sabato 24 ottobre 2009

Cronache di poveri amanti (2)

Cosetta Greco (Elisa)

Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani (1954) Dal romanzo di Vasco Pratolini Sceneggiatura di Sergio Amidei, Giuseppe Dagnino, Carlo Lizzani, Massimo Mida Con Anna Maria Ferrero (Gesuina), Cosetta Greco (Elisa), Antonella Lualdi (Milena), Marcello Mastroianni (Ugo), Bruno Berellini (Carlino), Irene Cefaro (Clara), Adolfo Consolini (Maciste), Giuliano Montaldo (Alfredo), Gabriele Tinti (Mario), Eva Vanicek (Bianca), Wanda Capodaglio (La Signora), Garibaldo Lucii (Staderini), Mario Piloni (Osvaldo) Fotografia: Gianni Di Venanzo Musica: Mario Zafred (115 minuti) Rating IMDb: 7.1

Solimano

Alfredo (Giuliano Montaldo) è stato aggredito a manganellate da alcuni fascisti fuori linea. La dritta l'ha data Carlino Bencini (Bruno Berellini), a cui Alfredo aveva rifiutato un finanziamanto al Fascio. Doveva essere un piccolo agguato punitivo, così per dare un segno, ma Alfredo ha resistito all'aggressione, ed è finita che l'hanno lasciato esanime sul greto del Mugnone. Gravi lesioni interne da cui Alfredo non si riprenderà, soffrendo per mesi e mesi. Milena (Antonella Lualdi) l'assisterà anche quando sarà ricoverato in una casa di cura in collina. Per far fronte alle spese dovrà vendere la pizzicherìa, sempre con l'intervento dell'usuraia che tutti chiamano La Signora (Wanda Capodaglio).


Il film di Carlo Lizzani fu considerato da subito un film fortemente antifascista. D'altra parte anche il romanzo di Vasco Pratolini lo era. Ma è un film storico, un film in costume, girato trent'anni dopo i fatti che racconta, che si svolgono nel 1925. Non è un film con lo spadone del bianco e del nero; tiene conto in alcuni dei personaggi della situazione di ambiguità, di incertezza, a volte anche di sordidezza in cui vivevano anche ceti popolari nel momento in cui il fascismo sembrava trionfare e l'opposizione sconfitta sembrava avere come unica risposta l'Aventino. Ugo (Marcello Mastroianni) è esemplare, da questo punto di vista. E' antifascista, è amico di Maciste (Adolfo Consolini), ma ha la passione del gioco e delle donne. Nelle due immagini lo vediamo nella strana convivenza con i due sposi che lo ospitano, Giuseppe e Maria (che ha una tresca con Ugo). Nella seconda immagine lo vediamo durante il litigio con Maciste, dopo che della tresca è venuta al corrente tutta Via del Corno.



Dopo aver litigato con Maciste ed essersi beccato un cazzotto, Ugo è per strada, e qui compare un altro personaggio: Elisa (Cosetta Greco), la prostituta più bella e più nota di tutta la strada. Elisa sta raccontando al suo protettore gli scarsi guadagni della giornata, ed ecco che si accosta Ugo, che la convince ad andare con lui, quasi per sfregio alla moralità di Maciste e per far vedere che a lui di Maria, la moglie di Giuseppe, non importa niente: una avventuretta senza domani.
Ugo frequenterà la pensione equivoca della strada, praticamente un bordello. Una specie di porto franco in cui Ugo si trova anche con fascisti.


Bianca (Eva Vanicek) e Clara (Irene Cefaro) continuano con i loro fidanzamenti a mezza strada. Mentre per Clara i problemi sono collegati alla famiglia, a dove andare ad abitare, ai soldi, per Bianca e Mario (Gabriele Tinti) il rapporto si è raffreddato. Se ne accorge prima Bianca, ma è Mario che non è più innamorato di lei, senza rendersene conto.


Mario si sta innamorando di Milena, la moglie di Alfredo, che assiste ogni giorno il marito che peggiora. Mario ha conosciuto Milena perché vive in una stanza dell'appartemento di Maciste e Margherita, e Milena spesso si sfoga con Margherita. Una situazione difficile che Mario non riesce a pensarci, mentre Bianca capirà che Mario ama Milena.




