lunedì 14 aprile 2008

Odissea: Circe

Circe (Juliette Mayniel)

Odissea, di Franco Rossi (1968) Altri registi: Piero Schivazappa, Mario Bava Dal poema di Omero Sceneggiatori: Giampiero Bona, Vittorio Bonicelli, Fabio Carpi, Luciano Codignola, Mario Prosperi, Franco Rossi, Renzo Rosso Con: Bekim Fehmiu, Irene Papas, Michèle Breton, Fausto Tozzi, Renaud Verley, Marina Berti, Sampson Burke, Roy Purcell, Stefanella Giovannini, Karl-Otto Alberty, Barbara Bach, Scilla Gabel, Juliette Mayniel, Constantin Nepo, Kyra Bester Musica: Carlo Rustichelli Fotografia: Aldo Giordani (446 minuti) Rating IMDb: 9.0
Solimano
Ancora Omero...

Di là navigammo avanti, scovolti nel cuore,
lieti d'aver scampato la morte, ma privi dei cari compagni.
E all'isola Eèa venimmo; qui stava
Circe riccioli belli, terribile dea dalla parola umana,
sorella germana d'Eèta dal cuore crudele;
entrambi sono nati dal Sole, che illumina gli uomini,
e madre fu Perse, la figlia d'Oceano.
X 133-139

Mi fermai sulla porta della dea belle trecce,
e là fermo gridai; la dea sentì la mia voce.
Subito, uscita fuori, aperse le porte splendenti,
e m'invitava: io la seguii sconvolto nel cuore.
Mi condusse a sedere su un trono a borchie d'argento,
bello, ornato: e sotto c'era lo sgabello pei piedi.
Fece il miscuglio per me, in tazza d'oro, perché bevessi,
e il veleno m'infuse, mali meditando nel cuore.
X 310-317

"O Circe, come m'inviti ad esserti amico,
tu che porci m'hai fatto nel tuo palazzo i compagni,
e me ora qui avendo, con inganni m'adeschi
a entrare nel talamo, a salire il tuo letto,
per farmi poi, così nudo, vile e impotente?
Non vorrò certo salire il tuo letto,
se non hai cuore, o dea, di giurarmi il gran giuramento
che nessun sortilegio trami ancora a mio danno".
X 336-344


Così dicevo, e lei subito giurò come volli,
e quando ebbe giurato, compiuta la formula,
allora solo di Circe salii il letto bellissimo.
X 345-347


"O Circe, chi è l'uomo, purché abbia giustizia,
il quale ardirebbe empirsi di cibo e di vino,
prima che sian liberati i compagni e li abbia visti con gli occhi?
Se con cuore sincero a bere e a mangiare m'inviti,
scioglili, che li veda con gli occhi, i fedeli compagni".
Così dicevo: e Circe uscì attraverso la sala,
la verga in mano tenendo, le porte aprì del porcile
e fuori li spinse, simili a porci grassi di nove stagioni.
Quelli le stavan davanti, e lei in mezzo a loro
andando, li ungeva ad uno ad uno con altro farmaco.
E dalle loro membra le setole caddero, nate
dal veleno funesto, che diede loro Circe sovrana:
uomini a un tratto furono, più giovani di com'eran prima,
e anche molto più belli e più grandi a vedersi.
X 383-396

Ma io, salito di Circe il letto bellissimo
le abbracciai le ginocchia; la dea ascoltò la mia voce,
e io parlandole parole fugaci dicevo:
"O Circe, compimi la promessa che hai fatta
di rimandarci a casa; l'animo mio balza ormai,
e quello degli altri compagni, che mi finiscono il cuore,
intorno a me singhiozzando, appena tu sei lontana".
X 480-486

Allora le vesti mi fece vestire, tunica e manto;
e lei un manto candido, ampio, vestiva la ninfa,
sottile, grazioso, e cinse la cintura sui fianchi,
bella, d'oro, e sul capo il suo velo.
Io per la casa andando, incitavo i compagni
con parole di miele stando accanto a ciascuno.
"Basta ora, non godetevi più il dolce sonno dormendo,
ma andiamo; ormai lo permette Circe sovrana".
X 542-549

Ma anche di là non condussi via senza perdite i miei.
Elpènore era il più giovane, e molto gagliardo
in guerra non era, e nei pensieri non molto connesso;
questi, lontano dai suoi compagni, sul sacro tetto di Circe,
frescura cercando, s'era steso ubriaco;
dei compagni già in moto il chiasso e le voci sentendo,
si destò all'improvviso e scordò nel suo cuore
di ritornare all'alta scala per scendere,
e a capofitto cadde dal tetto: l'osso del collo
gli si spezzò, l'anima scese giù all'Ade.
X 551-560

P.S. La versione dell'Odissea è di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi 1963.