martedì 22 maggio 2007

Full Metal Jacket

Full Metal Jacket di Stanley Kubrick (1987) Racconto di Gustav Hasford, Sceneggiatura di Stanley Kubrick, Michael Herr, Gustav Hasford Con Matthew Modine, Adam Baldwin, Vincent D'Onofrio, R. Lee Ermey, Dorian Harewood, Kevyn Major Howard, Arliss Howard Musica: Vivian Kubrick Fotografia: Douglas Milsome (116 minuti) Rating IMDb: 8.3
Giuliano
Stanley Kubrick faceva film per il cinema. In passato, sarebbe stata una battuta così ovvia da far quasi ridere, ma non è più così. Oggi i film si fanno per la tv, e (purtroppo) Kubrick pare un dinosauro.Vedere "2001 Odissea nello spazio" in tv è sempre un po' una sofferenza, per esempio; e "Barry Lyndon" , così lento e ben rifinito in ogni piccolo particolare, è quanto di più antitelevisivo si possa immaginare. Ricordo poi l'impressione che mi fece "Full metal jacket" , il suo ultimo film completo (ad "Eyes wide shut", a mio parere, manca ancora il taglio finale: è un film quasi finito). Ho avuto anche la fortuna di vederlo in lingua originale, a metà anni '80, al cinema: il primo tempo è un martellamento continuo, con l'istruttore dei marines che ti grida nelle orecchie per tre quarti d'ora. Alla fine, si capisce perché il ragazzo protagonista impazzisce e spara: prima al sergente, poi a se stesso. E' come se il lavaggio al cervello l'avessero fatto a te, allo spettatore. La seconda parte del film è la logica conseguenza della prima: ormai i ragazzi sono stati addestrati ad uccidere, e lo fanno. Il sergente istruttore ha svolto bene la sua missione, anche se gli è costata la vita. Si tratta di un film duro, ma il messaggio di Kubrick è chiaro; ancora più chiaro era stato in "Orizzonti di gloria", un quarto di secolo prima, e anche nel "Dottor Stranamore". Ma poi "Full metal jacket" è finito nella programmazione televisiva. Il film è stato fatto a pezzi, e ad ogni quarto d'ora di film corrispondeva un quarto d'ora di pubblicità. Cos'è rimasto del messaggio di Kubrick, del bombardamento selvaggio e scientifico del sergente istruttore? Proprio niente: "Full metal jacket" è diventato un banalissimo film di guerra, più violento e più brutto di tanti altri. La stessa sorte, in tv, è toccata a "Shining" e ad "Arancia meccanica". Ma il problema non è la tv, è il modo in cui questi film vengono trasmessi. Chi si ricorda ancora i lamenti (di dolore!) di Fellini quando vide i suoi film scempiati dalle prime programmazioni su Canale 5 ? Chi si ricorda ancora che vent'anni fa fu necessaria una legge varata dal Parlamento (con tutto quello che c'era da fare...) per impedire che i tagli fossero ogni 5 minuti, e almeno un po' studiati per evitare interruzioni brusche? Penso a queste cose ogni volta che vedo in tv il “bollino rosso”: dice che adesso non ci sono più pericoli, e che la tv è più sicura. Il bollino di Canale 5 o la farfallina rossa della Rai io li vedo come simboli dell’ipocrisia e della mancanza di buonsenso di chi ci governa. Vedete come siamo stati bravi? sembrano dire i dirigenti tv. Che tristezza: prima dell'arrivo delle televisioni commerciali queste cose non erano necessarie. Non servivano: negli anni '70 e nei primissimi anni '80 i film si vedevano come al cinema, senza nessuna interruzione; e in prima serata arrivavano i film migliori, magari con un po' di ritardo perché c'erano ancora i cinema di seconda visione e i cineforum. E, soprattutto, i film violenti in tv non ci arrivavano proprio: né quelli brutti né quelli d'autore. Ma erano altri tempi, per l'appunto... Chi se li ricorda più?
P.S. Diverse immagini si possono trovare qui:
http://www.dvdbeaver.com/film/DVDCompare9/full_metal_jacket_.htm

2 commenti:

Solimano ha detto...

La faccenda della pubblicità TV durante i film è in parte superata, per i film antichi - antichi, non vecchi - vista la diffusione dei DVD e dei film tramite la rete. Però, per i film recenti - recenti, non nuovi - il problema permane.
Ce n'è un altro, grande come una casa: i film, certi film, non bisogna vederli solo nello scatolotto (TV o video), ma anche su grande schermo, comodi, con pellicola buona, con audio e stereo alla grande. E non nei circuiti d'essai, ma nelle multisale, mediante convenzioni degli assessorati alla cultura dei comuni. Per due motivi: la scomodità di orari e di confort dei cinema d'essai, e il fatto che nelle multisale affluiscono tanti che nei cinema d'essai non andranno mai. Il cinema è una grande arte popolare e tale deve restare: c'è più bisogno di Spettatori che di Cinefili.
Ogni giorno sto scoprendo degli ottimi blog sul cinema - alcuni sono venuti a trovarci e li andrò a trovare anch'io - prima o poi sarebbe il caso di inventare un blog neutro - una specie di cerimonia zen del te - in cui, dopo aver disposto lo spadone della concorrenza eh... eh..., parliamo - e agiamo - insieme su obiettivi comuni, tipo i grandi film nelle multisale e la disponibilità di immagini buone in rete, che è una vergogna di cui noi tutti siamo vittime. Magari qualcuno ci ha già pensato: se c'è, aderisco volentieri nell'ottica del più siamo meglio stiamo.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

La questione della pubblicità nei film sarà forse superata dalle nuove generazioni, quelle che stanno crescendo con i canali a pagamento e internet. Ma i trentenni, e i ventenni e i quarantenni, che hanno visto questo film in tv non credono che ci abbiano capito molto, così come per Apocalypse Now e tanti altri.
Dubito molto che si possa riparare a questo danno.