sabato 30 maggio 2009

Firenze nel cinema: Incompreso

Incompreso, 1966. Regia di Luigi Comencini. Dal libro di Florence Montgomery Sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Lucia Drudi Demby, Giuseppe Mangione. Musiche di Fiorenzo Carpi. Interpreti: Anthony Quayle, Stefano Colagrande, Simone Giannozzi, John Sharp, Adriana Facchetti, Giorgia Moll, Graziella Granata. Durata: 105 minuti. Rating IMDb: 8.0

Ermione

I luoghi che fanno da sfondo al film Incompreso sono quelli di una Firenze che, a più di quaranta anni di distanza, è rimasta intatta. Il Ponte Vecchio, i lungarni, la stazione di Santa Maria Novella sono oggi uguali ad allora, e solo le automobili anni sessanta e gli abiti delle donne ci suggeriscono che siamo nel '66.

Così è in una delle scene iniziali, quando Andrea esce dalla scuola,con il Ponte Vecchio sullo sfondo, le cinquecento e le seicento che passano, le donne con lo chignon.

E come avrebbe potuto mai cambiare il Ponte Vecchio, il ponte più antico di Firenze, l'unico che i tedeschi non fecero saltare durante l'occupazione?
Oggi come ieri, quando Andrea e Milo scendono a Firenze per comprare un regalo al babbo, il ponte è sempre affollato, pieno di gente che guarda le vetrine dei gioiellieri, di turisti che si fanno una foto ricordo; come il piccolo Milo che sorride al fotografo.

La città che si intravede dai finestrini mentre il console Duncombe guida è riconoscibilissima: qui siamo in piazza del Duomo, in cui all'epoca si poteva transitare in auto e addirittura parcheggiare lungo le fiancate del Duomo e del Battistero!

Chi non sapesse dov'è il Camposanto degli Inglesi rimarrebbe stupito nell'apprendere che si trova in un piazzale proprio all'interno dei viali di circonvallazione, tra le auto che sfrecciano veloci.

Quando si cominciò a costruirlo, il cimitero si trovava fuori delle mura della città, oltre Porta Pinti - che adesso non esiste più. Successivamente, durante i lavori per Firenze capitale, nel 1865, l'architetto Giuseppe Poggi fece demolire le mura e fece costruire un piazzale, al cui centro si ergeva, su una montagnola, il cimitero. Da allora questo si trovò ad essere all'interno della città, che nel frattempo si era allargata, e fu chiuso.
Oggi appare come una piccola oasi di silenzio e di pace oltre la cancellata che lo separa dal traffico dei viali. Ed effettivamente, quando Andrea si aggira mostrando le tombe allo zio Will, sembra di essere in un giardino ombroso e pieno di verde.

La stazione di Santa Maria Novella, da dove parte lo zio Will, rimane ancora una delle più belle stazioni d'Italia: lineare, semplice eppure ricca coi suoi marmi e le sue vetrate, luminosa e chiara.

Ho trovato su Wikipedia alcune notizie che riporto.

Nel 1932 il Comune di Firenze dovette bandire un concorso per la nuova stazione: ne risultò vincitore un gruppo, il cosiddetto Gruppo Toscano, formato da Pier Niccolò Berardi, Nello Baroni, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri, Leonardo Lusanna, Giovanni Michelucci, i quali crearono una delle opere più importanti del cosiddetto Razionalismo italiano. Secondo tale stile, teorizzato solo in seguito, la struttura di un'opera doveva riflettere la sua funzione. Essa rappresentò il primo esempio in Italia di stazione eretta secondo una logica di funzionalità moderna. Sebbene l'opera non fosse in linea con le tendenze architettoniche improntate al trionfalismo di stampo fascista, l'opera ricevette il plauso dello stesso Mussolini. Nonostante ciò, la sua realizzazione divise il mondo della cultura fra conservatori insoddisfatti (capitanati da Ugo Ojetti) e modernisti entusiasti, come i giovani intellettuali del Caffè Le Giubbe Rosse di Piazza della Repubblica fra i quali Elio Vittorini, Alessandro Bonsanti e Romano Bilenchi.


