L'homme qui aimait les femmes di François Truffaut (1977) Sceneggiatura di Michel Fermaud, Suzanne Schiffman, François Truffaut Con Charles Denner, Brigitte Fossey, Nelly Borgeaud, Leslie Caron, Nathalie Baye, Valérie Bonnier, Jean Dasté, Sabine Glaser, Nella Barbier, Anne Bataille, Martine Chassaing, Ghylaine Dumas, Monique Dury, Roger Leenhardt, Christian Lentretien, Rico López, Marie-Jeanne Montfajon, Valerie Pecheur, Anna Perrier, Roselyne Puyo, Michel Ricordy, Frédérique Jamet, Michel Marti Fotografia: Néstor Almendros (120 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Per "L'uomo che amava le donne" mi ci vorranno tre o quattro post. Comincio a raccontare la storia a modo mio, non seguendo necessariamente la cronologia. Questo film lo consiglio a chi ha dovuto e potuto fare per anni ed anni dei conti a volte difficili, aspri, dolorosi, ma sempre vitali con un sentimento impegnativo: l'amore. Senza partiti presi, senza sublimità né volgarità (che spesso marciano insieme) si giunge a capirne qualcosa, e in un certo modo strano, inesprimibile a parole, si è contenti di quello che è successo, comunque sia andata. Ma quante contraddizioni! Guai se non ci fossero.
Un giorno compra qualcosa in un negozio ubicato in un seminterrato e, mentre sta pagando alla cassa, si distrae per guardare una donna di cui però non scorge il volto, al massimo vede quello che i pittori chiamano profilo perduto.
Niente di strano, la donna non è vistosa, ma veste con eleganza singolare, sia per l'accostamento dei colori del foulard e del vestito, sia per il modo apparentemente trascurato ma in realtà ben studiato con cui è annodato il foulard.
E qui succede qualcosa di strano: Bertrand si precipita in strada, evidentemente per seguire la donna, magari per riuscire a parlarle. Ma la macchina sta partendo, allora Bertrand estrae rapidamente un taccuino e prende nota del numero di targa.
Bertrand è tutt'altro che sprovveduto, se la gioca abilmente, ma l'impiegata gli dice che lo capisce, ma che non lo può fare, proceda in via assicurativa. Però nell'ufficio della Midi Car c'è un'altra impiegata cha ascolta con attenzione. E prima che Bertrand riparta desolato, l'impiegata, che si chiama Bernadette (Sabine Glaser) gli dà il numero telefonico ed il nome.
Ma la cugina di Bertrand è appena partita per il Canada, precisamente per Montreal, e Bertrand dice subito: "Benissimo, a Montreal ci sono già stato". Si scoraggia un po' solo quando apprende che la cugina è partita insieme al marito e che sono sposati da appena due anni. Quindi gentilmente saluta e ringrazia Martine, che secondo me si aspettava di essere invitata a cena ed avrebbe sicuramente accettato l'invito. Bertrand va capito, era sotto choc.
Mi fermo qui, col primo post, così avete cominciato a conoscere Bertrand. Inserisco una frase di Bertrand, che fa parte della mirabile sceneggiatura a cui ha messo mano soprattutto una donna, Suzanne Schiffman:
"Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutti i sensi, dandogli il suo equilibrio e la sua armonia."
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