lunedì 22 settembre 2008

Mongol

Temucin e Börte

Mongol, di Sergei Bodrov (2007) Sceneggiatura di Arif Aliyev, Sergei Bodrov Con Tadanobu Asano, Khulan Chuluun, Honglei Sun, Amadu Mamadakov, Aliya, Tegen Ao, Ying Bai, Bao Di, Odnyam Odsuren, Bayertsetseg Erdenebat, Amarbold Tuvshinbayar, Musica: Tuomas Kantelinen, Fotografia: Rogier Stoffers, Sergei Trofimov (126 minuti) Rating IMDb: 7.4
Solimano
Dopo la caduta del muro di Berlino, arrivavano ogni tanto al Conservatorio di Milano delle sconosciute orchestre russe. Il livello era medio-alto: gli orchestrali bravissimi e probabilmente affamati, i direttori, dopo tre minuti di bacchettate, già sudati fradici, ma coinvolti e credibili. Il repertorio mostrava una propensione, più che alle sinfonie, ai poemi sinfonici. Esagero, ma non più di tanto. E nell'intervallo, scattava inesorabile la solita battuta: "Stasera, la mazzata slava!" Che farci? E' una battuta che ha una sua verità: l'esagerazione, la dismisura, il respiro lungo, il prendersi maledettamente sul serio fanno parte del carattere storico russo. A volte verrebbe da dire che è un aspetto più antropologico che storico. Nel bene e nel male, perché c'è anche il bene, eccome se c'è.



Una volta tanto, mi lascio sommergere dall'ansia definitoria. Cos'è il film Mongol di Sergei Bodrov? Ha ragione Le Monde: è una fantasia eroica. Provate a guardare le immagini che ho messo, una per una, naturalmente ingrandite (anche le due piccole). Non c'è verso, le troverete tutte bellissime. Non ne ho nessun merito, non ho faticato molto per trovarle, solo un po' di avvedutezza. Perchè lo dico? Perché, per quanto belle siano, bisogna vedere questo film su grande schermo (non sui consueti scatolotti TV o PC) per cominciare a farsene un'idea adeguata e naturalmente ammirata. Ho avuto questa estate una ulteriore fortuna: l'ho visto su grande schermo in un vasto cinema all'aperto, circondato da alberi secolari o quasi. Perché sono i grandi spazi il primo motivo per ammirare il film. Detta così pare banale, ma in tanti anni non ho mai visto qualcosa di paragonabile. Gli spazi sono veri, verissimi. Li hanno trovati nel Kazakhstan, in Cina, in Mongolia. Hanno dovuto addirittura fare delle strade per arrivarci, le troupe dormivano a più di venti chilometri di distanza. Proprio i posti dove visse Temucin (1162-1227) che chiamiamo normalmente Gengis Khan. Il film racconta la vita di Temucin dalla nascita sino alla battaglia del 2006 che gli diede il potere su tutte le tribù mongole, dell'area del Gobi. Nei vent'anni successivi estese il suo potere all'odierno Afghanistan, all'Iran, alla Russia, a buona parte della Cina, ma il film questo non lo racconta. Ci promettono (o minacciano?) una trilogia. D'altra parte, specie noi occidentali ne sappiamo pochissimo, di Gengis Khan: il film si basa su testi tradotti per la prima volta solo nel 1982.

Ci sono altri motivi per cui il film ispira ammirazione, ed ho ragguppato le immagini per temi più che per cronologia. I bambini: la storia di Temucin bambino (Odnyam Odsuren), della bambina Börte (Bayertsetseg Erdenebat) a cui si promette a nove anni (per riconoscere la moglie giusta bisogna guardare i piedi...) e del bambino amico Jamukha (Amarbold Tuvshinbayar). Temucin è il figlio di un capo clan, che viene avvelenato da una tribù rivale. Un membro del clan, Targutai (Amadu Mamadakov) si ribella e prende il potere. Così Temucin deve andare in giro conciato come si vede nelle immagini, perché i bambini non si uccidono, bisogna aspettare che la statura superi un certo segno, e allora sono uomini e si possono uccidere, così Targutai aspetta. Temucin e sua madre Oelun (Aliya) lo sanno, e cercano di sottrarsi alla condanna anticipata. La madre di Temucin non è del clan, ma è una Merkit, rapita anni prima dal padre di Temucin.



