
Giulia sul suo blog Pensare in un'altra luce
E’ di grande attualità oggi il film “Rosso come il cielo” per l’argomento che tratta: l’handicap e in questo caso la cecità. E’ di grande attualità perché si parla poco di chi ha problemi, i riflettori non fanno più luce su di loro.
Il film è ispirato alla storia vera di Mirco Mencacci, non vedente, montatore del suono di grande talento. E’ il 1971.
Il bambino Mirco di 10 anni vive in un piccolo paese della Toscana. E’ un ragazzino di 10 anni intelligente e vivace, appassionato di cinema, soprattutto di film western e d’avventura. Suo padre fa il camionista ed è un attivista di sinistra, di quelli di una volta.

La legge italiana considerava in quel periodo chi era cieco un individuo “fuori gioco”, senza possibilità reali di inserirsi e vivere una vita normale nella società. Per questo viene mandato via dalla scuola pubblica e si propone ai genitori un istituto specializzato: il "David Chiossone" di Genova. Ai genitori non rimangono alternative: devono separarsi da lui per quello che veniva allora contrabbandato come il suo bene. «Il problema non è più quello che a Mirco piace fare, ma quello che può fare», spiega il direttore agli sconcertati genitori del bambino. «La libertà è un lusso che noi ciechi non possiamo permetterci», afferma in un altro passaggio del film.


Ma gli istituti religiosi avevano la convinzione che ad un handicappato è meglio non creare illusioni né frustrazioni inutili a contatto con la “normalità”. Meglio quindi l’istituto, per usare un eufemismo.
Mirco si ribella, non vuole accettare questo mondo né la sua condizione e viene spesso punito per questo.


Sarà la sua creatività a rompere le sbarre di quel mondo buio e chiuso. La sua capacità di immaginazione lo aiuterà a non rassegnarsi e ad aggrapparsi alla vita.
Troverà un registratore a bobine: tagliando e riattaccando il nastro scopre di poter di registrare delle storie fatte solo di rumori. Per lui si apre un nuovo mondo.

Di nascosto, i bambini si incontrano per inventarsi prima i suoni della natura, poi di commento ad una storia di cavalieri e principesse.

Con l’aiuto di Francesca, poi, lui ed un gruppo di ragazzini escono di nascosto dal collegio per andare al cinema che sta dall’altro lato della strada. Per tutti l’esperienza è meravigliosa, ma la punizione non tarda: Mirco viene espulso dal collegio.

Mirco aveva conosciuto e fatto amicizia con Ettore, uno studente universitario non vedente con forte coscienza politica e sensibilità sociale. Saputo dell’espulsione del ragazzino, Ettore spinge alla mobilitazione l’intera città. Studenti e lavoratori si presentano davanti all’istituto per ciechi minacciando di spegnere l’altoforno della città se il bambino non sarà riammesso. Di fronte alla mobilitazione gli eventi precipitano. La gestione dell’istituto viene messa sotto inchiesta. Mirco viene riammesso ed ottiene addirittura il permesso di cambiare il tema della recita di fine anno. Invece delle solite poesie di ispirazione religiosa, i ragazzini metteranno in scena la loro “favola sonora” di fronte ad un pubblico di genitori bendati…

Rosso come il cielo racconta la disabilità sottolineandone le potenzialità. Qui il vero cieco è il sistema educativo mortificante che «toglie ai bambini i loro sogni», come dice don Giulio, che nel finale proclama a gran voce che «la fantasia e il diritto alla normalità» sono cose cui nessuno dovrebbe rinunciare.
«Non sempre, dice Laing, l’uomo ha bisogno di sbarre per costruire gabbie. Le porte della nostra mente sono le più difficili da aprire».
Dentro di noi esistono pregiudizi che non sono il frutto di un atteggiamento psicologico individuale, quanto dell'espressione dei valori della società. E difficile pensare al di fuori delle categorie di cui disponiamo, delle parole che siamo abituati ad usare e a cui siamo soliti attribuire un determinato significato.

Queste sono le sbarre, i rigidi confini che non ci permettono di percorrere strade nuove: «II fatto che le persone normali - dice Goffman - sono in grado di muoversi, di vedere, di udire, non vuol dire che vedano o ascoltino». Può capitare però, a volte, che le sbarre siano spezzate e che i percorsi mentali che prima di allora credevamo obbligati subiscano dei cambiamenti. E questo il momento in cui le certezze si aprono al dubbio e lasciano intravedere orizzonti diversi.
«Si può vedere - dice Sacks - una stessa persona come irrimediabilmente menomata o ricca di promesse e di potenziale».
Oggi credo che nella nostra scuola a rischio siano anche questi ragazzi e vorrei che se ne parlasse. Vorrei che negli slogan che si urlano nelle piazze fosse presente anche il diritto alla scuola anche per loro.

8 commenti:
E' davvero bello non essere da soli a fare questo blog. Io non ci sarei mai arrivato, e sarebbe stato un peccato perchè il soggetto di questo film è purtroppo diventato di grande attualitò.
Giulia ho messo l'etichetta anche alla Vista logica "I bambini" perché mi pare appropriato.
Mi è venuto in mente che cosa successe al Corso Base in cui per la prima volta partecipava un cieco. Gli americani erano molto attenti al discorso "equal opportunity", lo prendevano sul serio.
Il corso durava cinque mesi, noi sapevamo che arrivava per la prima volta un cieco e che l'attrezzatura tecnologica perché riuscisse a leggere sul video era perfettamente a punto. Il problema era chi lo gestisse etc etc. D'accordo che andava in giro col cane, ma i problemi c'erano.
Andò così. Quando cominciò il corso, con naturalezza, come fosse la cosa più ovvia di questo mondo, senza avvertire prima nessuno, il Direttore dell'Education si avviò verso l'aula col cieco sottobraccio, preoccupandosi di tutto di cui avesse bisogno. E non dicendo in nessun modo agli allievi come dovessero organizzarsi. Il risultato fu che si organizzarono con l'atteggiamento di chi esegue un normale adempimento e non ci fu nessun problema per tutti i cinque mesi del corso.
Così vanno affrontati questi aspetti, anche l'organizzazione più studiata può essere fonte di emarginazione.
grazie Giulia e saludos
Solimano
Sono d'accordo con te. Solimano. C'è bisogno di naturalezza nell'approcio con i ciechi come con chi abbia altri tipi di handicap. Ma il rpoblema spesso è negli adulti, i ragazzi sono se non eductai male, molto più naturali di noi.
Saluti, Giulia
Giuliano, se tu non saresti arrivato a questo film, io non sarei arrivata ad altri mille che evte affrontato voi. Ho imparato moltissimo in questo blog ed ho ancora molto da leggere perchè non è facile starvi dietro. Ma è questo il bello. Giulia
Obs...errore madornale... se tu non sarresti.. che vergogna...! Qiualcuno lo cancelli per favore. :(
A parte gli errori madornali...... questo blog mi ha lasciato sicuramente qualcosa.....
come pure la visione del film che può essere proposta ad un pubblico di bambini di scuola primaria dato il tema trattato sempre attuale...
maria rosa
È un film straordinario: lo dovrebbero vedere tutti!!!
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