giovedì 7 gennaio 2010

Amelia

Hilary/Amelia

Amelia /Amelia

Amelia, di Mira Nair (2009) con Hilary Swank (Amelia Earhart), Richard Gere (George Putnam), Ewan McGregor (Gene Vidal) Sceneggiatura di Ronald Bass, Anna Hamilton Phelan Fotografia: Stuart Dryburgh Musiche: Gabriel Yared (111 minuti) Rating IMDb 5.8

Roby

Malgrado i 139 post scritti finora per questo multiblog, non ho mai preteso o supposto di essere una cinefila, nè tantomeno una critica cinematografica. Sostanzialmente, sono una nostalgica dei vecchi film in bianco e nero, che spesso rincorro facendo zapping sulle tv locali; in seconda battuta, mi professo devota fan dell'immortale Sean (Connery... ma c'è davvero bisogno di aggiungere il cognome?); infine, nutro particolare piacere nell'esercitare, di quando in quando, la sottile arte della stroncatrix di pellicole a mio insindacabile giudizio particolarmente uggiose. E' questo il caso di Amelia, scelto -ahi noi tapini- da me e dal mio consorte per trascorrere uno degli ultimi pomeriggi di feste natalizie, ispirati anche dal nome della regista, l'indiana Mira Nair. Nessuno dei due, già adulti e vaccinati, si aspettava un capolavoro da leone d'oro: qui però, santo paradiso, non si arriva neppure al chihuahua di latta!!! Eppure, checcàvolo, la Swank era quasi spettacolare in Million dollar baby, e Gere in fondo è un bell'animale da palcoscenico. Forse non erano soddisfatti del cachet? Ebbene, quello sarebbe servito a noi, all'uscita del cinema... ma per il mal di testa!!!!

H/A

A/A

Tanto per cominciare, un consiglio: se proprio siete decisi a sprecare i vostri soldi nel biglietto d'ingresso, documentatevi prima, almeno a grandi linee, sulla storia dell'aviatrice americana che fra gli anni '20 e '30 del XX secolo, sulla scia delle imprese di Lindbergh, fu una pioniera del volo al femminile, divenendo un vero e proprio mito negli USA. Da noi, in realtà, sarebbe quasi sconosciuta, se non fosse per un paio di telefilm di fantascienza tipo Star Trek e Stargate, in cui il suo personaggio compare accanto a quelli dei fratelli Wright, di Gagarin e di Neil Armstrong. Sembra esser stata un tipino determinato fin da molto giovane, e pare che avesse ereditato la passione di volare dal padre: ma tutto questo, come spettatrice, ho dovuto praticamente indovinarlo, con uno sforzo d'immaginazione davvero notevole. Più tardi, mi ha lasciato interdetta la recensione letta sul sito internet del Corriere della Sera, che testualmente recita: il volto di Hilary Swank che si fa paesaggio, s'incanta e trema è il miglior emblema di questo film. Oddio -ho pensato sgomenta- ma allora io che film ho visto??? Perchè -ve lo giuro sulla testa dei fratelli Lumiére- sul viso della Swank (altrove molto espressiva) l'unico panorama che ho potuto scorgere è stato quello di una piatta, monotona, monocorde pianura appena appena increspata da un lieve sorriso, facilmente confondibile con l'inizio di una paresi facciale. La brava Hilary si è forse sottoposta di recente a chirurgia estetica o ad iniezioni di botulino, così potenti da congelarle l'espressione?

Hilary & Richard

Amelia & George (a sinistra)

Allo stesso modo, la regista lascia alla nostra intuizione scoprire cosa il maturo imprenditore George Putnam (Richard Gere che rifà il verso a sè stesso) abbia trovato di tanto irresistibile nella Earhart da sposarla. Al che segue un altro quesito irrisolto: quanto è ricambiato in questo sentimento dalla svolazzante fanciulla, pronta a gettarsi senza grandi remore tra le braccia dell'atletico Gene Vidal (un Ewan McGregor più insopportabile del solito, che entra ed esce dalla sceneggiatura come il personaggio di una pochade di Feydeau)? Il bacio galeotto fra i due avviene, in mancanza di un aereo a portata di mano, nella cabina di un ascensore -sempre di apparecchio in movimento si tratta!- alle spalle di un non si sa quanto ignaro lift in livrea. Da morir dal ridere, se non fosse che il film è già a metà, e che metà dei presenti in sala già si chiede perchè mai non ha speso i propri 7,5 euro in un dignitoso panettone, o nell'edizione economica di un classico di Agatha Christie. Sullo schermo le vicende personali di Amelia, dei suoi uomini e delle sue prodezze aeree si susseguono uguali simmetriche e soporifere, vivacizzate solo dall'interposizione di foto e filmati d'epoca, da cui risalta l'inconfutabile somiglianza della protagonista con il suo originale. La vera Amelia Earhart, tutto sommato, negli spezzoni color seppia recita la parte di sè stessa con l'abilità di un'attrice consumata: non a caso riuscì a vendere molto bene la sua immagine, creando addirittura una linea di abbigliamento e accessori che portava il suo nome.