Anche Mario andrà con Elisa, più o meno con le stesse motivazioni che aveva Ugo. Elisa, con intelligenza, farò in modo che in Via del Corno non si accorgano che Mario va da lei. Anche Elisa capisce qual è la situazione.


Tutti gli amici sono andati a trovare Alfredo, sempre assistito da Milena. Fra di loro ci sono Bianca e Clara, con i rispettivi fidanzati. Mentre il fidanzato di Clara racconta che hanno delle difficoltà, ma che appena possono si sposano, Mario dice che lui e Bianca sono ancora lontani dal matrimonio. Bianca scoppia a piangere. Quasi tutti hanno capito quello che sta succedendo, anche Milena capisce.



Milena scende a piedi da sola per andare alla fermata dei mezzi pubblici. Mario era venuto col sidecar di Maciste, ma al ritorno ha preferito che Maciste portasse Bianca. Milena se lo trova di fronte e i due cominciano a parlare, sempre stando attenti a non dire. Si siedono, perché sono ormai vicini alla piazza sottostante, e a tutt'e due fa piacere poter parlare insieme.


Intanto, nella pensione malfamata di Via del Corno, Ugo, frequentatore abituale, si accorge che alcuni fascisti si stanno mettendo le divise che portavano nel 1921. Riesce a sapere che stanno preparando una spedizione punitiva contro gli antifascisti più in vista di Firenze. Il motivo è che un fascista è stato ucciso (in realtà è stato ucciso per errore dai suoi durante una sparatoria). In quel momento Ugo recupera la dignità del suo impegno iniziale: picchia il fascista in camicia nera e corre da Maciste per avvertirlo di quello che accadrà, in modo che si possano avvertire gli antifascisti in pericolo. Una notte in cui piove a torrenti, la chiameranno "La notte dell'Apocalisse".
(continua)

Gabriele Tinti (Mario) e Eva Vanicek (Bianca)

giovedì 22 ottobre 2009

Cronache di poveri amanti (1)

Antonella Lualdi (Milena)

Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani (1954) Dal romanzo di Vasco Pratolini Sceneggiatura di Sergio Amidei, Giuseppe Dagnino, Carlo Lizzani, Massimo Mida Con Anna Maria Ferrero (Gesuina), Cosetta Greco (Elisa), Antonella Lualdi (Milena), Marcello Mastroianni (Ugo), Bruno Berellini (Carlino), Irene Cefaro (Clara), Adolfo Consolini (Maciste), Giuliano Montaldo (Alfredo), Gabriele Tinti (Mario), Eva Vanicek (Bianca), Wanda Capodaglio (La Signora), Garibaldo Lucii (Staderini), Mario Piloni (Osvaldo) Fotografia: Gianni Di Venanzo Musica: Mario Zafred (115 minuti) Rating IMDb: 7.1

Solimano

Il romanzo di Vasco Pratolini è incentrato su Via del Corno, una piccola strada fiorentina nel quartiere di Santa Croce. Via del Corno si trova fra Piazza della Signoria, Piazza San Firenze e Piazza Santa Croce. Così è nel film di Carlo Lizzani, che ha una bella e singolare ambientazione fiorentina, salvo proprio Via del Corno che fu costruita in uno studio di Roma.


E' una sera fra la fine di aprile ed i primi di maggio del 1925. Due ragazze di Via del Corno vanno insieme in una piazza vicina perché hanno appuntamento con i rispettivi fidanzati, che fra di loro non si conoscono. Fidanzati non in casa, a queste cose ci si badava. Bianca (Eva Vanicek), è fidanzata con Mario (Gabriele Tinti), che lavora in una tipografia vicino al Mugnone. L'altra ragazza è Clara (Irene Cefaro). Il nome del fidanzato di Clara non lo so.


