domenica 28 settembre 2008

I modi di vedere: Sette spose per sette fratelli (1)

Seven Brides for Seven Brothers, di Stanley Donen (1954) Sceneggiatura di Stephen Vincent Benet, Albert Hackett, Frances Goodrich, Dorothy Kingsley Con Howard Keel, Jeff Richards, Russ Tamblyn, Tommy Rall, Marc Platt, Matt Mattox, Jacques d'Amboise, Jane Powell, Julie Newmar, Nancy Kilgas, Betty Carr, Virginia Gibson, Ruta Lee, Norma Doggett, Ian Wolfe Musica: Gene de Paul Fotografia: George J. Folsey Coreografia: Michael Kidd (102 minuti) Rating IMDb: 7.2
Solimano
Così Plutarco nella Vita di Romolo, 14:
Egli (Romolo) stava seduto in prima fila tra i maggiorenti, vestito di porpora, e il segno convenuto dell'azione era quando, alzatosi in piedi, avesse aperto poi di nuovo ravvolto il manto. I Romani in gran numero, armati di spade, tenevano gli occhi fissi su di lui. Venuto il segnale, estrassero le armi e balzarono avanti con un urlo, afferrarono le figlie dei Sabini e lasciarono andare i padri, anzi li esortarono a fuggire. Alcuni storici dicono che ne furono rapite soltanto trenta, dalle quali derivarono anche i nomi delle trenta fratrie romane; ma Valerio Anziate fa ascendere il loro numero a cinquecentoventisette, e Iuba a seicentottantatré, tutte vergini; e questa è la più valida scusante per Romolo. Infatti l'unica donna sposata catturata, Ersilia, lo fu per sbaglio. Dunque i Romani non furono spinti al ratto per lascivia o malvagità, ma con l'intenzione precisa di mescolare in una sola comunità due stirpi con i vincoli più solenni.
Traduzione di Carlo Carena, Mondadori editore 1974


Nelle righe successive Plutarco aggiunge che secondo alcuni storici Ersilia fece un ottimo matrimonio, forse con lo stesso Romolo. Si vede che l'essere sposata, quindi non più vergine, la metteva in buona vista. Ci sono anche altre versioni, come quelle di Tito Livio e di Dionigi di Alicarnasso, ma certamente l'episodio del 753 a. C. non fu il primo nel suo genere. Né l'ultimo, visto che nel 1954 Stanley Donen fece il film Sette spose per sette fratelli proprio ispirandosi a Plutarco, con la mediazione degli sceneggiatori, in primis di Stephen Vincent Benet che cambiò data e posto: il film si svolge nel 1850 in Oregon.
Non è vero che le favole piacciono solo i bambini, ci sono favole anche per i grandi, e il Ratto delle Sabine è una di queste, una favola vera (come tutte le favole) con tante versioni. Di favole per adulti così belle da guardare e da ascoltare come Sette spose per sette fratelli non ne conosco.

Chi ha visto anche una sola volta il film non lo confonde con nessun altro, ma sembrerebbe strano parlare di modo di vedere, quando è un film basato soprattutto sullla danza e sul canto. Ci si potrebbe aggiungere che una delle poche critiche riguarda i fondali, che per ragioni di budget furono dipinti e lo si nota benissimo, eppure Stanley Donen ha un suo preciso modo, al di là delle danze e delle musiche. Ho scelto l'episodio che prende il nome dalla canzone June Bride che ne è il motivo musicale, cantato dal coro delle sei ragazze rapite in paese dai fratelli Pontipee, le Sabine della situazione.


Riepilogo i fatti. Il rapimento riesce perché l'inseguimento dei padri e dei fidanzati delle ragazze viene bloccato da una valanga di neve che blocca il transito del passo. Fino a primavera niente da fare, tutti debbono aspettare.
La situazione ce l'ha in mano Milly (Jane Powell), la moglie di Adam (Howard Keel), il maggiore dei Pontepee. Milly è piccola di statura, mentre Adam è gigantesco, ma nel delicato affare della gestione del rapimento comanda Milly, che ha il carattere di una arzdora.


