mercoledì 28 marzo 2007

Ultimo tango a Parigi

Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972) Sceneggiatura di Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli, Agnès Varda Con Marlon Brando, Maria Schneider, Jean-Pierre Léaud Musica di Gato Barbieri Fotografia di Vittorio Storaro (136 minuti) Rating IMDb: 6.9
Solimano
Quando andai al cinema a vederlo, era uscito da poco e non ero informato di tutte le discussioni sul burro, andavo con mia moglie a vedere il film di un regista che mi interessava, punto e basta. Ma fui sorpreso dal cinema pieno, pienissimo. C'era l'intervallo e mi feci una idea del pubblico. Molte donne, di cui buona parte con i tipici maglioni e golfini da professoressa, con un'aria intenta come fossero ad una conferenza di quelle toste, a cui non bisognava mancare. Poche chiacchiere, prevaleva il silenzio, anche negli uomini, e ogni donna si era portato il suo, o viceversa. Durante la proiezione del film capii: si erano informati prima ed erano attratti dalla fama crescente di un film non sull'amore libero ma sulla libera e fantasiosa sessualità. Credo che Ultimo tango a Parigi abbia dato la sveglia a tanti rapporti consuetudinari e che per ciò stesso sia stata un'opera di bene, un notevole volontariato di cui si sentiva il bisogno - a parte il burro sì o il burro no, sono punti di vista, ognuno ha il suo. Ma la sensualità, che comprende in sé la sessualità, come espressione totale e naturale del rapporto, questo sì, il merito di Ultimo tango a Parigi è grande, ce n'era proprio bisogno, in un paese di eiaculatori precoci e di orgasmi mal simulati. Un paese in cui i dieci minuti con sigaretta a seguire erano assai diffusi e in cui le chiacchiere/coccole del prima e del dopo quasi ignote. Ultimo tango a Parigi è anche un film mortuario, non è il suo lato migliore, c'è una noiosa verbosità. Ma è il rapporto fra un uomo che vuole la totalizzazione e una donna che la rifiuta perché infine le sta bene il buffo moroso coetaneo, Jean-Pierre Léaud in una formidabile macchietta della nouvelle vague, quindi di se stesso. Poi c'è l'attrice, Maria Schneider. Non so se abbia mai saputo recitare, mi è piaciuta molto in Professione reporter di Antonioni, ma in Ultimo tango a Parigi è una presenza sbalorditiva, a parte che qualcuno scrisse che il trucco aveva riguardato anche la peluria pubica - da uno come Bernardo Bertolucci ci si può aspettare una cosa del genere. Resta che, con tutta la sapienza da Actor's studio di Marlon Brando, ci si ricorda di lei, è lei il vero centro del film. Qui interviene una dote grande che Bertolucci ha sempre avuto: la mirabile espressività erotica delle attrici dei suoi film, da Adriana Asti di Prima della rivoluzione a Tina Aumont in Partner, a Laura Morante di La tragedia di un uomo ridicolo, a Dominique Sanda di Novecento a Stefania Sandrelli e ancora la Sanda nel Conformista, a Debra Winger nel Tè nel deserto, a Liv Tyler di Io ballo da sola, anche alla quasi sconosciuta Thandie Newton di un recente bellissimo film piccolo, L'Assedio, fino alla Eva Green dei Dreamers. Vedere, per credere, le stesse attrici in film in cui il regista non sia Bernardo Bertolucci. Non ce n'è un altro così, credo che non sia affare di solo gusto maschile, credo che le donne si accorgano di questa sua sensibilità vera, che non è guardonismo tipo Malizia di Semperi, è che la sua focosa ed ammirata visione della bellezza femminile va bene alle donne come agli uomini, d'altra parte lo fecero Correggio e Tiziano, Rubens e Renoir, potrà pur farlo Bernardo Bertolucci, sempre al suo meglio quando l'argomento è questo, è il suo sistema solare, gli altri argomenti per lui sono solo pianeti, belli o brutti che siano.

3 commenti:

melba ha detto...

Spero di non deludere Solimano, ma Bertolucci (Bernardo, mi piace di più Giuseppe) non è fra i miei autori preferiti. E spero di non scandalizzare nessuno ma, Fellini a parte, praticamente nessun italiano dei maggiori, nemmeno il maestro Antonioni, godono di un mio particolare apprezzamento. L'unico motivo per il quale ho a suo tempo difeso questo film è perchè lo avevano bruciato. Ma non mi piacque allora, come non mi piace oggi. E non l'ho trovato erotico. Mai. Piuttosto cupo e mortifero, e molto inutilmente intellettuale, o meglio intellettualoide a mio modestissimo parere.

Solimano ha detto...

Concordo, anche sul termine intellettualoide. A Parma si discuteva spesso se fosse più importante il padre o il figlio, ma non va trascurato il figlio minore Giuseppe, che con Berlinguer ti voglio bene fece un grande film di cui scriverò fra un po' di tempo. La differenza fra padre e figlio è che il padre è un ottimo poeta coerente, mentre il figlio ha degli alti e bassi incredibili. Credo sia suggestionato dal desiderio di aver successo ad ogni costo, quando non lo è gli escono le cose migliori, come i primi: Prima della rivoluzione e La strategia del ragno, ma poi anche la Tragedia di un uomo ridicolo con Tognazzi e l'Assedio. Nei film ad alto budget si allarga troppo, ma il Tè nel deserto e Il conformista hanno delle parti molto belle. Sull'erotismo, ognuno la vede a suo modo, per me Bernardo Bertolucci c'è, in Ultimo tango, film molto mortuario, quando arriva la ragazzotta Schneider si accende la luce...

ciao
Solimano

melba ha detto...

Concordo perfettamente sulla "Strategia del ragno", film bellissimo e che avevo dimenticato. O meglio: avevo dimenticato fosse di B.B.
Con una meravigliosa Alida Valli.