sabato 13 settembre 2008

Signori si nasce

Signori si nasce, di Mario Mattoli (1960) Sceneggiatura di Edoardo Anton, Franco Castellano, Dino Falconi, Giuseppe Moccia, Luigi Motta Con Totò, Peppino De Filippo, Delia Scala, Riccardo Garrone, Lidia Martora, Luigi Pavese, Angela Luce, Dori Dorika, Nico Pepe, Liana Orfei, Carlo Croccolo Musica: Gianni Ferrio Fotografia: Alvaro Manconi (95 minuti) Rating IMDb: 6.7
Solimano
"Signori si nasce, e modestamente lo nacqui". Questo dice Ottone Degli Ulivi, detto Zazà (Totò) nel film Signori si nasce di Mario Mattoli (la storia del film si svolge nel 1911). Però non ha mai un soldo in tasca, chiede prestiti a tutti, anche al suo cameriere Battista (Carlo Croccolo) regolarmente non pagato, ma che non si decide a lasciare un padrone così. Perché l'aria è proprio quella del signore, a differenza del fratello Pio degli Ulivi (Peppino De Filippo) che fa il sarto ecclesiastico con una clientela di monsignori, vescovi e cardinali. Pio è ricco, sobrio, serio, piuttosto avaro. Adesso ha la scusa buona per non prestare soldi a Zazà perché ha speso il suo nome e la sua firma in un giro di cambiali.

La passione di Zazà è il varietà, ma più che il varietà a Zazà piacciono proprio le soubrette e le ballerine. Le festeggia e ne viene festeggiato.


Nei pro e nei contro ormai Zazà lo conoscono tutte, sanno che soldi lì non ce ne sono, e sono costrette a rivolgersi ad ammiratori danarosi, come fa la soubrette in carica, la più bella di tutte, Titì (Liana Orfei), che ha trovato quello giusto, però le tocca nascondere l'amico giovane dietro il separé del camerino.

Mentre con Patrizia (Delia Scala), subrettina emergente, il problema è un altro: il fidanzato Enzo (Riccardo Garrone) è geloso e mena gli ammiratori di Patrizia, quindi Zazà deve stare attento.
Per una serie di concause, Zazà deve rifugiarsi in casa del fratello Pio, e con lui arriva anche Patrizia. Zazà dice al fratello che Patrizia è sua figlia, e con questa scusa cerca di ottenere un grosso prestito. A Patrizia non interessano molto gli ammiratori né il fidanzato, vuole proprio avere successo come soubrette, ed ha bisogno di qualcuno che finanzi lo spettacolo. Zazà, che a Patrizia ci tiene, ci sta provando, naturalmente non coi soldi suoi che non ha ma con quelli del fratello, che però da questo orecchio non ci vuole sentire.
Tutto si risolve quando Zazà scopre trascorsi giovanili di Pio, che allora non era così serio e sobrio. Pio si trova di fronte al rischio che lo sappia la moglie Luisa (Lidia Martora, proprio la moglie di Peppino nella vita). Questo lo si potrebbe anche reggere, ma se lo sanno i monsignori, i vescovi ed i cardinali dove finisce l'avviamento della sua pregiata sartoria? Allora Pio finanzia il nuovo spettacolo, in cui Patrizia è la soubrette. Il successo è grande, quindi Pio ha proprio speso bene i suoi soldi (come ha sempre fatto). Anche Titì si è sistemata: con l'ammiratore più ricco guarda dal palco il nuovo varietà. Mentre Patrizia è contenta di essere al centro del palcoscenico, quello che voleva.


Durante il film Pio ci rimane male quando vede che la domestica di casa, Prassede (Angela Luce), una ragazza bravissima, tutta casa e chiesa, viene salutata da suo fratello Zazà in modo del tutto sconveniente. Fu una improvvisata di Totò sul set. Questa scena non era prevista nella sceneggiatura e non fu girata due volte, era buona la prima. Il film ebbe qualche problemi con la censura ma non per questo motivo, ma perché Totò e Peppino in una scena erano vestiti da monsignori.


