mercoledì 16 aprile 2008

Odissea: Penelope

Penelope (Irene Papas)

Odissea, di Franco Rossi (1968) Altri registi: Piero Schivazappa, Mario Bava Dal poema di Omero Sceneggiatori: Giampiero Bona, Vittorio Bonicelli, Fabio Carpi, Luciano Codignola, Mario Prosperi, Franco Rossi, Renzo Rosso Con: Bekim Fehmiu, Irene Papas, Michèle Breton, Fausto Tozzi, Renaud Verley, Marina Berti, Sampson Burke, Roy Purcell, Stefanella Giovannini, Karl-Otto Alberty, Barbara Bach, Scilla Gabel, Juliette Mayniel, Constantin Nepo, Kyra Bester Musica: Carlo Rustichelli Fotografia: Aldo Giordani (446 minuti) Rating IMDb: 9.0
Solimano
Ancora Omero...

"...
E ora non so come sfuggire alle nozze, non trovo
altro imbroglio; e molto i genitori mi spingono
perché mi sposi, s'adira il figlio che gli divorino i beni,
perché ormai capisce: un uomo a quell'età già moltissimo
della casa si cura, e a lui Zeus dona gloria.
Ma anche così dimmi la stirpe, donde tu sei;
non certo da vecchia quercia sei nato o roccia".
XIX 157-163

"...
Deucalione generò me e Idomenèo sovrano;
questi sopra le navi curve poppe andò a Ilio
con gli Atridi; io il nome glorioso d'Etone
e sono il più giovane, lui maggiore e più forte.
Là io vidi Odisseo e gli feci accoglienza
Sì, perché a Creta lo spinse la forza del vento,
nel viaggio per Troia, dal Malea deviandolo.
..."
XIX 181-187


Per prima cosa fecero il bagno, vestirono le tuniche,
le donne si ornarono; poi il divino cantore
prese la concava cetra, e in loro ispirò brama
di musica dolce e di danza armoniosa.
XXIII 142-145

E a lui parlò la prudente Penelope:
"Misero no, non son superba, non ti disprezzo,
non stupisco neppure: so assai bene com'eri
partendo da Itaca sulla nave lunghi remi.
Sì, il morbido letto stendigli Euriclea,
fuori dalla solida stanza, quello che fabbricò di sua mano;
qui stendetegli il morbido letto, e sopra gettate il trapunto,
e pelli di pecora e manti e drappi splendenti".
XXIII 173-180

Così parlava, provando lo sposo; ed ecco Odisseo
sdegnato si volse alla sua donna fedele:
"O donna, davvero è penosa questa parola che hai detto!
Chi l'ha spostato il mio letto? Sarebbe stato difficile
anche a un esperto, a meno che un dio venisse in persona,
e, facilmente, volendo, lo cambiasse di luogo.
Tra gli uomini, no, nessun vivente, neanche in pieno vigore,
senza fatica lo sposterebbe, perché c'è un grande segreto
nel letto ben fatto, che io fabbricai, e nessun altro.
..."
XXIII 181-189

Così disse, e a lui venne più grande la voglia del pianto,
piangeava, tenendosi stretta la sposa dolce al cuore, fedele.
Come bramata la terra ai naufraghi appare,
a cui Poseidone la ben fatta nave nel mare
ha spezzato, travolta dal vento e dalle grandi onde:
pochi si salvano dal bianco mare sopra la spiaggia
nuotando, grossa salsedine incrosta la pelle;
bramosi risalgono a terra, fuggendo la morte;
così bramato era per lei lo sposo a guardarlo
dal collo non gli staccava le candide braccia.
XXIII 231-240


Così essi queste parole tra loro dicevano:
intanto Eurinòme ed Euriclea preparavano il letto
con morbide coltri sotto le fiaccole accese.
E quando ebbero steso il morbido letto con cura,
la vecchia a dormire tornò alla sua stanza;
e a loro Eurinòme, l'ancella di camera, faceva strada
mentre andavano al talamo, con la fiaccola in mano.
E accompagnatili al talamo, tornò via. Allora,
bramosi, i diritti del letto antico riebbero.
XXIII 288-296

Ma i due, quand'ebbero goduto l'amore soave,
godettero di parlarsi, uno all'altra dicendo,
lei quanto in casa soffrì, la donna bellissima,
costretta a vedere la folla sfacciata dei pretendenti,
che a causa sua, numerose le vacche e le pecore grasse
sgozzavano, e molto vino si attingeva dai vasi;
e lui, il divino Odisseo, quante pene inflisse
ai nemici, e quante sventure dovette subire lui stesso,
tutto narrava: lei godeva a sentire, né il sonno
cadde sui loro occhi, finché tutto fu detto.
XXIII 300-309

P.S. La versione dell'Odissea è di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi 1963.

3 commenti:

Giuliano ha detto...

Questo è il riconoscimento di Ulisse, da "Il ritorno di Ulisse in patria" di Monteverdi su libretto di Giacomo Badoaro (Venezia, 1641)

Penelope:
Or sì ti riconosco, or sì ti credo,
antico possessore
del combattuto core.
Onestà mi perdoni:
dono ad amor le sue ragioni.
Ulisse:
Sciogli, lingua, deh sciogli
per allegrezza i nodi!
Un sospiro, un ohimé,
la voce snodi.
Penelope:
Et illustratevi, o cieli!
Rinfioratevi, o prati!
Aure, gioite!
Gli augelletti cantando,
i rivi mormorando,
si rallegrino (...)
A due:
Sospirato mio sole,
ritrovata mia luce,
porto, quiete, riposo!
Bramato sì, ma caro:
per te gli andati affetti
a benedir imparo.
Non si rammenti
più de’ tormenti:
tutto è piacer.
(...)

Solimano ha detto...

Giuliano, il tuo commento mi ha fatto venire un'idea che non dico: prima fare e poi dire.
Però, ci pensi alla Penelope ed all'Odisseo di Omero, se avessero sentito tali alate parole di Giacomo Badoaro? Alla pramzana so io cosa gli avrebbero detto: "Pèrla cmet megn", parla come mangi.
Il bello dell'Odissea è che ogni epoca ha voluto leggerla con i propri occhiali, e continuerà così anche in futuro. Poi, ci si leva gli occhiali e si torna alle parole vere di Omero, magari in greco, che non ho tempo per riprendere.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, manca la musica di Monteverdi.
Questi libretti seicenteschi sono a tratti dei capolavori, soprattutto quelli di Gianfranco Busenello e di Alessandro Striggio, ma anche questo di Badoaro non è male: all'ascolto, "Sospirato mio sole / ritrovata mia luce" si sentono veramente il Sole e la Luce.
Gran parte de merito è di Monteverdi, of course: un po' come capiterà due secoli dopo a Verdi con Francesco Maria Piave.
Mettere qui questi versi è solo un invito, una curiosità che molti non conoscono.
Il teatro d'opera nel '600 era qualcosa di molto diverso da quello che siamo abituati a pensare, molto più vicino a Shakespeare (stesso periodo di Monteverdi) che non a Puccini.
(ma Puccini ha nel suo DNA il "recitar cantando" di Monteverdi, va detto subito)