venerdì 9 gennaio 2009

I modi di vedere: La mandragola

Rosanna Schiaffino (Lucrezia) nel film "La mandragola" (1965)

La mandragola, di Alberto Lattuada (1965) Dalla commedia di Niccolò Machiavelli, Sceneggiatura di Alberto Lattuada, Luigi Magni, Stefano Strucchi Con Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy, Jean-Claude Brialy, Totò, Romolo Valli, Nilla Pizzi, Armando Bandini, Pia Fioretti, Jacques Herlin, Donato Castellaneta, Ugo Attanasio Musica: Gino Marinuzzi Jr. Fotografia: Tonino Delli Colli (103 minuti) Rating IMDb: 6.8
Solimano
Questo è il terzo post che scrivo su film La mandragola. Lo inserisco nella vista logica I modi di vedere per l'episodio del film che si potrebbe chiamare Le bagnanti oppure Il bagno delle donne, nomi che sono molto più antichi di quel che si pensi, come cercherò di mostrare alla fine del post. Proprio per questo, lo inserisco anche nella vista logica La pittura nel cinema.
Nel primo post, comparivano tre brani tratti dal testo di Niccolò Machiavelli ed un brano tratto dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Li riporto anche qui perché li trovo appropriati a quello che Lattuada ha voluto esprimere. Il film ha aspetti di compiacenza verso i gusti di un certo pubblico, ma più nella sceneggiatura che nelle immagini, in cui Lattuada si fa guidare dal suo sguardo erotico e colto.

Callimaco (Philippe Leroy) è tornato da Parigi a Firenze nell'anno 1500 per corteggiare Lucrezia (Rosanna Schiaffino), la moglie di Messer Nicia (Romolo Valli). All'inizio del film ci prova senza successo per strada. Desideroso di contemplare la bellezza di Lucrezia, viene a sapere che Lucrezia frequenta un bagno riservato alle donne, e col suo servo (Armando Bandini) riesce ad entrare in un locale da cui si vedono le bagnanti senza essere visti. Ci son anche altri uomini, è un passaparola che funziona. Un servente fa commercio di questa opportunità, usando una clessidra per misurare il tempo che per lui si trasforma in denaro.
Inserisco nel post le immagini rispettando la cronologia dell'episodio:

A mo' di introduzione compare l'immagine (volutamente un po' fuori fuoco) di una giovane donna bionda evidentemente assai soddisfatta.


Poi compaiono i gruppi di donne, dedite a varie attività: conversazioni, massaggi, perfino gastronomia, con una tavola in acqua che trasporta cibarie. Un piccolo paradiso di letizie.

Inserisco qui il brano del Decamerone (novella decima della seconda giornata). Paganino di Monaco, famoso corsale, ha rubato la moglie Bartolomea a Riccardo di Chinzica che finalmente la ritrova e le chiede di tornare con lui. Così gli risponde Bartolomea:

"Sonmi abbattuta a costui che ha voluto Iddio, sì come pietoso ragguardatore della mia giovanezza, col quale io mi sto in questa camera, nella qual non si sa che cosa festa sia (dico di quelle feste che voi, più divoto a Dio che a' servigi delle donne, cotante celebravate), né mai dentro a quello uscio entrò né sabato né venerdì né vigilia né quattro tempora né quaresima, ch'è così lunga, anzi di dì e di notte ci si lavora e battecisi la lana; e poi che questa notte sonò mattutino, so bene come il fatto andò da una volta in su. E però con lui intendo di starmi e di lavorare mentre sarò giovane; e le feste e le perdonanze e i digiuni serbarmi a far quando sarò vecchia; e voi colla buona ventura sì ve n'andate il più tosto che voi potete, e senza me fate feste quante vi piace".


Nel bagno delle donne non c'è solo quella che noi chiamiamo piscina. C'è anche quello che chiamiamo bar: ci sono specialmente donne in età, ma anche qualche giovane. Si conversa, si beve, si mangia, magari si fa anche la calza e si gioca a tarocchi.