Ecco un altro abitante di Via del Corno, un antifascista. Si chiama Ugo (Marcello Mastroianni). Fa commercio ambulante di frutta e verdura ed abita in una stanza presso una coppia, Maria e Giuseppe. I veri rapporti di Ugo con Maria, Giuseppe non li sa ancora. Ugo non è innamorato: gli piacciono le donne, sa di piacere, gioca e si diverte. E' amico del maniscalco Maciste (Adolfo Consolini), antifascista anche lui, ma come carattere e comportamento diverso da Ugo. Maciste è molto rigoroso nella vita privata.



Tre scene in Via del Corno. Nella prima si vede Maciste (si chiama Corrado, ma tutti lo chiamano Maciste). Nella seconda, il ciabattino Staderini (Garibaldo Lucii) porta in strada il suo banchetto di lavoro. Nella terza, Ugo al mattino parte pimpante col suo carretto da verduraio. Non sa ancora che poche ore dopo Giuseppe scoprirà la tresca della moglie Maria. Una rissa per strada a cui assistono dalle finestre tutti gli abitanti di Via del Corno. Il ragioniere Carlino Bencini (Bruno Berellini) dirigente del partito, convocherà i due coniugi alla sede del Fascio, così si prenderà qualche libertà con Maria anche lui.


Tornano dal viaggio di nozze a Roma Milena (Antonella Lualdi) e Alfredo (Giuliano Montaldo). Hanno un negozio di pizzicherìa. Ecco Milena, con le amiche Bianca e Clara, mentre conosce Mario, il fidanzato di Bianca che adesso abita anche lui in Via del Corno: in casa di Maciste e di sua moglie Margherita.


Due immagini delle amiche insieme. C'è anche Margherita. Intanto, Maciste ed Ugo hanno litigato, perché Maciste rimprovera ad Ugo il suo comportamento, che influisce sulla serietà dell'impegno politico. Mario, il fidanzato di Bianca, si tiene fuori dalla politica: Bencini gli chiede di iscriversi al Fascio, lui non dice né sì né no.



Alla finestra si affaccia Gesuina (Anna Maria Ferrero). E' la servetta della Signora (Wanda Capodaglio) di cui tutti dicono che fa del bene. In realtà si tratta di una strozzina che ne ha viste tante nella vita, e che ha aderenze a Roma. Sa tutto quel che succede in Via del Corno e non è sorpresa quando Alfredo e Maria si presentano da lei regalandole un Colosseo e chiedendole un prestito per il negozio. Alfredo vuole rinnovare il negozio. La Signora concede il prestito senza farsi pregare, ma lo concede alle sue condizioni.


Alla sera, Alfredo e Milena pensano al loro futuro. Alfredo è deciso: basta col fare credito ai clienti, meglio mandar via il garzone. E alla cassa nuova, appena comprata, ci starà Milena.


Ecco Milena alla cassa, festeggiata dalle clienti. Tutto sembra andare per il meglio. La seconda immagine è diversa. Bencini si è presentato nel negozio per chiedere soldi per il Fascio e Alfredo l'ha cacciato via. Alfredo non fa politica, ma non vuole cedere a ricatti. Crede che la situazione non sia più quella del 1921: adesso non c'è più il fascismo violento, il clima è di pacificazione nazionale, lo dice anche il Re. Quindi certi rischi non ci sono più.
Ma quella notte, in Via del Corno, non si dorme. Alfredo non è tornato a casa. Nessuno sa che cosa sia successo, e Milena è disperata.
(continua)

Anna Maria Ferrero (Gesuina)

lunedì 19 ottobre 2009

Vuoti a rendere di Jan Sverák (1)

Vuoti a rendere (2007) Regia: Jan Sverák Sceneggiatura: Zdenek Sverak Attori: Zdenek Sverak, Daniela Kolarova, Tatiana Vilhelmova, Robin Soudek, Jiri Machacek, Pavel Landovsky, Jan Budar, Miroslav Taborsky Titolo originale: Vratné lahve Fotografia: Vladimír Smutný Musica: Ondrej Soukup (100 minuti) Rating IMDb: 7.5

Giulia

E' molto bella l'idea di volare e soprattutto su una mongolfiera. Mi piace però solo l'idea, perchè se dovessi trovarmi davvero in questa situazione, credo che farei proprio come la donna di questa foto. Eppure senza un po' di coraggio, senza vincere le nostre paure rischieremmo di rimanere sempre fermi e la vita ci scivolerebbe davanti senza assaporarla davvero in tutti i suoi risvolti e le sue sfumature.
E' proprio quello che capita a Eliska, la moglie di Josef, insegnante in pensione. Si intuisce che doveva essere una donna vitale, colta e bella. Ma la quotidianità senza "voli", l'ha invecchiata dentro.

