giovedì 3 maggio 2007

Les Liaisons Dangereuses

Les Liaisons Dangereuses di Roger Vadim (1959) Romanzo di Laclos, Sceneggiatura di Claude Brulé, Roger Vailland Con Jeanne Moreau, Gérard Philippe, Annette Vadim, Jeanne Valérie, Madeleine Robinson, Boris Vian, Jean-Louis Trintignant Musica: James Campbell, Duke Jordan, Art Blakey, Thelonious Monk Fotografia: Marcel Grignon (105 minuti) Rating IMDb: 6.5
Solimano
Ben prima di Frears e di Forman, un altro regista ha portato sullo schermo Laclos: Roger Vadim nel 1959. Prima di Vadim nessuno ci aveva pensato, credo per distrazione inconscia. Dal libro di Laclos si sta lontani non per il libertinaggio dei corpi - che esiste, la sensualità di Laclos è mirabile - ma per la libertà vera, quella della mente. Dopo aver letto Laclos, se lo si è capito, occorre mentire e mentirsi molto meno, cosa non sempre comoda. E’ per questo che toccò attendere il 1959 di Vadim per vedere finalmente Laclos sullo schermo. Il film è stato snobbato dai critici dabbene per anni e anni, proprio come il personaggio Vadim, di cui si parla ancora oggi con un fastidio sospetto. Credo ci sia stata e ci sia molta invidia e che Vadim cadesse con ingenuità nelle trappole che gli tendevano per troppo entusiasmo, troppa furia di vita: Brigitte Bardot, Annette Stroyberg, Catherine Deneuve, Jane Fonda, poi l’ereditiera Catherine Schneider. Fra il ’75 e il ’90 ci furono anni di delusioni, nel ‘90 il matrimonio con Marie-Christine Barrault con cui fu felice fino alla sua scomparsa, nel 2000. Fra tutte, quella che gli invidio di più è proprio Marie-Christine, le ragioni riguardano un film di cui non ho ancora scritto. Il suo Laclos del 1959 fu censurato in Italia sia come dialoghi che come scene, ma censure e proteste ci furono quasi dappertutto, compresa la Francia. I critici se la presero con Vadim trattandolo con sufficienza, perché Vadim era un innovatore sgarbato, privo di freno dell’arte - ammesso che la sua fosse arte - aveva il torto di avere ragione troppo presto, prima che tutto il milieu fosse avvertito e si mettesse a posto. Quindi criticarono l’aver portato le Liaisons nel contemporaneo, criticarono i campi di neve di Megève, dove Valmont conosce la Tourvel, se la presero con Saint-Tropez, e con le ambientazioni parigine fra altoborghesi e quartiere latino comprese le caves. Molte cose giuste dissero. Solo che Valmont è Gérard Philippe al suo penultimo film, e Juliette Merteuil, che nel film è la moglie di Valmont, è Jeanne Moreau. Già vedo un po’ impallidire le coppie di Frears e di Forman… Alla sceneggiatura misero mano Claude Brulé e Roger Vailland, che Laclos lo conoscevano bene. Ci fu anche Jean-Louis Trintignant (Danceny) praticamente quasi all’esordio. Lo sappiamo tutti che la Tourvel di Annette Stroyberg non è credibile, ma l’amore è cieco, vogliamo concedere a Vadim di essere se stesso? Invece Jeanne Valérie è una Volanges convincente. Ma non finisce qui; in parti minori ci sono Boris Vian e Madeleine Robinson e la musica… la musica è di Art Blakey, James Campbell, Duke Jordan, Thelonius Monk. A suo modo, il film ha molto rispetto per Laclos, non lo addolcisce nella sostanza: Valmont muore, Juliette Meurteil rimane sfigurata dal fuoco delle lettere compromettenti, la Tourvel impazzisce. Il produttore fu Carlo Ponti, che quando il film venne in Italia, fu ben lieto di apportare modifiche, addolcimenti, soppressioni di scene: in quegli anni si poteva trasgredire, ma solo all'estero.
Forse Vadim era un artigiano che se la tirava troppo da artista, pagando di persona. Altri, meno fantasiosi, meno estrosi, ma più prudenti, sono riusciti a raccontarcela prendendoci in giro più di Vadim, che aveva il coraggio di osare: testi, temi, donne, musiche, costumi, viaggi. In questo vedo la natura russa originaria di Roger Plemiannikov detto Vadim: si può anche sbagliare, per eccesso però, non per difetto.

2 commenti:

gabrilu ha detto...

E io qui ti aspettavo. Al varco. E' da mo' che mi chiedevo: ma com'è che non parlano del Valmont di Gerard?
Mitico. E della Merteuil di Jeanne? Sulfurea. (Sulla Tourvel-Stroyberg stendiamo un velo pietoso ma non si può aver tutto, dalla vita...)
Però non paragonerei questo film a quello di Frears, in cui la coppia Glose-Makovich è superba e Laclos altrettanto capito nella sua essenza. Sono due film (interpretazioni) eccellenti in modo diverso. A mio modesto avviso, ca va sans dire...

Solimano ha detto...

Gabrilu, va detto che Vadim ha fatto il suo film trent'anni prima di Frears, e ci sarebbero dei bei ragionamenti da fare su questi tempi quasi biblici. Ragionamenti tipo "coda di paglia lunga chilometri" perchè farebbe comodo dire che Laclos è solo uno scrittore libertino (lo è, anche, non solo).
Non ho chiuso con questo post la serie dedicata a Laclos, c'è qualche conto in sospeso, ma prima faccio le cose e poi le dico.
Sto seriamente pensando di mettere in colonna (profittando del gioco delle Etichette) con i Registi anche qualche signor Scrittore, Laclos sarebbe il primo caso, ma ne ho in mente almeno altri due, diamo tempo al tempo.

saludos
Solimano