piaciuto, dall'inizio alla fine. La fotografia è splendida, gli ambienti sono ricostruiti alla perfezione, l'attrice che impersona Elisabeth (Keira Knightley) è espressiva e vivace. Donald Sutherland, nella parte di Mr. Bennet assolutamente perfetto. Unica delusione per me, e non da poco, un Darcy completamente diverso da quello che avevo sempre immaginato. Darcy è un mito, non c'è donna che non lo sappia, e non è facile impersonare un mito. Matthew MacFadyen ha l'aria di uno capitato per caso nel film senza avere ben capito che ruolo deve interpretare. Si aggira con aria smarrita e malinconica ma non c'è traccia in lui della forza e della fascinosa arroganza del personaggio descritto con sublime maestria da Jane Austen. Forse il grande Laurence Olivier - unico ad interpretare Darcy nella storia del cinema - ci era riuscito meglio, nel film del 1940 di Robert Z. Leonard. Per saperlo dovrei chiedere in prestito la videocassetta a Tullio Kezich che a quanto pare ne possiede una. Nei commenti inserirò la sua critica a questo film e potrete saperne di più.
L' unica cosa che vi anticipo è che questa nuova versione cinematografica è piaciuta anche a lui, il che è tutto dire...
P.S. Per una settimana in rete di Arengario mi misi in caccia di immagini da film tratti dai romanzi di Jane Austen. Eravamo nel 2004, e questo film non c'era ancora. Trovai un sito tedesco e il risultato lo trovate qui, facendo scorrere la pagina:
http://arengario.net/stam2004/sett040418.html
Il triste della storia è che oggi, su quel sito tedesco, sembra che le immagini non ci siano più. Misteri della rete! (s.)

12 commenti:

Habanera ha detto...

Tullio Kezich (Il Corriere della Sera)

Se qualche nostalgico dell'antiquariato hollywoodiano vi vuol far credere che l'Orgoglio e pregiudizio della Metro (1940) era meglio dell'attuale megaproduzione angloamericana, smentitelo. Forse l'avrei detto anch' io, basandomi sul ricordo, prima di ripescarlo in videocassetta. Visto oggi, l'effetto è disastroso: allestimento povero e costumi orribili, incredibile che abbiano strappato un Oscar. E se nel contesto della regia di Robert Z. Leonard, smorta e convenzionale, Laurence Olivier incrementa il nascente culto della sua personalità, con i suoi evidenti 32 anni Greer Garson è del tutto fuori età come giovane protagonista. Quanto alla prestigiosa partecipazione di Aldous Huxley al copione, può aver esercitato la sua influenza nel conservare molti dialoghi del romanzo di Jane Austen, ma non è certo riuscito a impedire manomissioni sgraziate. Vedi la trasformazione del sacerdote Collins in una macchietta borghese (timore di offendere il clero?) e quella dell'arcigna Lady Catherine nel deus ex machina della felicità dei protagonisti. Proprio il prete e la damazza sono invece tra i tipi più riusciti del film di Joe Wright, affidati al bizzarro Tom Hollander (che ricorda gli estri surreali del compianto Paolo Panelli) e alla sempre dominante Judi Dench. Ai quali va aggiunto, nell' albo d' onore, il padre impersonato da Donald Sutherland, ricco di una sorniona complessità inattingibile dal pur divertente Edmund Gwenn; mentre la madre di Brenda Blethyn, meno fastidiosa di Mary Boland, sconfina un po' sopra le righe. Fra i testi dell'epoca d'oro del romanzo inglese, Pride & prejudice si direbbe uno dei più frequentati, ma in realtà mancava dal grande schermo da 65 anni. In cambio si ricordano varie versioni televisive, tra le quali lo sceneggiato di Daniele D' Anza che nel ' 57 lanciò Virna Lisi. Ricordo che il bravo D'Anza si mosse (e con buoni risultati) convinto avere fra le mani un romanzo per signorine. Ed è proprio questo l' equivoco che può generare l' incantevole testo della Austen, che quando lo scrisse a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo (il film si appoggia più sulla prima che sulla seconda data) era una figliola di famiglia in tutto simile alla sua appassionata e combattiva Elizabeth. In realtà questa supposta Cinderella tale è l' autoritratto, ben avanti ai suoi tempi, di una ragazza da marito che «impara da se stessa» (come ha scritto qualcuno) avendo dei genitori inadeguati e delle sorelle ignoranti, in una società che poco concede alla donna e alle sue esigenze. Il tutto in un' amalgama di ironia e umorismo che ne fa un capolavoro della letteratura universale. Elizabeth e Darcy, gli innamorati riluttanti che non vogliono dichiararsi e intrecciano per tutto il libro una sorta di contraddanza, rispecchiano a turno i due termini del titolo, offuscati ora dall' orgoglio e ora dal pregiudizio. Lei per il fatto di appartenere alla modesta borghesia rurale, lui in quanto esponente della nobiltà padronale. La Austen concede ai loro confusi sentimenti un approdo naturale, ma non garantisce sul futuro della coppia e tanto meno su quello di una società sclerotizzata dentro le barriere di classe. Keira Knightley offre del personaggio un'immagine attraente, ma forse hanno esagerato candidandola all' Oscar; quanto al compassato Matthew Macfadyen è un emergente del teatro e si vede. Non si vede, invece, che la sceneggiatrice Deborah Moggach e il regista Wright vengono dalla tv: questo loro esordio sfrutta tutte le possibilità che distinguono lo schermo dal video, valorizzando insieme con le musiche di Dario Marianelli, le sapienti ambientazioni di Sarah Greenwood e i piacevoli costumi di Jacqueline Durran (tutti candidati all' Oscar). È come dilatare un quadretto intimista nelle dimensioni di un affresco: troppa grazia, ma per gli occhi è una festa.