E' proprio quello che il marito non vuole che succeda a lui.

Josef Tkaloun è il protagonista del film: un professore in crisi con i suoi alunni con cui non riesce ad entrare più in sintonia. Sente di non avere più nulla da insegnare a ragazzi che non riescono ad apprezzare una poesia che lui ama molto e che costituisce anche un po' la sua filosofia di vita:
Per un po' d'amore in capo al mondo andrei,
Andrei a capo scoperto ed a piedi scalzi,

Per un po' d'amore in capo al mondo andrei,

Come chi sta davanti ad una porta e chiede

"I piedi poi se li deve lavare?" chiede il suo alunno più strafottente interrompendo con la battuta stupida l'atmosfera magica che il professore, invece, avrebbe voluto trasmettere: i ragazzi ridono, l'incanto si è rotto. E cosa fa il professore esasperato: spreme sulla testa del ragazzo il cancellino bagnato.

Chiamato a rapporto dalla dirigente scolastica, Josef capisce allora che se ne deve andare: "Questo luogo - dice - non mi fa più "felice".

Il motore della storia raccontata in "Vuoti a perdere" è proprio la determinazione di Josef a non rinunciare alla possibilità di rendere più viva e autentica la propria esistenza e quindi, perchè no, di essere più felice, di continuare ad amare. Non cerca grandi cose, non fa grandi progetti, semplicemente vuole approfittare delle occasioni che la vita ancora gli può offrire per non vederla solo passare. Certo non vuole trascorrere il suo tempo in casa ad aiutare la moglie, a passare l'aspirapolvere che a dire il vero sa usare poco o ad oliare una porta.

Il film è del resto anche il ritratto di un matrimonio di lunga durata e tocca dei punti di dolorosa profondità. Eliska, e Josef non hanno smesso di volersi bene, ma, avanzando nell'età, non riescono a trovare un cammino comune e vivono quella vita che caratterizza tante coppie dopo tanti anni di matrimonio: un rapporto stanco che non riesce più a soddisfare nessuno.
Lui cerca di reagire, lei si lascia andare e, ogni giorno di più, perde stima in se stessa e sente di non essere più una donna desiderabile. Accusa il marito di esere "un galletto", sempre alla ricerca di qualche donna che lo faccia sentire più giovane. E' amara Eliska e profondamente insoddisfatta.

Josef la vede guardare alla televisione un film strappalacrime e le dice: "Come fai a guardare certe stronzate, una donna della tua cultura!" lei le risponde calma: "Hai mai stirato tu?"

Cercare la felicità può essere un'impresa ardua, non però per Josef che vuole semplicemente vivere rapporti più veri, più umani, che cerca solo di sentirsi ancora utile e che non vuole smettere di ccredere ancora nell'amore, anche se a volte lo sogna soltanto.


E' la vita quotidiana che offre, a saperle vedere, le occasioni, non i momenti eclatanti della vita.
Josef trova un lavoro, non si ferma davanti alle oggettive difficoltà: quello che sa per certo è che non vuole diventare come i suoi coetanei che passeggiano senza fare nulla e senza più essere più nulla.

Diventa quindi l'unico corriere sessantottenne in bicicletta di tutta Praga.


Purtoppo presto, però, si accorge che non è lavoro per lui.

Torna a casa dove la moglie lo accudisce e lo rimette con grande pazienza in piedi.

La figlia intanto è stata abbandonata dal marito e si lamenta con la mamma, mentre Josef preferisce giocare con il nipotino che lo adora.