Temucin e Yamukha

La storia dell'amicizia fra Temucin e Jamukha, una amicizia da fratelli che negli anni diventeranno nemici, restando nell'intimo fratelli, perché la lotta per il potere li metterà l'uno contro l'altro. Temucin adulto è Tadanobu Asano, giapponese e Jamukha adulto è Honglei Sun, cinese.



La storia dell'amore fra Temucin adulto e Börte adulta, che è Khulan Chuluun, per cui giustamente Le Monde parla di bellezza stupefacente. Le traversie faranno sì che Börte venga fatta schiava da un nemico e partorisca due figli, Temucin li considererà figli suoi, perché figli di Börte. Temucin per anni sarà costretto in una gabbia nella capitale del regno Tangut come un animale con la scritta: "Al mongolo che voleva conquistare tutti i mongoli", e sarà Börte a liberarlo, dopo essere riuscita ad attraversare il deserto pagando il viaggio col suo corpo.

L'attacco dei Merkit con le maschere da guerra


Yamukha all'ultima battaglia

Le fughe, le catture, le condanne, gli scontri, le crudeltà, gli atti giusti. E le battaglie, sino a quella finale fra le schiere di Temucin e di Yamukha, fratelli e nemici. Una volta tanto Temucin risparmia la vita del nemico sconfitto.
Sarà una mazzata slava o addirittura centro-asiatica, ma che meravigliosa mazzata è questo film! Fra trent'anni, quando non ci saranno più multisale, schermi grandi, cinema al chiuso o all'aperto (ma non è sicuro), diranno: "Eppure, fino al 2007 il grande spettacolo cinematografico su grande schermo è esistito, il 2007 è l'anno di Mongol". Perché qui non c'è il sapore di posticcio di Conan né il sapore di digitale de Il gladiatore, questo è un film che esprime autenticità. Il regista Sergei Bodrov, che evidentemente è molto colto, ha saputo capitalizzare le grandi lezioni di Eisenstein e di Kurosawa, in un film forse più di superficie che profondo. Ma che superficie, e che fiato lungo! Naturalmente su grande schermo, seduti comodi, in buona compagnia. Così si faceva e si tornerà a fare, prima o poi, non facciamoci mancare niente.

Temucin e Börte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Accipicchia Solimano! Mi hai fatto venire voglia di vederlo...ma gli spazi aperti, adesso, dove li vado a trovare? Intanto noleggio il dvd che ho la tivi grande, che dici? Provo?

Solimano ha detto...

Silvia, il film, dal punto di vista immaginifico, è bello anche per TV: spettacolare al di sopra di ogni aspettativa. Come storia può piacere o meno, io l'ho trovata coinvolgente. Ha solo un limite: che non è un film fatto dalla cinemtografia più usuale, quella americana. Per cui il numero di votanti in IMDb è di poco più di 5000, se l'avessero fatto gli americani ci sarebbero diverse decine di migliaia di votanti.
Per i DVD, qui nelle biblioteche della Brianza li danno gratis per una settimana, con un massimo di tre o cinque al colpo. I film recentissimi non ci sono, ma è un servizio ottimo, secondo me c'è anche dalle tue parti.

grazie Silvia e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Grazie Solilmano, m'informerò che devo prepararmi per il lungo inverno:) Il cinema asiatico mi piace. A volte molto. Mentre trovo insulso a volte, quello americano.
Dalla descrizione che ne hai fatto sono certa che mi piacerà. Mi dispiace di non vederlo all'aperto in mezzo ad alberi. Hai reso bene l'idea di come dev'essere stato piacevole vederlo così. Mi accontenterò:)

Anonimo ha detto...

Bellissimo film visto un po' per curiosità personale e un po' grazie alla lungimiranza dei soliti amici che propongono il film del sabato sera. Corale, di grande respiro, giustamente goduto in pieno sul grande schermo :-))