mercoledì 17 ottobre 2007

Zardoz

Zardoz, di John Boorman (1974) Con Sean Connery, Charlotte Rampling, Sara Kestelman, John Alderton, Sally Anne Newton, Niall Buggy, Bosco Hogan, Jessica Swift, Bairbre Dowling, John Boorman Musica: David Munrow, Ludwig van Bethoven: Settima sinfonia op. 92 secondo tempo (Allegretto) Fotografia: Geoffrey Unsworth (105 minuti) Rating IMDb: 5.5
Solimano
Nelle righe che traggo da IMDb, come si vede, non figura la sceneggiatura. Faccio così quando lo sceneggiatore è il regista, caso tutt'altro che raro. Per Zardoz ciò è vero e non è vero, perché la sceneggiatura l'ha scritta Boorman, ma l'ispirazione e a modo suo anche la trama è tratta da importanti testi letterari, in primis il libro di Frank L. Baum "The WiZARD of OZ": lo scrivo in questo modo così si comprende da dove viene il titolo del film. Ma di altri due testi non ho trovato traccia, mentre credo siano importanti. Anzitutto "I viaggi di Gulliver " di Jonathan Swift, in cui è contenuto il racconto della misera vita degli "Struldbrug", quella piccola minoranza di uomini nati immortali e che scoprono la sciagura di esserlo. Questo è il tema fondante di Zardoz, ma ce n'è anche un altro, più sottile, che può derivare da "The man who was Thursday" di Gilbert Keith Chesterton, in cui si lotta contro una pericolosa organizzazione anarchica, ma nelle ultime pagine del libro si scopre che il capo di chi la combatte è anche il capo della organizzazione terroristica. Questo è l'altro tema del film, perché Arthur Frayn/Zardoz (Niall Buggy), che comanda il Vortex, il luogo degli immortali, è anche quello che fa in modo che Zed (Sean Connery), il capo degli Sterminatori, possa penetrare nel Vortex e sconfiggerne il male supremo: l'assenza della morte. Il film è sorprendente fin dall'inizio, anche se la sorpresa si avverte la seconda volta che lo si vede, la prima volta sembra solo che Arthur Frayn nell'anno 2293 faccia uno sproloquio, che è il seguente:
"I am Arthur Frayn, and I am Zardoz. I have lived 300 years, and long to die. But death is no longer possible, I am immortal. I present now my story - full of mystery and intrigue. Rich in irony, and most satirical. It is set deep within a possible future, so none of these events have yet occurred. But they may! Be warned, lest you end as I. In this tale I am a fake god by occupation, and a magician by inclination. Merlin is my hero! I am the puppet master. I manipulate many of the characters and events you will see. But I am invented too for your entertainment and amusement. And you, poor creatures, who conjured you out of the clay? Is God in showbusiness too?"
Il tono è paradossale, con tipologia più irlandese che inglese. Fra l'altro il film fu girato in Irlanda, ed in qualche modo irlandesi erano Swift, Wilde, Chesterton e Shaw, così cominciamo a farci una idea di quello che sta dicendo Arthur Frayn: dice il vero giocando, perché solo nel gioco il vero può essere trovato. E quale gioco è più fino di uno che inventa il Vortex e poi trova il modo di far distruggere il Vortex restandone però a capo fino all'ultimo: la sua ambita morte personale, che solo così può conseguire. A noi italiani i paradossi possono sembrare dei fastidiosi rompicapo, per gli inglesi e ancor più per gli irlandesi è diverso, è il modo di dire una verità altrimenti indicibile.
Esistono quindi gli Immortali, nel Vortex, però fra di loro ci sono gli Apatici, quelli che la noia del dover vivere sempre con la stessa età ha stremato, in quanto noia non mortale (magari lo fosse) ma immortale. E ci sono anche i Rinnegati, generalmente di età avanzata, che hanno cercato di ribellarsi alla immortalità, e sono stati condannati diverse volte. Le condanne consistono, ad esempio, nell'avere cinque anni di più: uno continua ad essere immortale però quarantenne anziché trentacinquenne. Fuori dal Vortex ci sono gli Sterminatori, una crudelissima polizia degli Immortali, che riceve armi e dà in cambio granaglie prodotte dai Bruti, schiavi spesso trucidati a colpi di pistola dagli Sterminatori.