Ho scelto di inserire nel blog questo film non solo per Totò e Peppino (e per Liana Orfei e Angela Luce), ma perché è l'occasione di parlare di Delia Scala, che fu scritturata per questo film sull'onda del successo della Canzonissima TV con Manfredi e Panelli.
Prima di lei, nei varietà teatrali da una parte c'era la la soubrette, dall'altra le ballerine. Con Delia Scala cambiò tutto: sorse anche da noi la commedia musicale con ottimi spettacoli di cui Delia Scala fu protagonista. Aveva provato per anni ad aprirsi la strada col cinema. Esordì addirittura nel 1943, e fece decine di piccole parti negli anni Cinquanta, in Italia e in Francia. Ma il suo posto era nel teatro leggero più che nel cinema, e la famosa Canzonissima la aiutò anche nel teatro. Non fu un successo effimero, perché il suo talento era quello della soubrette moderna: comica, spiritosa e che sapesse un po' anche ballare e cantare. Piaceva ugualmente agli uomini e alle donne, cosa rarissima. Era la simpatia fatta persona.


Ho trovato su Mymovies alcune frasi di Delia Scala proprio riguardo a questo film ed i suoi rapporti con Totò:

«Ho passato due mesi di lavorazione stupenda con un uomo eccezionale, Totò era un uomo molto serio, molto galante, una galanteria diversa da quella di Eduardo, che era interessata, mentre la sua era una galanteria proprio da signore. Io ero un fiorellino, a quell'età tutti lo si è, ed ero sempre in guépière. Mi guardava, per quel poco che vedeva, ma era piacevole essere guardata così, perché c'era pulizia nel suo sguardo. Seppi che era anche venuto a teatro riuscendo a intravedere il mio personaggio non ricordo se in Giove in doppiopetto o in quale altro spettacolo. E allora durante la lavorazione del film gli chiesi una foto per ricordo, per tenerla fra quella di Charlot e le altre che mi accompagnano. Me la diede e ci scrisse sopra: "Che peccato, facevo il mestiere per cui lei è nata, mi sarebbe tanto piaciuto lavorare con lei anche sul palcoscenico". La conservo ancora».
Alberto Anile: I film di Totò (1946-1967) Le Mani, Genova 1998


13 commenti:

Giuliano ha detto...

Però, non scherziamo: Liana Orfei nel blog l'ho messa prima io, "I Clowns" di Fellini!
L'unica cosa che non mi piace di questo post è la cotonatura di Delia Scala, un tipo di pettinatura che ho sempre detestato; ma negli anni 50-60 al cinema erano tutte cotonate e per vedere dei capelli normali bisogna andare dai neorealisti.

Solimano ha detto...

Giuliano, che Liana Orfei l'hai messa prima tu, ma vuoi mettere? La tua è circense, con strane bestie attorno (qualcuna magari feroce e pericolosa) eppoi al circo ci si portano i bambini, quindi le liane stanno più composte e coperte (quasi...) per non scandalizzare i pargoli.
La mia nasconde l'amichetto dietro il separé e col fine giustifica i mezzi: quando canta (?) col marinaro lui non lo guarda nessuno.
Riguardo la cotonatura figurati cosa penso, sono cresciuto a pane, trecce e code di cavallo.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

La frase di Totò è diventata un piccolo, ma gradevolissimo tormentone nei discorsiquotidiani. A me piace molto usare anche Ogni limite ha una pazienza (soprattutto al lavoro) e la celeberrima Per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare?, anche se non ho mai avuto il coraggio di rivolgerla a nessun vigile urbano ;-)

Giuliano ha detto...

Ho dei ricordi piacevoli di "l'acqua non è classe" e di "siamo in mezzo ai Caini", però io non sono capace di rifare Totò...

Solimano ha detto...

Una famosa varizione in minore (molto in minore) la fece involontariamente Massimino, il presidente del Catania (o del Messina?) calcio: "C'è chi può e chi non può, io può".

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Mi piaceva molto Delia Scala, cotonatura a parte. Ma davvero con lei sono cambiate molte cose... Mpolto gradevole questo post. Saluti, Giulia

Anonimo ha detto...

