mercoledì 8 ottobre 2008

Parigi nel cinema: Non toccare la donna bianca (2)

Touche pas à la femme blanche, di Marco Ferreri (1974) Sceneggiatura di Rafael Azcona, Marco Ferreri Con Catherine Deneuve, Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Alain Cuny, Serge Reggiani, Darry Cowl, Monique Chaumette, Daniele Dublino, Henri Piccoli, Franca Bettoja, Paolo Villaggio, Franco Fabrizi Musica: Philippe Sarde Fotografia: Étienne Becker (108 minuti) Rating IMDb: 5.8
Solimano
Prima di proseguire con la seconda puntata, è opportuno presentare alcuni personaggi del film che nella prima puntata non sono comparsi o quasi. Nell'immagine d'apertura del post c'è il nucleo familiare del Meticcio (Ugo Tognazzi). Infatti c'è sua moglie, Raggio di Luna (Franca Bettoja) ed il figlio, che magari è proprio figlio di Tognazzi e della Bettoja, ma in IMDb non c'è questa preziosa informazione. Il Meticcio, oltre a fare l'informatore e la spia per i bianchi, ha un forte spirito imprenditoriale ed ha avviato una serie di attività. Il negozio che si intravede dietro il gruppo familiare è suo, e naturalmente utilizza indiani che può licenziare da un momento all'altro.

In mezzo al gruppo ad alto livello che c'è nell'immagine, c'è un personaggio un po' diverso, piuttosto sovrappeso e con un abbigliamento più trasandato che casual. Si tratta del fotografo (Marco Ferreri, il regista del film). E' sempre cinico e sboccato, ma tutti lo trattano bene perché del fotografo c'è assoluto bisogno.

Gli indiani hanno dei contrasti al loro interno. Mentre Toro Seduto (Alain Cuny) segue una politica attendista, andando in giro con la medaglia che gli ha regalato il Presidente degli Stati Uniti, c'è l'Indiano Matto (Serge Reggiani) , quasi completamente nudo e molto popolare fra le giovani generazioni per la sua oratoria di tipo poetico. L'Indiano Matto sostiene che è inutile cercare una pace umiliante con i bianchi, occorre affrontarli in modo inaspettato.

C'è un personaggio misterioso, che tiene i contatti con tutti e che dice di essere Docente di Antropologia all'Università di Denver. Non gli credete, in realtà è un agente della CIA (Paolo Villaggio) che si sta truccando aiutato da uno specchietto femminile, perché oggi deve infiltrarsi fra gli indiani. Naturalmente scampa nel massacro finale perché indossa una bella maglietta bianca con la sovrascritta "Denver University".

Quel simpaticone di Buffalo Bill (Michel Piccoli), gira per l'accampamento col suo circo (che è anche un po' un bordello, diciamocela tutta). Avete presente la popolarità odierna di certi personaggi TV? Ecco, così era il Buffalo Bill di Marco Ferreri nel 1974.

Il vecchio indiano accudito da una bella squaw è il padre di Toro Seduto (Henri Piccoli, il padre di Michel Piccoli). Il suo antico carisma lo spenderà più a favore dell'Indiano Matto che del figlio Toro Seduto.

Poi c'è la storia raccontata nel film, ma la sapete già. Finirà esattamente come a Little Big Horn, Custer (Marcello Mastroianni) sarà sconfitto ed ucciso con tutto il Settimo Cavalleggeri. Però è il caso di fornire alcuni dettagli.

Toro Seduto comincia a capire che l'Indiano Matto ha ragione quando vede i cartelli che i bianchi hanno messo proprio al centro de Les Halles.


Buffalo Bill arriva trionfante nell'accampamento, seguito dal carro dove ci sono le ragazze, e tutti gli fanno una gran festa. Ma quando sta per cominciare lo scontro finale, Buffalo Bill si sente male ed accusa disturbi intestinali. In realtà è un fifone in preda ad una crisi di panico. Due sue ammiratrici lo accudiscono amorosamente, mentre Custer guarda sprezzante restando in piedi. Gli secca in particolare che una delle due ammiratrici sia Marie-Hélène de Boismonfrais (Catherine Deneuve).