Zed riesce a penetrare nel Vortex ed opera perché il Vortex collassi, da Sterminatore è caduto in una trappola abilmente architettata dal solito Frayn: una biblioteca in cui ha cominciato a leggere, a partire da "The Wizard of Oz", poi tanti altri libri. E quando uno legge così, non è più uno Sterminatore, vede le cose in modo diverso, proprio quello che Frayn voleva.
Così il Vortex collasserà, gli Immortali saranno uccisi dagli Sterminatori, e morranno pieni di gioia liberatoria. La Natura riprenderà il suo consueto mestiere, per un po' malauguratamente sospeso, si riprenderà a nascere, vivere e morire. Nelle ultime inquadrature del film si vedono Zed e Consuella (Charlotte Rampling) cambiare aspetto ed età fino a divenire scheletri, il loro figlio da molti anni ha preso una sua strada, fra qualche decennio sarà per lui quello che è stato per loro. Il tutto col sottofondo del sublime Allegretto della Settima di Beethoven.
Zardoz è di una fantascienza che non piace agli appassionati del genere, lo si vede dal basso voto IMDb. E' una fantascienza che sa di boschi, di erba e di acque - non di macchine - di statue antiche distrutte che poi si ricompongono, di granaglie, di cibo, di libri, tanti e polverosi, ma che poi li si apre. Il film di fantascienza, per essere generalmente amato, deve essere perfettino o perfettissimo, con tutte le cose ammodino e nessuna contraddizione né paradosso o serpe che si morda la coda.
Ma soprattutto, è il messaggio che infastidisce: come si fa a parlare di morte come liberazione? Non è liberazione dalla vita, quella perseguita nel film, ma dall'Immortalità che credo possa essere una seccatura piuttosto prolungata. Dire: "Ti amerò per tutta la vita" può essere bello, e qualche volte persino vero, ma dire "Ti amerò per l'immortalità", mi sembra indizio di grave mancanza di fantasia o di cocciutaggine sistemica.
Sono queste imperfezioni apparenti a far spregiare il film: è così comoda la fantascienza giocattolo in cui in ogni momento si sa che è tutta apparenza. Qui non sentiamo l'apparenza, ma usciamo convinti che la vita manifesta i suoi pregi attraverso la transitorietà, che non sarà la strada migliore, ma è l'unica a disposizione. Che fare? Percorrerla piacevolmente, c'est facile.
Ma l'eppur non si muove continuerà a godere il favore della maggioranza: credono di portare la vita oltre la morte, e finiscono per importare la morte nella vita. Questo è il motivo vero perché dà fastidio Zardoz, un film ricco di fantasia, di sottigliezza, anche di senso dell'umorismo, con l'aggiunta della presenza di Sean Connery e di Charlotte Rampling, a far contenti tutte e tutti, con i loro costumi che non proteggerebbero molto dal freddo. Ma anche Sara Kestelman dà il suo contributo, ho provato a fare il conto delle migliaia di lentiggini che felicemente la adornano, ma il film è finito prima che arrivassi a metà.
P.S. Avrei delle buone immagini a colori del film, stavolta preferisco tre foto di set che trovo notevoli, nella terza c'è anche il regista. Hanno l'aria di essersi divertiti molto, su quel set.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Una novella simile, sugli immortali, l'ha scritta anche Borges (è il primo di "L'Aleph"). Però è scritta alla maniera di Borges...

Solimano ha detto...

Occorrerà indagare anche su Borges. A parte "La strategia del ragno" di Bertolucci non ricordo film tratti da suoi libri, ma sicuramente ce ne sono.
Sul tema degli Immortali, Swift è stato pesantemente punito per quello che ha scritto, a livello critica e satira: lo hanno fatto diventare uno scrittore per bambini!
Stasera, dopo lungo tempo, ho ripreso le passeggiate serali per le vie di Monza con un amico, si sta bene a camminare per le strade senza macchine e praticamente quasi senza gente. Abbiamo discusso anche di politica trovandoci d'accordo in tutto o quasi, caso strano visto che in genere pensiamo ( e votiamo) in modo diverso.

good night
Solimano