Così le ragazze passano l'inverno in uno stanzone, tutte in compagnia e gli uomini stanno fuori, senza nessuna possibilità di accesso allo stanzone e quindi alle ragazze. E' tagliato fuori anche Adam a cui tocca di dormire nella stalla. Fuori nevica e il tempo non passa mai. Le ragazze un po' guardano fuori dalla finestra, un po' chiacchierano, un po' litigano. Finché arriva Milly che dice a tutte di essere incinta (evidentemente Adam non ha sempre dormito nella stalla). E allora fra le sei ragazze tutte vestite con castissimi pigiami bianchi comprensivi di mutandoni, torna l'allegria e cantano insieme June Bride, perché in primavera pensano proprio di sposarsi, anche se non sanno ancora con chi: con i rapitori o con i paesani?


Stanley Donen girava il film nel 1954, le ragazze indossano gli identici pigiami, eppure è un episodio in cui tenerezza ed erotismo sono mischiati in modo inscindibile. Non tutte le ragazze sono particolarmente belle (le avevano scritturate soprattutto per le loro capacità di danza o di voce), ma uno dei pregi del film, in questo come in altri episodi, è di non scadere mai nella carineria. Esprime con semplicità i rapporti fra uomini e donne, i sentimenti e le aspettative.
L'episodio più famoso prende il nome della canzone Barn Dance ed è quello della contesa danzante fra i paesani ed i Pontepee. I due gruppi cercano di sottrarsi le ragazze a vicenda e sembra che sia una contesa fra maschi, ma alla fine sono le ragazze a scegliere, e scelgono proprio i fratelli Pontepee, chissà perché. In questo episodio ci sono tali finezze nel rapporto fra i gruppi di uomini, il gruppo di donne e fra singoli uomini e singole donne che un libro di centinaia di pagine non riuscirebbe a spiegare. Il film infatti lo spiega mostrando atteggiamenti e comportamenti attraverso i gesti, la musica, il canto e il ballo. Così succede per l'episodio June Bride, con le sei ragazze nello stanzone, quasi sempre raggruppate.



Ma c'è un caso particolare, e sono ben lieto che ci sia. Una delle sei ragazze è più uguale delle altre, quella che alla fine sposerà Benjamin (Jeff Richards). E' una ragazza mora ed alta. Non sono sicuro al cento per cento, ma credo si tratti di Julie Newmar, che poi divenne famosa e che allora era all'inzio della carriera (aveva 21 anni). Non fa la solista nel canto né la solista nella danza. Evidentemente Donen si rendeva conto che non poteva puntare solo sulla vocalità di Jane Powell e sul coro delle ragazze, serviva quel tocco in più, che questa affascinante ragazza dai capelli neri e lunghi riesce a dare. Difatti, nella parte restante del film, le varie coppie che si formano hanno un po' di leziosità seppure mirabile, ma quando sono insieme Benjamin e Dora (Jeff Richards e Julie Newmar) tutti si aspettano che spariscano subito in mezzo a qualche cespuglio fitto, ombroso e comodo.

In chiusura, metto l'immagine con cui finisce l'episodio June Bride: le sei ragazze guardano fuori nella notte buia e nevosa, ma sanno già che l'episodio successivo sarà Spring Spring Spring, ed il titolo lo spiega bene, capiamo quello che accadrà.

Torno a Plutarco con cui ho cominciato. Molti grandi pittori hanno fatto quadri ispirandosi al Ratto delle Sabine, Poussin e Rubens su tutti, ma preferisco giocare in casa, ed inserire un affresco di Ludovico Carracci giovane, eseguito poco dopo il 1580 a Bologna nel palazzo Magnani che è in via Zamboni (allora via San Donato). Come si vede dal quadro, il riferimento al racconto di Plutarco è diretto: Romolo, sulla sinistra, risponde perfettamente alla descrizione che ne dà Plutarco.

2 commenti:

Roby ha detto...

Sì, quella è proprio Julie Newmar: impossibile confonderla, dato che è stata guest star in tante famose serie di telefilm -una fra tutte, Star Trek- da me predilette.

"Sette spose per sette fratelli" è uno di quei film che fanno parte del mio immaginario: e di questo devo ringraziare la solita cara zia cinefila, meritevole di avermi trasmesso il gusto per certe epiche pellicole in technicolor... E se i fondali sono dipinti e non "veri", chissene....???

Grazie, Solimano!

Roby

Anonimo ha detto...

Mi portesti dire i nomi della ragazze nel film e chi sono nelle foto??? Grazie!!!