Il vecchio padre di Toro Seduto sa suonare il violino e tutti i giovani indiani lo ascoltano affascinati.
L'Indiano Matto ha prevalso, ormai è lui la guida riconosciuta per la battaglia imminente.
Ecco! Dall'alto de Les Halles sbucano gli indiani del tutto inattesi. Non sono quattro gatti. Il Settimo Cavalleggeri è stato guidato da Custer in fondo al grande buco de Les Halles. Non avranno scampo.


La prima a cadere è Marie-Hélène, colpita da una freccia. Inutilmente Custer ed il Meticcio cercano di soccorrerla.



Le ultime fasi della battaglia. Nella seconda immagine c'è un fucile puntato su Custer, fra i pochi rimasti in piedi, e che è riconoscibile per la divisa beige fuori ordinanza. A sparare è il vecchio padre di Toro Seduto. Nella terza immagine ci sono i tre vincitori: Toro Seduto, suo padre e l'Indiano Matto.



Il Generale Terry (Philippe Noiret), prima che cominci la battaglia è al fianco di Custer, che è formalmente un suo sottoposto. Poi va a casa sua, un bell'appartamento in un palazzo fuori da Les Halles. Col binocolo segue l'andamento della battaglia indossando la camicia da notte. Prende atto di come sono andate le cose ed immediatamente telefona al suo agente di Borsa perché prenda i provvedimenti finanziari più opportuni.

In chiusura del post, metto il momento in cui il Meticcio convince Custer (che è dal parrucchiere) ad indossare la divisa beige fuori ordinanza solleticandone la vanità. In tal modo Custer sarà facilmente individuato dagli indiani sul campo di battaglia. E' la vendetta del Meticcio, che vuole toccare la donna bianca e vuole bere lo champagne, le proibizioni di Custer non gli stanno bene.

5 commenti:

Giuliano ha detto...

Due note:
1) mi dispiace per gli altri, tutti grandissimi, ma Tognazzi con quella faccia lì è irresistibile.
2) anche in Brancaleone l'unico a scampare è Villaggio! da todesco si fa turco, se ben ricordo.

Roby ha detto...

A me il bambino sembra proprio Gianmarco Tognazzi (quanti omonimi, in Italia, da quando lui è stato battezzato così!).
Curiosissimo film, che avevo sempre sentito nominare senza in realtà saperne un bel nulla.
Lacuna colmata: merci beaucoup!!!

Roby

Solimano ha detto...

Giuliano, sono convinto che per certe parti Ugo Tognazzi sia unico. Riesce ad essere come era nella vita reale in personaggi che al tempo stesso sono fini e rozzi, ruspanti, apparentemente perdenti, ma che si rialzano sempre. L'esempio che mi viene in mente è La tragedia di un uomo ridicolo di Bertolucci, un film ingiustamente sottovalutato. Ma anche La voglia matta e La califfa, che di per sé non sono grandi film.
Purtroppo, per i motivi che sai e che condivido, oggi usare il termine padano è molto disturbante, ma se riuscissimo ad estrapolare dalle attuali sciocchezze, Tognazzi esprime benissimo quel carattere padano che conosco bene, fra Piacenza, Cremona e Mantova, Modena, Reggio e Parma: curioso e fattivo, permaloso però salvato da un fondo di autoironia, galante senza debolezze e piglione con generosità, a volte cattivo, ma non meschino.
Roby, questo film per me è stato una bella sorpresa. Mi aspettavo un film singolare, tutto sul grottesco, e mi sono trovato di fronte ad un film profetico e quindi attualissimo. Ma non affetto da culturaggine pedante. E' quasi paragonabile ai film migliori di Bunuel, manca forse solo il formidabile erotismo di Bunuel, ma Catherine Deneuve è bellissima e si vede che era felice. Per me, con L'ape regina, è il film più bello di Ferreri.

grazie e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, per me "padano" è solo ciò che è lambito dal Po. Chi sta a 200 Km non è padano, e chi sta a Torino è un padano molto diverso da chi sta a Parma, e chi sta a Rovigo e Ferrara è ancora un altro padano diverso.
Come ben sai, in Emilia ogni paese ha il suo anolino o cappelletto diverso.
PS: che il meticcio Ugo Tognazzi voglia toccare la donna bianca non mi stupisce affatto! (ma tu te lo ricordi il suo Cosone in "Totò sulla Luna"? Ogni tanto rido solo a pensarci)

Anonimo ha detto...

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