A cavallo della tigre di Luigi Comencini (1961) Sceneggiatura di Luigi Comencini, Agenore Incrocci, Mario Monicelli, Furio Scarpelli Con Nino Manfredi (Giacinto Rossi), Mario Adorf (Mario Tagliabue), Valeria Moriconi (Ileana Rossi), Gian Maria Volonté (Papaleo), Raymond Bussières (Il Sorcio), Luciana Buzzanca (Olga), Ferruccio De Ceresa (Coppola) Fotografia: Aldo Scavarda Musica: Piero Umiliani e la canzone "Il mare" di Pugliese-Vian (102 minuti) Rating IMDb: 6.8
Solimano
Ero arrivato alla scena drammatica in cui Papaleo (Gian Maria Volontè) ha finalmente ritrovato la fedigrafa fidanzata Olga (Luciana Buzzanca) e fra un po' racconterò gli sviluppi di questa intricata situazione. Intanto Tagliabue (Mario Adorf) e Giacinto (Nino Manfredi) hanno rintracciato a Roma (in Via Traversone 21) il Sorcio (Raymond Bussières) che cercava di nascondere il malloppo di una precedente azione criminosa. Naturalmente Tagliabue, come fa sempre in tali evenienze, gli dà un ben meritato liscio e busso. Tagliabue non è un perdonista: durante il film mena di brutto Giacinto almeno tre o quattro volte. Piccole colpe, quelle di Giacinto, Tagliabue cerca soltanto di insegnargli a vivere, ma non è facile, con Giacinto.
La fedifraga Olga è atterrita, e Papaleo (che deve completare il delitto d'onore) l'assale impugnando un coltello... no, si tratta di un cucchiaio carcerario trasformato in coltello, quindi Olga rimane leggermente ferita vicino alla spalla. Sorpresa! Malgrado che la ferita sanguini copiosamente, Olga capisce le ragioni di Papaleo, il fidanzato tradito: lei doveva nascondersi e lui doveva rintracciarla, ad ognuno il suo mestiere.
Infatti fra i sue c'è uno scambio in fondo affettuoso: Papaleo, non essendo riuscito ad ucciderla col cucchiaio carcerario, le versa l'alcool sulla ferita. Olga, rendendosi conto che Papaleo è affamato, gli porta un piatto coperto che contiene polpette preparate da lei per i bambini della colonia. Papaleo sembra gradire, le dice che le polpette hanno un sapore simile a quelle che mangiava in carcere. Non so se sia un complimento o no, ma la situazione fra di loro si tranquillizza: non essendo riuscito il delitto d'onore, Papaleo ed Olga decidono di andarsene insieme: riempiono una valigia e si portano dietro la madre di Olga. Andranno anche loro dal Sorcio.
Quando Papaleo entra in casa del Sorcio, ha l'aria del distinto professionista che è stato prima del delitto d'onore. Gli apre la porta la donna del Sorcio. Dopo una serie di qui pro quo vediamo di nuovo insieme i quattro evasi. Tutto bene, apparentemente.
Ma del Sorcio non ci si può fidare. Già aveva cercato di sottrarsi. Ora, poiché le forze dell'ordine hanno scoperto dove abita, è disposto a tradire, conducendo i poliziotti in casa sua dove ci sono ancora i compagni di evasione. Da cui un tentativo di fuga. Riescono a nascondersi Tagliabue e Giacinto. Papaleo è impicciato dalla moglie, dalla futura suocera, dalla valigia. Mentre sale sulla copertura del cinema , gli si apre la copertura sotto i piedi e Papaleo cade all'interno del cinema: c'est fini.
Tagliabue e Giacinto si nascondono all'interno di una vecchia nave praticamente in disarmo. Giacinto viene a sapere che sua moglie Ileana (Valeria Moriconi), sfrattata da dove abitavano prima, vive in una casa di fortuna non lontana da lì. Mentre Tagliabue, di nuovo in preda all'ascesso dentario, rimane sulla nave, Giacinto va a trovare la famiglia. Scopre che la moglie adesso vive con un certo Coppola (Ferruccio De Ceresa), un poveraccio malato di silicosi, che però è una fortuna che ci sia. D'accordo, è l'amante di Ileana, ma senza di lui non saprebbero neppure dove andare a sbattere la testa. E' affezionato sia ad Ileana che ai bambini, fa quello che può per loro. Dopo qualche schermaglia Ileana e Coppola vengono al dunque: è stata messa una taglia sui due evasi. Basterebbe che ci si mettesse d'accordo: Giacinto racconta a loro dove sta nascosto con Tagliabue e loro incassano la taglia. Giacinto per un po' nicchia, poi si rende conto che è l'unica soluzione: chi penserebbe altrimenti a sua moglie ed ai figli? La taglia su Giacinto è di un milione, ma Ileana e Coppola dicono che serve anche la taglia su Tagliabue, un altro bel milione, così un bambino va a scuola in un buon istituto. Giacinto non vorrebbe tradire l'amico Tagliabue, ma non c'è niente da fare: quei soldi servono. Così Giacinto torna alla vecchia nave in disarmo, estrae con le tenaglie il dente a Tagliague ed aspetta. Dopo un po' arrivano le forze dell'ordine, i giornalisti sono tutti attorno a Giacinto, che hanno individuato come il vero capo della banda degli evasi.
Giacinto si volta e vede la sua famiglia (compreso Coppola) che ha appena beneficato che lo guarda dal molo. Chissà quando li rivedrà e se li rivedrà.
Un film in cui si ride giustamente poco, ma una fusione quasi pefetta fra due generi: il picaresco e il tragico. Solo Luigi Comencini poteva riuscirci. Nel 1960, un anno prima, aveva girato Tutti a casa, un film a cui in fondo A cavallo della tigre è molto simile.
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