venerdì 11 settembre 2009

La morte in diretta (1)

Romy Schneider nel film "La morte in diretta" (1980)

La mort en direct (1980) di Bertrand Tavernier Dal racconto di David Compton, Sceneggiatura di David Rayfiel, Bertrand Tavernier Con Romy Schneider (Katherine Mortenhoe), Harvey Keitel (Roddy), Harry Dean Stanton (Vincent Ferriman), Thérèse Liotard (Tracey), Max von Sydow (Gerald Mortenhoe), Caroline Langrishe (ragazza nel bar), William Russell (Dottor Mason), Vadim Glowna (Harry Graves), Bernhard Wicki (padre di Katherine) Musica: Antoine Duhamel Fotografia: Pierre-William Glenn (128 minuti) Rating IMDb: 6.9

Solimano

La morte in diretta è del 1980, Quinto potere è del 1976, che cosa è successo alla televisione, nei trent'anni successivi? Si sono avverate le profezie dei due film? La risposta apparente è che non si sono avverate, perché a quei limiti non si è arrivati. Ma erano provocazioni più che profezie, e le provocazioni andavano fatte, perché hanno centrato nel segno e perché si è aggiunta la componente rete, allora quasi inesistente. Sono entrambi film attualissimi, per motivi un po' diversi. Ma vediamo cosa succede ne La morte in diretta.


Roddy (Harvey Keitel) è in un campo giochi, ma non sta guardando i ragazzi. Guarda un grande cartello pubblicitario di una trasmissione televisiva: Death Watch. A fianco c'è (in parte coperta) una fotografia di donna: si tratta della prossima persona di cui la rete TV seguirà, momento per momento, gli ultimi mesi di vita, fino alla morte. La fotografia si scoprirà del tutto quando quella donna saprà che sta morendo. Roddy è parte in causa: ha una microcamera installata nel cervello che riprende, attraverso i suoi occhi, tutto quello che succede. Deve riuscire ad accostare la persona in modo che le riprese siano le migliori possibili, anche nella più stretta intimità, che a quel punto non avrà nessuna difesa.


Tutto è perfettamente organizzato: Robby e il boss della TV, Vincent Ferriman (Harry Dean Stanton), stanno guardando attraverso uno specchio il dottor Mason (William Russell) che sta dicendo alla scrittrice Katherine Mortenhoe (Romy Schneider), che ha un tumore: viveà per due mesi al massimo. Anche il dottore fa parte dell'organizzazione, questo è un punto importante. Prima che Katherine se ne vada sconvolta, le fornisce una medicina per alleviare le sofferenze e le raccomanda di prenderla ogni giorno.


Così, quando Katherine scende per strada, vede che la fotografia nel cartello pubblicitario è stata scoperta, e c'è lei nella fotografia. Intanto, Ferriman e Roddy guardano con attenzione tutto il materiale girato: non deve sfuggire nulla.


Roddy va a trovare Tracey (Thérèse Liotard), che fino a tre anni prima era sua moglie. Tracey capisce che c'è in ballo qualcosa (un gioco che cancella gli altri giochi, dice Roddy). Stanno per fare l'amore, e si vede Ferriman che dice ad un operatore di non chiudere il contatto con la microcamera. Ma Robby sa com'è fatto Ferriman e se ne va, senza fare all'amore. In un bar, una ragazza fa delle profferte a Roddy che non ci bada, ha altro da fare.

Katherine, a casa sua, prima si guarda nello specchio e recupera la lucidità necessaria, da donna intelligente qual è, poi parla a lungo col marito Harry Graves (Vadim Glowna), bei discorsi, ma capisce che stanno girando attorno all'argomento chiave: i soldi. Perché la TV offrirà 500.000 dollari, in parte a lei, in parte al marito: le riprese saranno facilitate, si potranno inserire scene che fanno più audience e così via. Quello che andrà al marito sarà pagato post mortem. Tutto questo significa che nel rapporto fra Katherine e Harry si è inserita una ambiguità di fondo, perché gli interessi non coincidono.



Poi Katherine affronta Ferriman nella sua tana. Prima ottiene 600.000 dollari e non cinquecento. Poi finge di avere una crisi, cade sulla moquette, e riesce a capire che anche il dottor Mason è della partita. Quindi sa di non potersi fidare neppure di lui.


La gente è in frenesia, l'audience sta salendo: quello che è morto pochi giorni fa non era un caso interessante come Katherine, per non parlare del concorrente (chiamiamolo così) che poteva essere in lizza con Katherine, la migliore scelta da ogni punto di vista. In Germania, già tre persone su quattro guardano Death Watch.



Katherine ha preso una sua decisione: vuole affrontare la morte non in quel modo, ma per conto suo. Quindi fugge, metttendosi una parrucca nera, e si fa ospitare in un istituto religioso per disadattati. Pensa che sia il posto più sicuro, ma Roddy (che lei non conosce) è riuscito a seguirla e riesce a fare amicizia con lei, facilitato dal sapere quello che Katherine non sa. In questo modo, la trasmissione TV può proseguire, con primi piani coinvolgenti, dialoghi inatttesi, confidenze private a non finire. L'audience crescerà ancora.
(continua)