Da Il Corriere della Sera, 3 febbraio 2006

Isabella Guarini ha detto...

Kezich è ingrato nel giudicare un film dopo sessantasette anni, senza considerare il tempo in cui è stato prodotto. Per me il film del 1940 è valido e mi piace anche quello del 2005. Non faccio confronti perché ritengo incomparabili le situazioni generali da cui, certamente i film sono influenzati, specialmente dal punto di vista economico. Per me il film degli
anni quaranta è un sogno, mentre quello del 2005 a colori è un sogno nella realtà, che fa apparire Darcy un personaggio non più tanto sicuro della sua condizione di aristocratico. Non è la stessa cosa che essere sicuro delle proprie origini, ma orgogliosi di riuscire a superarne i limiti. Isabella

Solimano ha detto...

Habanera, farò tre cose. Mi comprerò il DVD del film, rileggerò per l'ennesima volta Orgoglio e Pregiudizio, aggiornerò il mio Profilo Utente, perché non posso non mettere questo libro fra le mie letture preferite.
Ci son tanti personaggi straordinari nel libro, non solo Lizzie e Darcy, ma la cattivaccia Lady Catherine, il ridicolo prete Collins che crede che Lizzie non possa non sposarlo e quando lei lo rifiuta protesta con la famiglia, la madre di Lizzie, una incredibile combinaguai, Wickham, eh sì! che per qualche capitolo alla stessa Lizzie non dispiace, mica era una che vedi Darcy e poi muori, le sorelle di Lizzie, a cui lei vuole bene, ma una per una si accorge dei difetti.
Isabella, va tenuto conto che quando fecero il film con Laurence Olivier, nel sentire comune Jane Austen era una zitella morta a poco più di quarant'anni di una malattia rara, e che aveva scritto romanzi per signorine. Altro che signorine! Jane Austen è uno dei più grandi autori in lingua inglese. Quindi quello che dice Kezich riguardo lo svilimento del testo può essere verissimo. Successe anche alla Garbo di fare una Anna Karenina che io ho trovato buffissima, con personaggi come Vronskij e Kitty ridotti a pupazzi. Il cinema aveva (e forse ha ancora) una forza che è anche una debolezza: quella di essere una grande arte popolare, e bisognava essere capaci di pagare pegno per questo.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Amo lo stile della Austen e proprio per questo ho trovato il film...molto lontano dal vero spirito dell'Autrice.
L'atmosfera, l'ironia, l'antiromanticismo di Jane Austen sono stati, a mio parere, mortificati. Ho preferito la versione con Colin Firth (lui sì che è un vero... Darcy!) e Jennifer Ehle (1995), decisamente più aderente al romanzo.

Un caro saluto,
Simona

Isabella Guarini ha detto...

Il primo libro che ho letto di jean Austin è Emma, quando frequentavo il ginnasio, molti anni fa.Ricordo l'impressione che ne ebbi circa la rappresentazione della società inglese, l'indispensabile necessità del fare salotto. Qualche anno fa ho visto il film, che mi è parso molto diverso dal romanzo. Ma forse sono io che sono cambiata.

Roby ha detto...