Appena rimesso in forze dalla caduta, Josef cerca di nuovo lavoro e viene assunto al banco dei vuoti a rendere in un supermercato del suo quartiere. Da questa nuova postazione instaura una fitta rete di rapporti che gli permettono di riempire la propria vita e migliorare quella degli altri.
In quell'affollato e anonimo negozio Josef sta dentro un magazzino, e riceve le bottiglie vuote attraverso una piccola finestrella. A quel piccolo spazio si affaccia un intero mondo che intorno a lui si anima e intreccia amicizia e persino amori: da lì dove le persone si salutano, si fanno complimenti e chiedono notizie dei figli, si fanno dare consigli. Ecco perché quel luogo lo rende così felice.”
Ed a volte per l'incorreggibile Josef è anche un "bel vedere"

Riuscirà da questo piccolo spazio a combinare anche matrimonio. Troverà moglie persino il "signor Parlantina" (chiamato così perchè non parla mai) con cui condivide lo stesso lavoro.

Una cliente gli aveva confidato che non le dispiaceva che parlasse poco, perchè suo marito defunto parlava troppo: l'unica cosa che le dispiaceva è che non si curasse tanto.

Da quando è stata lasciata dal marito, la figlia frequenta un corso tenuto dalla chiesa sulla "sofferenza".

E' così che il nipotino rimasto con lui gli chiede: "Nonno tu muori?", "sì - gli risponde Josef, ma non è nei miei programmi immediati". "E diventerai uno scheletro?" insiste il bambino. "No, sarò una polverina sottile per non far paura al mio piccolo nipotino"

E' preoccupato Josef per la figlia e farà quindi di tutto per trovargli marito. C'è un suo ex collega a cui la ragazza sembra piacere e Josef si industria per fargliela incontrare.

E così tutti cambiano un po'. Cercano di smussare le loro rigidità e di imparare a sorridersi. Ma i luoghi in cui si parla, si comunica tendono a scomparire ovunque: le macchine prendono il loro posto e così accadrà anche in questo supermarket: Josef sarà licenziato, ma non si darà per perso.

Alla fine non possiamo che concludere che la cosiddetta terza età potrebbe anche essere una fase della vita tutt’altro che noiosa.

Vuoti a Rendere ha vinto numerosi premi in patria ed ha stabilito un record quale miglior incasso nella Repubblica Ceca. Il film è la parte conclusiva di una trilogia sulla vita: il primo film, Scuola Elementare, esplora il mondo dell'infanzia, mentre Kolya, Oscar come miglior film straniero nel 1996, parla dell'età adulta.

Attore protagonista e sceneggiatore è Zdenek Sverak, conosciuto attore del teatro ceco, mentre la regia è sempre quella del figlio, Jan Sverak, quasi a voler ribadire un felice connubio cinematografico di padre e figlio che è arrivato con questa pellicola all’ultima puntata di una trilogia incominciata giusto con Kolya.
“La cosa più difficile di tutte era dover essere sempre in forma per quarantacinque giorni.” dice l'attore “Essere arzillo e allegro e disponibile dalla mattina alla sera, dall’alba al tramonto, questa mi sembrava davvero un’impresa impossibile. Molte volte, dopo i primi giorni in cui pedalavo fra la neve e il ghiaccio, tornavo a casa che non sentivo più il corpo dal freddo.

Mi dicevo: 'Mi ammalerò, e le riprese verranno interrotte…’ Quindi mi facevo un bagno caldo, cosa che non faccio spesso, ma era proprio quello che il mio fisico mi richiedeva In passato ho avuto problemi di insonnia, e temevo anche che se si fossero aggiunti anche problemi con il sonno oltre a tutto il resto, sarei crollato del tutto. Invece è accaduto il contrario e ho sempre dormito come un ghiro.”
Un'altra difficoltà è stata far recitare il bambino.
"Robin Soudek, il bambino che interpreta Tomik, - dice il regista - ha l’incredibile dono di ricordare tutte le battute ed è disposto a ripeterle; però. come tutti i bambini, gli piace giocare e quando non è dell’umore giusto neanche i suoi genitori riescono a convincerlo; naturalmente questo succede sempre proprio quando tutto è pronto per girare! Per fortuna, Robin aveva una forte simpatia per il suo nuovo ‘nonno’, il quale riusciva a persuaderlo a ripetere le battute per un po’ per poi riprendere a giocare".