Una visione d'insieme del bagno, che è molto frequentato. In mezzo alla vasca, c'è un'altra vasca come se fosse una fontana. Qualche donna fa il bagno proprio nella vasca piccola.

Inserisco il brano della commedia del Machiavelli in cui Fra' Timoteo (Totò) usa argomenti singolari per convincere Lucrezia, che è l'unica a resistere all'imbroglio. Per ragioni diverse, sua madre Sostrata (Nilla Pizzi), Messer Nicia, Callimaco e Ligurio (Jean-Claude Brialy), si muovono in sintonia, però se non si convince lei non si fa niente.
Ecco cosa dice Fra' Timoteo:

"Voi avete, quanto alla conscienzia, a pigliare questa generalità, che, dove è un bene certo ed un male incerto, non si debbe mai lasciare quel bene per paura di quel male. Qui è un bene certo, che voi ingraviderete, acquisterete una anima a messer Domenedio; el male incerto è che colui che iacerà, dopo la pozione, con voi, si muoia; ma e' si truova anche di quelli che non muoiono. Ma perché la cosa è dubia, però è bene che messer Nicia non corra quel periculo. Quanto allo atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo; e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi li compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere. Oltra di questo, el fine si ha a riguardare in tutte le cose; el fine vostro si è riempire una sedia in paradiso, contentare el marito vostro. Dice la Bibia che le figliuole di Lotto, credendosi essere rimase sole nel mondo, usorono con el padre; e, perché la loro intenzione fu buona, non peccorono".



Seguono delle immagini non d'insieme ma di particolari, in cui si ammira la doppia accortezza di Lattuada. Accortezza erotica da una parte, si sa l'effetto delle vesti bagnate. Ma dall'altra parte l'accortezza di chi ha cultura figurativa e ottimo gusto: le vesti che diventano panneggi.

Ecco, nella Mandragola del Machiavelli, il soliloquio di Fra' Timoteo durante la notte ruffiana a cui il frate ha dato un interessato e determinante contributo:

"Io non ho potuto questa notte chiudere occhio, tanto è el desiderio, che io ho d'intendere come Callimaco e gli altri l'abbino fatta. Ed ho atteso a consumare el tempo in varie cose: io dissi mattutino, lessi una vita de' Santi Padri, andai in chiesa ed accesi una lampana che era spenta, mutai un velo ad una Nostra Donna, che fa miracoli. Quante volte ho io detto a questi frati che la tenghino pulita! E si maravigliano poi se la divozione manca! Io mi ricordo esservi cinquecento immagine, e non ve ne sono oggi venti: questo nasce da noi, che non le abbiàno saputa mantenere la reputazione. Noi vi solavamo ogni sera doppo la compieta andare a procissione, e farvi cantare ogni sabato le laude. (...)
Ora non si fa nulla di queste cose, e poi ci maravigliamo se le cose vanno fredde! Oh, quanto poco cervello è in questi mia frati! Ma io sento un grande romore da casa messer Nicia. Eccogli, per mia fé! E' cavono fuora el prigione. Io sarò giunto a tempo. Ben si sono indugiati alla sgocciolatura, e' si fa appunto l'alba. Io voglio stare ad udire quel che dicono sanza scoprirmi
".



Finalmente, appare Lucrezia, che si era appena intravista prima. Lattuada la fa comparire di schiena, con la testa in parte girata un po' come profilo perduto, una modalità frequentemente usata in pittura. Poi un'immagine di insieme in cui compare Sostrata, la madre di Lucrezia. Apparentemente cerca di aiutare la figlia, ma in realtà cura i suoi interessi. Per lei la figlia è una specie di gallina dalle uova d'oro. E' importante che abbia un figlio, chi sia poi il padre è un dettaglio trascurabile. E' ignorante nella sua gagliofferia, capisce poco, ma quel poco è il suo interesse.

