domenica 7 ottobre 2007

Amore e guerra

Love and death, di Woody Allen (1975) Con Woody Allen, Diane Keaton, Féodor Atkine, Olga Georges-Picot, Ives Barsacq, Harold Gould, James Tolkan Musica: "Il flauto magico" di Mozart, "Aleksander Nevsky" e "L'amore delle tre melarance" di Prokofiev Fotografia: Ghislain Cloquet (85 minuti) Rating IMDb: 7.7
Solimano
Esistono in rete siti che fanno collezione di battute cinematografiche, quindi possono andare avanti per anni ed anni, visto che si tratta di un oceano sconfinato. Se ci capito, per quindici minuti mi diverto, poi mi stufo e vado da un'altra parte: cominciano a sembrarmi ripetitive, le parole saranno diverse, ma sempre con la stessa musica. Il gioco diventa stucchevole. Il caso di Woody Allen è diverso, e cercherò di chiarirmi il perché.
Negli 85 minuti di "Amore e guerra", che non sono poi molti, è un continuo crepitare di battute, fra le tante ne scelgo quattro come esempi:

Contessa Alexandrovna: You are the greatest lover I've ever had.
Boris: Well, I practice a lot when I'm alone.

Anton: Grushenko? Isn't he the young coward all St. Petersburg is talking about?
Boris: I'm not so young. I'm thirty-five.

Sonja: Judgment of any system, or a priori relationship or phenomenon exists in an irrational, or metaphysical, or at least epistemological contradiction to an abstract empirical concept such as being, or to be, or to occur in the thing itself, or of the thing itself.
Boris: Yes, I've said that many times.

Padre: Remember that nice boy next door, Raskolnikov?
Boris: Yeah.
Padre: He killed two ladies.
Boris: What a nasty story.
Padre: Bobak told it to me. He heard it from one of the Karamazov brothers.

Le battute normalmente presenti nei film sembrano un brodo ristretto e sapido del regista o della storia o dell'attore, sono dei biglietti da visita ben fatti, ma che adempiono sempre la stessa funzione, ci fanno capire con chi abbiamo a che fare: nome, cognome, indirizzo, preferenze e così via, come il Profilo Utente che ci portiamo dietro da un blog all'altro.
Woody Allen è tutta un'altra cosa, lui non sintetizza, ma amplia. Può farlo perché è vasto, e i quattro esempi lo testimoniano, sono diversi sia gli argomenti che i livelli. Allen era certamente molto curioso nel 1975 (forse dopo lo fu di meno) e faceva così: si imbatteva in qualcosa che aveva cercato o da cui era stato sorpreso, e per apprezzarlo meglio ne prendeva le distanze. Fa così con il sesso, con la politica, con le ideologie, con la letteratura, sempre seguendo il filo dei quattro esempi. Non solo, anche nella struttura del film opera allo stesso modo: è affascinato da Ingmar Bergman, quindi importa la Morte del Settimo sigillo, e, con una ultima piroetta - la fine è la stessa - la Morte si porta via Boris come aveva fatto col cavaliere Antonius Blok, però lo fa danzando. Non c'è solo il Settimo sigillo, c'è anche Persona; c'è però una cosa in cui Allen è infedele a Bergman: i suoi personaggi si rivolgono spesso alla macchina da presa, per ciò stesso non sono mai soli.
Come musica, aveva deciso di mettere Stravinsky, ma non ne era persuaso, finché capì che era Prokofiev a fare al caso suo, oltre al Mozart del Flauto magico, pronubo al corteggiamento da palco a palco di Boris alla contessa Alexandrovna (la ammirabile Olga Georges-Picot). Prende anche in giro gli spettatori ed i critici, di cui qualcuno attribuisce a Tolstoj quello che è di Dostoevskj, come nelle battute che si scambiano Boris ed il padre, sul loro vicino di casa Raskolnikov e su quei chiacchieroni dei fratelli Karamazov.