Hilary & Ewan

Amelia & Harpo Marx

Personaggio meno romantico di quanto la sua leggenda voglia far credere, non fu in verità la grande aviatrice che la propaganda descriveva, ma resta comunque un simbolo in anni in cui l'apparecchiatura più complessa affidata a una donna era di solito il ferro da stiro. Potevano regista e produzione trattarla con maggiore attenzione? Poteva Hilary Swank mostrare un po' meno i suoi incisivi e un po' più il suo cuore? Probabilmente sì. Acrobazie su precari biplani, trasvolate oceaniche in compagnia di copiloti ubriaconi, vedute mozzafiato della savana stile La mia Africa non bastano a catturare l'attenzione e a conquistare la partecipazione dello spettatore, che resta sostanzialmente estraneo e indifferente all'intera vicenda, per lo meno sino ad un quarto d'ora circa dalla fine. Qui -ispirazione tardiva degli sceneggiatori? rinsavimento in extremis della Nair? scollamento dei punti applicati dal chirurgo sugli zigomi della Swank? elettrochoc praticato opportunamente a Gere?- finalmente è possibile assistere a quasi dieci minuti di cinema decente, che lasciano tuttavia l'amaro in bocca, non tanto pensando al tragico epilogo (Amelia Earhart scomparve misteriosamente in mare nel 1937 mentre tentava il giro del mondo a bordo dell'aereo Elektra) quanto riflettendo su come l'opera sarebbe riuscita con un minimo di cura in più. E -forse- con un'interprete meno somigliante fisicamente ma più calata professionalmente ed emotivamente nella parte.



NB: andare a caccia in rete delle foto della vera Amelia (di cui ho qui pubblicato solo una piccola scelta) è stato di gran lunga più appassionante dell'intera visione del film. Provate, e mi darete ragione!

4 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, bentornata!

Un mio collega di lavoro aveva la passione di guidare quei piccoli aeroplani da turismo con le ruote sotto senza carrello retraibile ( o come di dice? non mi viene l'aggettivo). Stava su una mezz'ora, volteggiando fra Parma e Fidenza, poi atterrava.
Una mattina, al piccolo aeroporto dove teneva il mezzo, si presenta una coppia giovane, e, vedendolo con la berretta da aviatore (proprio come quella del film di Amelia), gli chiede: "Ci porta a fare un giro di un quarto d'ora?". "Pronti, son qui!" E li porta in cielo, la giovane seduta vicino a lui, il giovane dietro. Parlano un po', lui e la giovane, stando in cielo, e lui cerca di farsi avanti, dicendo che era disponibile anche a portare in cielo solo lei, senza il giovane. E lei gli fa: "Vede, c'è un piccolo problema: noi due ci siamo sposati stamattina. Però terrò presente, lasciamo passare qualche giorno."
Il mio amico mi ha spiegato che il guidare e il volare su quei piccoli aerei... ehm... suscita (credo di aver trovato il verbo giusto) desideri molto terrestri.
Cosa che non sembra succedere all'Amelia del film, che mi pare un po' legnosetta. Preferisco di gran lunga la fotografie in bianco e nero della vera Amelia; incredibile quella con Harpo Marx, ma anche le altre trasmettono una sensazione di vitalità più delle immagini del film.

Non dire le "pochades di Feydeau" come se fosero una piccola cosa. Almeno secondo me, Feydeau è un grande, che fa ridere molto e contemporaneamente scrive schietto sui vizi e le ipocrisie borghesi. Il problema è che per recitare bene Feydeau ci vuole una compagnia ad alto livello, che non sbagli una mossa, una battuta, un tempo. E' difficile, molto più difficile che recitare Pirandello. E comunque, scandalosamente, dico che se dovessi scegliere a teatro, preferirei andare a vedere Feydeau piuttosto di Pirandello: diverte di più e mente di meno. Mentre di Pirandello ci sono alcune belle novelle (non tutte, quando si prende sul serio è intollerabile).
Questa gerarchia che sopra sta chi fa piangere e sotto sta chi fa ridere è ora di schiodarla definitivamente.
Parere personale.

besos, gemellina Roby
Solimano

annarita ha detto...

Roby,per un attimo ho temuto che l'aver rinunciato a questo film mi sarebbe costato chissà quale rimorso, visto che tu gli dedicavi un post! Poi ho cominciato a leggere e ho tirato un sospiro di sollievo. Dunque la piattezza del trailer, che di solito è un concentrato di emozioni, non mi aveva ingannata! Passo oltre senza rimpianti e non fatico a credere che tu ti sia divertita di più sulle tracce della vera Amelia! Che resta comunque un bel personaggio, alla faccia della sua sbiadita copia cinematografica! Grazie e salutissimi, Annarita

Roby ha detto...

Solimano, grazie a te e al tuo amico aviatore ho finalmente capito COME faceva Amelia ad accalappiare i maschietti!!!!
Quanto a Feydeau, excusez moi, ma non avevo alcuna intenzione di sminuirlo!!! Anzi, lo adoro! Ho rivisto di recente il vecchio film di Germi "La presidentessa" (con la Pampanini e Dapporto) ispirato proprio ad una sua pochade, e ho riso fino alle lacrime!

Annarita, salutissimi anche a te, e complimenti per non esser caduta -come me- nel tranello: e pensare che nello stesso multisala davano anche "Sherlock Holmes", che mi dicono fosse mooooolto divertente!!!!

Baciotti cumulativi da

Roby

Silvia ha detto...

Mi associo ad Annarita. Grazie Roby perchè mi hai tolto un pensiero. La storia m'intrigava assai ma io non amo nè lei nè Gere per cui non mi sono precipitata. Ho fatto bene. Di Holmes ne parlano tutti molto bene, anche se io ho qualche riserva. Cast di lusso comunque. Ci penserò. Baci cumulativi