Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani (1951) Sceneggiatura di Giuseppe Dagnino, Giuliani G. De Negri, Carlo Lizzani, Massimo Mida, Ugo Pirro, Enrico Ribulsi, Mario Socrate, Rodolfo Sonego Con Gina Lollobrigida (Anna), Andrea Checchi (L'ingegnere), Vittorio Duse (Domenico), Lamberto Maggiorani (Marco), Maria Laura Rocca (L'amante del diplomatico), Giuseppe Taffarel (Comandante Vento), Franco Bologna (Gatto), Pietro Tordi (Il diplomatico), Giuliano Montaldo (Lorenzo), Bruno Berellini (Biondo), Lucia Feltrin (Lucia) Musica: Mario Zafred Fotografia: Gianni Di Venanzo (90 minuti) Rating IMDb: 6.7
Solimano
Il film ebbe una singolare storia di produzione. I mezzi furono forniti da una cooperativa di migliaia di operai genovesi che risposero all'appello dell'ANPI, rivolto a finanziare un film dedicato ad espisodi della resistenza ligure.
"Questi ultimi dintorni di Genova, questi ritmi di poggi e di viadotti, di ponti e di binari, d'interni ferrigni di fabbrica e di accorata periferia, costituiscono una serie di quadri che non sarà facile dimenticare" (Mario Gromo, 1957).
Nella fabbrica è in corso uno sciopero. Gli operai corrono perché stanno arrivando i tedeschi, che prendono il controllo della fabbrica e fanno prigionieri molti operai.
Intanto, nella villa in collina, il diplomatico (Mario Tordi) e la sua amante (Maria Laura Rocca) debbono convivere con un gruppo di partigiani. Ci sono situazioni quasi comiche, con la donna che è sempre seguita da due partigiani non si capisce se per tenerla sotto controllo o per altro. La donna ha degli accessi di rispettabilità borghese e quasi di volontariato, quando dà una medicina al partigiano febbricitante. Il diplomatico spiega come si fa a mettersi d'accordo con i tedeschi mantenendosi quasi neutrali e vanta aderenze e amicizie. I partigiani, che da mesi rischiano la vita ogni giorno, lo ascoltano più curiosi e perplessi che irridenti.
La città è in subbuglio, le persone stanno affluendo verso la fabbrica camminando sul greto del fiume, mentre all'interno della fabbrica gli operai sono costretti a lavorare sotto il controllo dei tedeschi.
Sono soprattutto le donne a muoversi: mogli, madri, sorelle degli operai, divise fra protesta e paura.
Alcuni operai -quelli più politicizzati - riescono a riunirsi. Gli interventi nella riunione sono per metà politici per metà operativi. Si tratta di riuscire a portare via dalla fabbrica delle casse di armi. La cosa non è semplice perché i tedeschi stanno pensando di smantellare la fabbrica per trasportare le macchine in Germania.
Anna (Gina Lollobrigida), l'assistente dell'ingegnere (Andrea Checchi), si trova in una posizione ambigua. Sta cercando di proteggere il fratello, che è negli alpini, per il momento ancora schierati con la Repubblica di Salò. Quindi rischia sia da parte dei tedeschi sia da parte dei partigiani, che la prenderanno mentre sta fuggendo dalla fabbrica. Anna rischierà di essere eliminata come spia.
Questo partigiano ha defezionato. Ha saputo che la moglie ha partorito e senza avvertire nessuno è andato a trovarla. Non ce la faceva, a stare lontano. Si sta alzando dal letto perché ora vorrebbe tornare al suo reparto, sapendo che pagherà le conseguenze del suo atto di insubordinazione. Ma al suo reparto non arriverà. Morrà sulla via del ritorno ucciso dai tedeschi.
Moriranno anche l'ingegnere e l'operaio Marco (Lamberto Maggiorani), dopo essere stati torturati. L'ufficiale tedesco ha cercato in ogni modo di coinvolgere l'ingegnere nelle sue mene per trasportare le macchine in Germania, ma si è accorto che l'ingegnere copre gli atti di sabotaggio degli operai, che rendono inutilizzabili le macchine asportando pezzi piccoli ma indispensabili. Allora, vengano impiccati sia l'ingegnere che l'operaio, e saranno impiccati ad una gru della fabbrica, come esempio per tutti.
Verso la fine del film si trovano insieme tutti quelli che hanno scelto la Resistenza, ma diversi sono caduti. Ci sono anche Anna, Lucia (Lucia Feltrin) e il fratello di Anna che è passato alla Resistenza. Trovano un grande fienile in cui passeranno l'inverno al sicuro.
Due immagini dei partigiani in azione, prese in momenti diversi del film.
L'immagine qui sotto è quella che chiude il film: i partigiani, con le armi che sono riusciti a procurarsi nella fabbrica di Genova, all'alba partono per una azione contro i tedeschi ed i fascisti. La mirabile fotografia del film è di Gianni Di Venanzo, che aveva 31 anni. Il regista Carlo Lizzani ne aveva 29.
domenica 6 settembre 2009
I modi di vedere: Achtung! Banditi! (2)
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2 commenti:
BEh!
Guarda un po' dove sono capitata anche io!
Che bella sorpresa...
ma se il legame è Habanera...non potevo effettivamente dubitare.
Passerò il tuo blog a Homo (mio marito) che è appassionato di film!
Intanto grazie per la tua visita e a presto!
:)
Benvenuta Eppifemili! Digli all'Homo tuo che non si spaventi: qui dentro ci sono più di mille post, e se vuol farsi una idea subito, scelga la tecnica del post a caso, che c'è qui in alto nel colonnone. Io non mi ritengo un cinefilo, ma un appassionato di film ed altre robe: libri, pittura, musica etc. Quindi noi non facciamo recensioni ma raccontiamo le nostre esperienze. Funziona. Però non lasciarmi sempre solo con l'Homo tuo , vieni anche tu, sennò che Felice Famiglia è, se andate ognuno per conto suo? Eh?
grazie e a presto
Solimano
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