Dostoevskj era ben presente ad Allen, che ne rovescia accuratamente la storia: Dostoevskj nella vita reale viene graziato quando è già davanti al plotone di esecuzione mentre Boris, che è sicuro di salvarsi, riceve pallottole del tutto inaspettate, come Cavaradossi (chissà cosa pensa Allen di Puccini...)
Questa è una delle pochissime volte che Woody Allen non gira a New York, il film fu girato in Ungheria e a Parigi. Allen avrebbe fatto bene ad uscire di casa qualche volta di più. Qui fa l'ultimo film di questo tipo, negli anni successivi cambia notevolmente, migrando su storie più strutturate. Si era forse seccato di sentirsi appioppare il geniale ma sgangherato, e pensò di salire dalla farsa alla commedia, a volte anche drammatica. La causa è la sempre imperante gerarchia di valori che i pedanti impongono dall'invenzione dell'alfabeto in poi. Sono quelli che comandano, terrorizzando con i loro libroni che nessuno legge e che tutti citano. Una storia d'amore (magari più sublimato che sublime) per loro è comunque più in alto di un film in cui si ride (e si sorride e si pensa). Il raccordo tenue o inesistente fra le varie parti del film non danneggia, aiuta, perché lascia aperte, quindi percorribili, tante possibilità. Allen nel 1975 compiva quarant'anni, e decise cosa avrebbe fatto da grande: tanti film spesso buoni, qualcuno ottimo, ma quando si rivedono quelli del primo periodo, fra cui Amore e guerra è l'ultimo e forse il migliore, a me verrebbe voglia che Allen, da grande, avesse continuato a fare quello che da ragazzo faceva così bene. Una continuità c'è: la felice problematicità del rapporto con le donne, felice perché, in un modo o nell'altro, pur tra abbandoni, tradimenti e disperazioni piccole e grandi, il personaggio-Allen un suo ubi consistam confortevole durante il film lo trova, qui lo fornisce la contessa Alexandrovna, grande amatrice, anche se Boris rischia, dovendo affrontare in duello il gelosissimo Anton Inbedkov, ma è anche Sonja, che ha l'aria ingenua della Diane Keaton di allora, ma prima preferisce al colto Boris l'ignorantissimo fratello, poi sposa Léon Voskovec, un mercante di aringhe, e si prende molte libertà che racconta proprio a Boris:

Sonja: Oh, Boris, I'm so unhappy.
Boris: Oh, I wish you weren't.
Sonja: Voskovec and I quarrel frequently. I've become a scandal.
Boris: Poor Sonja.
Sonja: For the past weeks, I've visited Seretski in his room...
Boris: Why? What's in his room? Oh...
Sonja: And before Seretski, Aleksei, and before Aleksei, Alegorian, and before Alegorian, Asimov, and...
Boris: Okay!
Sonja: Wait, I'm still on the A:s.
Boris: How many lovers do you have?
Sonja: In the mid-town area?

Però Boris riuscirà a sposare Sonja, rimasta vedova del mercante di aringhe, si vede che era proprio la donna della sua vita, visto che nella lista degli amanti aveva avuto la discrezione di dirgli solo quelli il cui nome comincia con la lettera A. Però Sonja, quando suona il piano, ha un'aria eterea, la vita è proprio complicata.

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Un capolavoro assoluto! Purtroppo non lo vedo da tanti anni...

Anonimo ha detto...

Dopo "Prendi i soldi e scappa", viene quello. Absolutely!

Brian

Solimano ha detto...

Woody Allen ha fatto molto di buono anche dopo, ma al suo modo di scrivere le sceneggiature, ai suoi dialoghi fatti di battute in progress si adattava meglio la struttura paratattica (che adottò agli inizi) che la struttura gerarchicamente ordinata dei film successivi.
Una struttura paratattica è comunque una struttura, solo che i collegamenti fra le varie parti sono meno evidenti e consente di fare più facilmente avanti-indietro col tempo. Ma la cosa che forse interessava di più Allen era che consente di dilatare o raccorciare i tempi in funzione della numerosità delle battute... non si può dire "Adesso metterò una battuta" se non ti viene, d'altra parte, trovarsi le battute e non utilizzarle sicuramente gli dispiaceva.

saludos
Solimano

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Diane Keaton è bellissima, in questa foto, ma sembra ancora meno russa di Woody.(il che sembrerebbe impossibile, ma...)