Delia Scala è insuperata, artista a tutto tondo. La Carrà (miodio sta tornando in tv) può ricordarla ma non ha la stessa formazione professionale. Altra signora assai capace ma che lavora in coppia è la Mondaini. Con lei bisogna pensare per due, che Raimondo non può essere dimenticato. Mi piacque moltissimo Signore e signora con Lando Buzzanca.
Totò è Totò e non c'è altro da dire che tutto è già stato detto. Hanno fatto vedere l'altra sera La livella da lui recitata. Vista la smorfia a chiusura, non mi stupirei se avesse avuto in mano un corno rosso.

Giuliano ha detto...

In questo film mi piace moltissimo Peppino de Filippo: sembra il basso continuo della musica del '700, è lui che dà i tempi e tiene il ritmo. E Totò fa il violino solista...

Solimano ha detto...

I talenti femminili ci sono stati anche dopo, e ci sono ancora, naturalmente. Due che potevano fare molto di più perché avevano grandi qualità erano Isabella Biagini e Gabriella Ferri. Le migliori in questi anni per me sono Luciana Littizzetto, che scrive anche molto bene, e Sabina Guzzanti che sappiamo tutti perché non compare in TV. Ma qui siamo in un genere completamente diverso, quello delle comiche satiriche, di cui, negli anni di Delia Scala ce n'era una notevole e sottovalutata: Bice Valori. E prima ancora Franca Valeri.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Parlando di talenti

Quanto c’è di Anna in ogni personaggio che interpreti?
Essendo autrice di molti monologhi ho la possibilità di immettere nei dialoghi tanta parte della mia personalità e di conseguenza in ogni carattere c’è un tassello di Anna. Io mi reputo un paesaggio, popolato da tante stanze, tutte da scoprire!
Anna Marchesini.
Ora è molto malata ed è probabile che non la rivedremo più ma è stata grande, grandissima.
Non la dimentichiamo.
H.

Giuliano ha detto...

Io vedo tanti talenti femminili, purtroppo non vedo più i grandi registi che sapevano valorizzarle.
L'esempio più grande è quello di Liv Ullman, Bibi Andersson, tutte le attrici che hanno lavorato con Ingmar Bergman; ma anche da noi quando c'era Vittorio De Sica.
La mia impressione è che nel mondo del cinema oggi Bergman e DeSica senior non li farebbero nemmeno entrare in anticamera.

Aggiungo ancora che:
- Mario Mattoli era un ottimo regista. Penso sempre a lui quando sento magnificare altri registi in attività: avessero un decimo del suo mestiere!
- per Delia Scala ho sempre avuto una gran passione, ma penso di non essere stato l'unico.
- Non sapevo che la Marchesini fosse malata.

Anonimo ha detto...

Solimano e Haba avete citato il fior fiore delle signore di spettacolo. Sia la Valori che la Valeri( che adoro) hanno dato autorevolezza e peso al mondo femminile nel mondo dello spettacolo che spesso relega e mortifica le gambe dentro a tacchi a spillo e calze a rete. Si pensi solo alla definizione "Le donnine di Macario". Per non parlare del mio amore segreto che è la Ferri, o la Marchesini che col malloppetto ciccioso rido fino alle lacrime. Vederla ultimamente così ammalata mi ha fatto davvero male. La Littizzetto la vorrei come amica,la sento vicina alle mie corde, ma colei che ritengo una fuoriclasse anche per i temi che tratta è la Guzzanti. RaiHot è la sintesi della sua intelligenza graffiante e la sua capacità di tenere il palcoscenico.
Ma la Delia che era soubrette di grande talento e attrice, non la ricordo in solitari monologhi satirici o comici. La ricordo sempre in lavori corali dove la sua figura spiccava per capacità, misura, eleganza e professionalità.
Era anche una gran bella donna.
Le altre le ricordo in carriere anche solitarie e di genere diverso. Per cui per me Delia è stata l'ultima talentuosa donna del varietà anche televisivo. Le altre sono altra cosa.
Concordo con Giuliano, Peppino è il basso continuo. Ci vuole una spalla straordinaria per reggere un grande come Totò. E penso anche a Fabrizi.

Giuliano ha detto...

Occhio Silvia che suonare il basso, in musica, non è fare da spalla. E' l'essenza stessa, la spina dorsale.
Aldo Fabrizi era un altro solista, come Totò: non un violino di certo, forse più una viola o un violoncello, o forse 'n'orgheno intero, chissà!