Credo di aver letto "Orgoglio e pregiudizio" secoli fa, mi pare nella versione ridotta del Reader's Digest, i cui volumi facevano bella mostra di sè in salotto (anche perchè i colori della rilegatura s'intonavano bene alla tinta delle poltrone). L'introduzione diceva che Jane Austen non si sposò mai, che morì ancora abbastanza giovane e che scrisse i suoi romanzi "per passatempo, e per leggerli alla sua famiglia nelle lunghe serate invernali". Ora, dovete sapere che, a quell'epoca, io vagheggiavo un futuro da scrittrice, sotto l'influenza del personaggio di Jo nelle "Piccole donne" della Alcott. L'idea di trascorrere un'intera esistenza da zitella, scrivendo tutto il santo giorno, non mi pareva affatto malvagia, e quindi cominciai subito a darmi da fare, inventando novelle e racconti dei quali -ovviamente- ero l'incontrastata eroina. Ho ancora, in soffitta, uno scatolone pieno del risultato di tali velleità letterarie: e quando voglio farmi una bella risata, non devo far altro che aprirlo... Ma per tornare al film: io ho visto solo la versione degli anni '40, immedesimandomi molto in Elizabeth, specialmente quando rifiuta la proposta di Collins e quando tiene a bada da par suo la bisbetica Lady Catherine. Il Darcy di Olivier mi sembra troppo "imbalsamato": del resto, Laurence Olivier mi ha sempre dato l'impressione di una bella statua senza cuore. E non ho mai capito perchè Greer Garson qui, Joan Fontaine in "Rebecca" e Marylin Monroe nel "Principe e la ballerina" subissero tanto il suo fascino. Keira Knightley mi piace moltissimo, e mi interesserebbe vederla interpretare Elizabeth. Così come mi incuriosisce la versione 1995 segnalata da Simona. Ed ora mi cheto, chè ho già chiacchierato abbastanza!

Roby

Solimano ha detto...

Simona, saggiamente non hai scritto "autoironia". E' l'unica cosa che le manca un po', e infatti certe secchezze minori vengono di qui.
Per l'antiromanticismo concordo e sottolineo. Non era certo facile, scrivendo in quegli anni.
Ed ora mi tocca comprare anche un altro DVD con quell'antipatico di
Colin Firth... Ma cosa avete, tutte, con Colin Firth?

saludos
Solimano

Solimano ha detto...

Ho visto che nel caso di Jane Austen tutti i romanzi sono stati utilizzati in diversi film e anche in serial televisivi, i romanzi sceneggiati di una volta.
Non credo che esistano versioni ambientate in epoche diverse da quelle in cui scrisse la Austen, sarebbe del tutto impensabile, anche se il tema di Orgoglio e pregiudizio dura attraverso i tempi.
Sarei molto curioso di vedere i film tratti da Manfield Park, ed in particolare come hanno trattato i personaggi Crowford la vera antinomia pericolosa al mondo di Jane Austen, e lei lo sapeva bene.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Simona, l'ho visto Colin Firth impersonare Darcy. Dire che l' ho visto è riduttivo, me lo sono letteralmente mangiato con gli occhi. Però non nella miniserie per la Tv inglese, a cui credo tu ti riferisca, ma nel Diario di Bridget Jones. Un Darcy terribilmente affascinante, persino con il maglione con le renne...

Solimano, ti chiedi cosa abbiamo tutte con Colin Firth? Se potessi postare una sua gigantografia qui, nei commenti, te lo dimostrerei.

Buona notte.
habanera

Solimano ha detto...

Mi sento generoso. Poiché quando ho scritto il post sul film Valmont di Milos Forman mi sono dovuto aggiornare da diversi punti di vista, offro alle signore presenti il link ad un sito che sarà certamente di loro soddisfazione:
http://www.firthissimo.it/index.asp?i=1

buona notte
Solimano

Habanera ha detto...

E da dove credi che abbia tratto la fotografia che vorrei postare?
Comunque grazie per il gentile pensiero, sarà molto apprezzato da tutte.

habanera

Solimano ha detto...

Vorrei tornare al tema di inizio, quello del confronto che fa Kezich fra il film del 1940 e quello del 2005.
Si discute ancora oggi si il cinema è un'arte o meno, credo che per il Laurence Olivier del 1940 il problema non si ponesse minimamente: era un attore di teatro che credeva nel teatro e che faceva cinema perché ne aveva convenienza. La mano destra al teatro, la sinistra al cinema.
In fondo è il discorso che il critico cinematografico fa in Otto e mezzo a Mastroianni, che è la controfigura di Fellini.
I primi a non credere al cinema come arte erano quelli che lo facevano.
Ma la popolarità, il coinvolgimento era tale che, senza si cercasse esplicitamente l'arte, uscirono cose mirabili. Una specie di arte involontaria che aveva più difficoltà a manifestarsi quando doveva fare i conti con un testo letterario, specie se alto, come nel caso della Austen.
E' successo anche diversi anni dopo, ad esempio con Milos Forman che con Valmont fa una specie di edizione volgarizzata di Laclos.
Ai tempi del Caravaggio, il problema non era solo che i committenti cosideravano il fare nature morte un'arte di serie B, erano gli stessi artisti a crederlo, quelli che facevano le nature morte.
Il Caravaggio disse la sua con la Canestra della Ambrosiana e non si poteva più essere ingenui, di fronte a una opera del genere.
Concludo: ha fatto di più per il cinema come arte l'ultimo western di John Ford che tante coltissime, presuntuosissime, costosissime operazioni precedenti e successive. Perché Ford al cinema ci credeva, mentre chi non ci crede al massimo pratica la volgarità, per di più accademica, che è una bella aggravante.

saludos
Solimano