Molto accurata e attenta fu la scelta dei materiali: pietra forte e travertino per gli esterni, marmi policromi e rame per i ricchi interni; e poi vetro, per le grandi vetrate della facciata, dette "cascate di vetro", e per il grandioso soffitto della biglietteria.





Anche se la stazione fu opera collettiva degli architetti del Gruppo Toscano, a Firenze si dice "la stazione di Michelucci".
Giovanni Michelucci è stato uno dei maggiori architetti del '900, ed è anche, fra l'altro, l'ideatore di quella cosa straordinaria che è la chiesa di San Giovanni Battista, la famosa "chiesa dell'autostrada".


Questa costruzione si trova infatti allo svincolo tra la Firenze-Mare e l'Autostrada del Sole, e fu eretta per celebrare i tanti operai morti sul lavoro durante la costruzione della A1.
E' un'opera ardita, assolutamente originale, che ricorda nelle forme quelle di una enorme tenda: il tetto a vela è fatto di lastre di rame, che col tempo ha assunto quella splendida colorazione verde-azzurro, mentre il corpo portante è costruito da blocchi di pietra rosa e pietra forte, con aperture a feritoia che ricordano quelle delle chiese romaniche.

Nei fervidi e creativi anni Sessanta, quando questa chiesa "rivoluzionaria" fu ideata e costruita, molti furono i critici ed i detrattori, un po' meno gli estimatori. Si parlava di "architettura delirante", di sintesi non riuscita tra pietra e metallo, ci sono voluti decenni per accettare definitivamente quest'opera così nuova e particolare.

Personalmente ne rimasi affascinata fin da piccola quando, sulla Fiat 1100 di mio padre, si infilava la Firenze-Mare per andare al Forte dei Marmi. Mi sembrava qualcosa di celestiale, e insieme di assolutamente terreno. Una chiesa diversa e strana, bellissima.

5 commenti:

alter ha detto...

Della serie : Firenze com'era prima di essere rovinata.

pessima ha detto...

Però bello rivederla senza macchine.

Solimano ha detto...

E così Firenze ha superato Venezia (ma solo per il momento...). Siamo a 6 post mentre Venezia è a 5.
Quello che non mi aspettavo era Giovanni Michelucci. Non prechè non lo conoscessi, ma perché un omaggio del genere è del tutto meritato e convincente.
La stazione di Santa Maria Novella ha un solo inconveniente (visto con i miei occhi). E' una stazione di testa, e ti assicuro, Elena, che quando imparai a guidare i treni e mi toccò arrivare a Santa Maria Novella, non è che mi tremassero le vene e i polsi, ma quasi. Avevo paura di non fermarmi in tempo andando a sbattere contro i respingenti, oppure di fermarmi troppo presto, prendendomi tutti gli sfottò toscani perché dovevano fare duecento metri di più sulla pensilina. Frenare un treno non è come frenare una macchina. Comunque andò bene e scesi trionfante dal locomotore 628.
La chiesa dell'Autostrada è bella , ma non ci ho visto mai molta gente in preghiera... Ni ricordo che ci furono anche delle proteste, per la sua voluta somiglianza con una nave.
Elena, Incompreso di Comencini l'hai servito benissimo, fra l'altro su un film come questo, che è nella memoria di molte persone, in rete non esisteva quasi nulla di decoroso, e infatti i visitatori arrivano ed arriveranno.

grazie e saludos
Solimano

Ermione ha detto...

Alter e Pessima, Firenze negli anni '60 era splendida, come lo era Roma, altra città che adoro. Ma queste sono città che non è possibile rovinare, anche se ci stanno mettendo molto impegno: sono talmente meravigliose.

Ermione ha detto...

Io ho subito pensato al Cimitero degli Inglesi ed alla stazione di Santa Maria Novella nel progetto del post; sarà perché ci vivo e per me sono pane quotidiano, chissà. Comunque, Solimano, mai e poi mai avrei pensato che tu avessi anche guidato un treno: ma hai fatto di tutto, che "ganzata"!
Incompreso, rivisto da me in occasione di questo e dell'altro post, è un film davvero bello, sottovalutato e dimenticato. Come spesso accade a film di valore, purtroppo. E grazie dei complimenti.