Ecco cosa dice Lucrezia a Callimaco nella Mandragola del Macchiavelli, dopo aver capito perfettamente quello che è successo:

"Poiché l'astuzia tua, la sciocchezza del mio marito, la semplicità di mia madre e la tristizia del mio confessoro mi hanno condutto a fare quello che mai per me medesima arei fatto, io voglio iudicare che venga da una celeste disposizione, che abbi voluto così, e non sono sufficiente a recusare quello che 'l Cielo vuole che io accetti. Però, io ti prendo per signore, patrone, guida: tu mio padre, tu mio defensore, e tu voglio che sia ogni mio bene; e quel che 'l mio marito ha voluto per una sera, voglio ch'egli abbia sempre. Fara'ti adunque suo compare, e verrai questa mattina alla chiesa, e di quivi ne verrai a desinare con esso noi; e l'andare e lo stare starà a te, e potremo ad ogni ora e sanza sospetto convenire insieme".




L'episodio si conclude in un modo un po' farsesco. I guardoni appostati nel locale da cui si vede il bagno delle donne, si appoggiano troppo sull'assito di legno, che cede. Così tutti si ritrovano nel bagno delle donne, in prima fila c'è Callimaco. Fra di loro c'è Messer Nicia, che non stava spiando, ma aspettava Lucrezia e che ora è preoccupato di nascondere sua moglie agli sguardi altrui. C'è di tutto, trambusti, urla e sorrisi, perché nascono relazioni che sono figlie del caso fortunato. Non è che a tutte le donne dispiaccia quello che è successo. Ci si diverte, ma la parte veramente ammirevole dell'episodio è quella precedente.

Dicevo all'inizio che è una storia antica, quella delle bagnanti o del bagno delle donne. Per secoli, questo è stato un tema che ha interessato i pittori, ad esempio Bernardino Luini, come ha mostrato recentemente qui Giuliano in un post riguardante il film Witness di Peter Weir.
Qui sotto inserisco quattro esempi, di cui tre molto noti: Fragonard, Courbet ed Ingres. Il disegno di Dürer lo è meno, ma è straordinario come il pittore abbia saputo rappresentare a contatto di gomito bellezza e bruttezza, basta osservare con attenzione le due donne sulla destra. Poi è una stufa, più che una piscina coperta: occorreva scaldare l'acqua, e così facevano già prima del Cinquecento (ma si può risalire fino al calidarium e al tepidarium delle terme romane...). Mi ha sorpreso il confronto fra il quadro di Courbet e quello di Ingres. A colpo d'occhio si direbbe che è stato dipinto prima il quadro di Ingres poi quello di Courbet. E' vero il contrario. D'altra parte, si rischia di non ricordare che Madame Bovary di Flaubert è stato scritto prima dei Miserabili di Victor Hugo, non dopo.

Dürer: Bagno di donne (1496) Kunsthalle, Brema

Fragonard: Le bagnanti (1772-75) Louvre, Parigi

Courbet: Le bagnanti (part) (1853) Musée Fabre, Montpellier

Ingres: Il bagno turco (1862) Louvre, Parigi


Se dovessi scegliere fra queste opere, quale sceglierei? Ne sceglierei una quinta, forse non sarà la più bella ma è quella che amo di più: Il Guercino giovane, che al suo paese guarda le lavandaie mentre si riposano facendo un bagno nel fiume. E inserisco le lavandaie a chiusura del post.

Guercino: Le bagnanti (part) c. 1618 Boysmans, Rotterdam

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre molto interessanti queste tuoi modi di vedere un film, appuntando l'attenzione su un particolare. Aiutano ad entrare meglio nel meccanismo e a seguire il film con occhi diversi, più edotti.
Bellissimo anche il contorno pittorico di bagnanti. Mi piace ricordare qui la serie delle donne bagnanti di Degas, sorprese nella loro intimità con un tocco di pura passione.
Buona domenica, Annarita

Solimano ha detto...

Annarita, di bagnanti nella pittura moderna ce ne sono tante, tutte diverse. Oltre a Degas, ci sono almeno Renoir, Cézanne, Picasso. E prima, nell'Ottocento, tutti i salon erano piene di bagnanti nude, però con nomi di mitologia, così andavano bene, ma il tema era quello. Quelle di Degas sono bagnanti in casa, molto domestiche e sensuali: a questi quadri Degas (birichino di suo) ci teneva molto.

grazie Annarita e saludos
Solimano