domenica 8 giugno 2008

Una vita difficile

Una vita difficile, di Dino Risi (1961) Sceneggiatura di Rodolfo Sonego Con Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi, Lina Volonghi, Claudio Gora, Antonio Centa, Loredana Cappelletti, Mino Doro, Daniele Vargas, Edith Peters, Alessandro Blasetti, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Franco Scandurra, Renato Tagliani Musica: Carlo Savina Fotografia: Leonida Barboni (118 minuti) Rating IMDb: 8.6
Solimano
Ho già scritto nel blog due post, riguardo Una vita difficile di Dino Risi (1961).
I post riguardano episodi del film collegati a date storico-politiche:
- la cena a casa dei monarchici la sera in cui vengono comunicati i risultati del referendum fra repubblica e monarchia.
- il matrimonio di Silvio Magnozzi (Alberto Sordi) con Elena Pavinato (Lea Massari) in Campidoglio proprio nel giorno in cui avviene l'attentato a Togliatti.

Scrivere sul film nel suo insieme è difficile, perché la ricchezza dei motivi è tale che finirei, per voler dire tutto, per stare sul generico. In tal caso sarei poco utile a me e ad eventuali lettori. Quindi preferisco concentrarmi su alcuni motivi salienti commentando immagini che abbiano una loro esemplarità.
Sopra il post metto una immagine desolata di Elena quando, dopo aver seguito Silvio a Roma , vede la casa in cui le toccherà vivere e capisce che l'andamento è ben diverso da quello che si aspettava. Questo film non è solo di Risi, Sordi e Sonego, è anche un film di Lea Massari -attrice e personaggio.


Elena salva la vita a Silvio durante la Resistenza. Silvio sta per essere ucciso, ma Elena con il ferro da stiro uccide il tedesco. I due vivranno nascosti nel paese della ragazza (in Brianza, presso Cantù-Cermenate), ma un giorno Silvio tornerà con i suoi compagni senza avvertire Elena. Finita la guerra, solo quasi per caso tornerà nel paese di Elena, che andrà all'appuntamento con la valigia, pronta a partire con lui per Roma. Silvio farà solo buon viso ad un gioco del tutto inatteso.

Ecco l'arrivo di Elena a Roma, in piedi nella Topolino del giornale precario su cui Silvio scrive da precario.


Proprio nel giorno del matrimonio, Silvio va in prigione, perché si fa coinvolgere nelle manifestazioni dopo l'attentato a Togliatti. Finirà condannato al carcere, e dovrà scontare la pena perché era già stato condannato per diffamazione dell'uomo d'affari Bracci (Claudio Gora). I testimoni, che Silvio pensava di avere come assi nella manica, si erano dileguati, perché Bracci aveva saputo essere generoso... Al processo ed alla condanna assiste anche Elena.

Elena, incinta e col marito in carcere, è costretta a tornare al suo paese, dalla madre Amelia (Lina Volonghi), che fa l'albergatrice.


In carcere, Silvio diventa il capo di una agitazione dei detenuti che vogliono migliori condizioni di vita. Le otterranno, ma Silvio, che come al solito si è esposto troppo, finirà in isolamento.

All'uscita dal carcere, Silvio non trova più il posto al giornale, la situazione è sempre più precaria. La famiglia di Elena si darà da fare per aprirgli altre strade, insistendo con lui perché si laurei (ha interrotto l'università), ma Sivio non riuscirà a farcela, e manderà a quel paese Elena e tutta la famiglia. I due si separano, Silvio sta a Roma, Elena sta al nord.




Silvio non riesce a trovare una sistemazione definitiva, intanto ha scritto una specie di romanzo-cronaca, in cui denuncia la caduta civile che sta avvenendo in Italia e che dice di aver sperimentato sulla sua pelle. Ha difficoltà a trovare un editore, allorae ci prova anche col cinema, come sceneggiatore, ma Sivana Mangano, Alessandro Blasetti, Vittorio Gassman a Cinecittà cercano in tutti modi, seppure cortesemente, di evitarlo. Gassman lo vede di lontano, mentre lo intervista Renato Tagliani e decide di andarsene circondato dai suoi legionari. C'è anche un leone, per fortuna in gabbia. Tutti sanno che Silvio ha qualche talento, ma sanno che è un idealista egocentrico e velleitario, del tutto inaffidabile.

Intanto Elena provvede a sé ed al figlio. C'è anche un uomo ricco e maturo che le fa la corte. Silvio riesce a ragranellare i soldi che gli servono per andare in Versilia, dove sa che è Elena. Finirà con una scenata in cui Silvio, anche perché ubriaco, ne dice di tutti i colori alla compagnia di Elena, fino a trovarsi disperato in mezzo ad una strada con le macchine che gli sfrecciano attorno. Ridotto alla disperazione, accetterà l'opportunità che gli offre il suo amico Franco Simonini (Franco Fabrizi): lavorare proprio per il commendator Bracci, che adesso controlla anche un giornale. Silvio non fa il giornalista, ma è una specie di assistente tuttofare. Finanziariamente le cose vanno meglio, e Silvio si ripresenta ad Elena proprio il giorno del funerale della madre. Elena e Silvio riprendono a vivere insieme a Roma.




Una sera sono invitati ad un party a casa di Bracci, ed Elena ha modo di constatare il tipo di lavoro e di vita che fa suo marito. Silvio la presenta a Bracci e questi non le stringe la mano, le porge solo il mignolo.
Sulla famosa scena di Silvio spruzzato da Bracci, ho due osservazioni:
- al fatto è presente un alto prelato, che sta seduto e fa lo svanito, così finge di non vedere.
- a parte la villanìa sistematica di Bracci, Silvio ha cercato di scrivere articoli e di farli uscire nel giornale, pur sapendo che Bracci non vuole.
Silvio sa che la moglie ha visto che cosa è successo. In quel momento decide di ribellarsi, e con un pugno fa cadere Bracci in piscina. Poi se ne va a piedi dando il braccio a sua moglie. I due se ne vanno dal party seri e silenziosi, salvo una sola parola che Silvio dice a Franco Simonini, l'amico che gli ha trovato il posto. Dice, in romanesco: "Raccoglilo!" riferendosi a Bracci.

Qui sotto, metto una immagine dell'inizio del film: Silvio sa che il tedesco sta per sparargli e si volta, attendendo terrorizzato la morte. Proprio in quel momento Elena lo salva.

1 commento:

Giuliano ha detto...

Un grandissimo film, e anche uno dei pochi in cui Sordi è un personaggio positivo, capace di ribellarsi alle sopraffazioni o di tener duro sui princìpi giusti(me ne ricordo pochi: "La grande guerra", "Riusciranno i nostri eroi..." - e poi forse è finita la lista?)