domenica 10 febbraio 2008

Parigi nel cinema: Quell'oscuro oggetto del desiderio (1)

Carole Bouquet in Cet obscur objet du désir (1977) di Luis Bunuel

Solimano
Nel 1977 a Parigi, il cinquantenne vedovo Mathieu (Fernando Rey) frequenta un caffé molto à la page e ne ho già parlato in un altro post che riguarda lo stesso film. Raccontavo della sua conversazione con l'amico giudice per fare rimpatriare in Spagna Conchita (Carole Bouquet o Angela Molina), la giovane donna che lo fa soffrire perché promette e non mantiene.
In un'altra occasione Mathieu va nello stesso caffé ed ha una sorpresa. Da alcuni mesi non vede più Conchita, né sa come rintracciarla: la vede proprio nel caffé, e lei sta facendo la guardarobiera (in questo episodio Conchita è Carole Bouquet). Cominciano a raccontarsi le cose loro, quand'ecco arriva il capo sala, che invita Conchita a non chiacchierare con i clienti se no ci rimette il posto. Al che Conchita si toglie tranquilla il grembiulino da dipendente e passa dall'altra parte del banco. Mathieu, che malgrado tutto a volte è spiritoso, si diverte a questo bel numero ed invita Conchita a sedersi con lui ad un tavolino del caffé. Ma poi arriva il solito rompiscatole che dice che loro la signora non la servono. Che farci? I due si guardano, sorridendo di commiserazione, e senza neppure dirselo decidono di uscire dal caffé e di passeggiare insieme. Ma dove è il caffé?

Come si vede Conchita è appena uscita e sta sistemandosi la borsetta. Intravediamo un lungo porticato palesamente antico e comincia a venirci in mente che abbiamo visto qualcosa del genere a Parigi. Ma continuiamo ad osservare, che forse ci arriviamo.

Ora Conchita si guarda attorno. Probabilmente anche lei, sebbene spagnola nonché guardarobiera fino a pochi minuti prima, sente il fascino di un posto così singolare, che abbiamo ormai capito tutti qual è: Place des Vosges, nel quartiere del Marais! Le immagini successive ce lo confermano.

Adesso Mathieu e Conchita stanno gradevolmente parlando fra di loro, lui cerca di farsi sotto, notate la mano che si appoggia sulla spalla di Conchita. Lei sorride in modo disponibile, sembra una nuova e definitiva promessa, ma non c'è da fidarsi, sarebbe bene avvertire Mathieu che già c'è cascato. Dietro si scorge la bella cancellata che delimita il porticato, e qualche critico di quelli più ancora sofistici che maliziosi ha ritenuto che i puntali dorati della cancellata siano una allusione alla verginità di Conchita, che si proclama moquita, ed al conseguente desiderio che Mathieu rivolge all'oggetto oscuro. Ma cosa vanno mai a pensare! Anche se da Luis Bunuel c'era da aspettarsi di tutto, fu lui che disse la famosa frase: "Sono ateo, grazie a Dio!" Anche da Conchita c'è da aspettarsi di tutto, persino che sia ancora moquita, cioè vergine. A proposito delle illusioni/ossessioni alto-borghesi e non solo. Avviene ora un evento inatteso ed apparentemente del tutto banale.


Passa un uomo con un sacco di iuta sulle spalle. Solo chi non ha mai visto il film può pensare che si tratti di un vezzo scenico adottato da Bunuel lì per lì. Il sacco di iuta compare diverse altre volte. Cambia il portatore, questo sì, in un altro episodio compare lo stesso Mathieu col sacco sulle spalle, e si crea un effetto dissonante, visto che il portatore è così elegante. Come estremo sberleffo compare anche un carrello di quelli che girano nelle pensiline delle stazioni, un carrello ricolmo di sacchi di iuta. Ma che significa il sacco? A me lo chiedete? Non lo so, bisognava chiederlo a Luis Bunuel che comunque non avrebbe risposto o avrebbe detto che gli andava di metterlo e l'ha messo: un discorso analogo a quello che faceva per gli animali del film, come ho già detto. La mia provvisoria risposta è qui: Bunuel voleva cogliere tutte le occasioni di farci ammirare Place des Vosges, e l'uomo del sacco gli era utile.


Dopo aver parlato un po' vicino alla cancellata, Mathieu e Conchita decidono per una passeggiata e li vediamo allontanarsi veso il centro della piazza: a vederli così sembrano una coppia borghese, tranquilla e ben pensante, uscita per fare compere. Non è così, ve lo assicuro, prima o poi vi racconterò altre cose che succedono nel film, che è l'ultimo che fece il settantasettenne Bunuel. Per me, è il suo capolavoro, ma anche chi dissente sa che Bunuel non ha mai fatto un film così divertente e spiazzante soprattutto per l'intelligenza, che vede che ogni cosa va per conto suo, ma che il tutto è coerente. Di ciò a suo tempo.

Di Place des Vosges ci sarebbe tanto da dire, ma fortunatamente la rete (e Wikipedia soprattutto) pullula di informazioni e di dettagli utilissimi, che ognuno, se interessato, è in grado di rintracciare agevolmente.
Qui dico solo, personalmente, che per me Place des Vosges è la perla del quartiere del Marais, che prediligo perché non inflazionato come altri dal turismo di massa e perché ricco di provocazioni e di stimoli culturali: ogni numero civico di Place des Vosges ha una storia particolare, il più famoso è il numero civico dell'appartamento dove abitò per più di dieci anni Victor Hugo. La sua casa è stata trasformata in museo da molto tempo e Hugo continua ad essere esagerato come fu quand'era in vita: centinaia di migliaia di persone visitano ogni anno la sua casa museo.
Riguardo le immagini di Place des Vosges, la rete ne trabocca, ma le due che metto, che sono immagini d'epoca, forse non riuscireste a trovarle. Prima o poi dirò dove le ho trovate e metterò il sito fra i nostri pochi siti consigliati, ma per il momento difendo il segreto. Aggiungo solo che, come al solito, gli inglesi sono assai bravi a conoscere i posti degli altri, e vi sto aiutando molto...

4 commenti:

Roby ha detto...

Solimano, probabilmente Place des vosges è meno inflazionata di altri luoghi parigini dal turismo, ma ultimamente non scherza, in quanto ad affollamento: io ci sono stata l'ultima volta nell'agosto scorso, e i portici pullulavano di suonatori ambulanti, mimi e cantori vari, circondati da un folto ed attento pubblico. Di panchine libere poi, manco a parlarne... Molto più bella nelle tue foto, così libera e aperta. Ma forse era solo il periodo dell'anno sbagliato, e il giorno della settimana (sabato) pure.

Bisous

Roby

Laura ha detto...

I puntali dorati della cancellata... simbolo della verginità di Conchita?!!
Certo che si è sempre pronti a ricamare teorie, eh?
Ovviamente, caro Solimano, attendo fiduciosa che tu riveli il magnifico sito da cui hai preso quelle foto in b/n...
Un caro saluto
Laura

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, non so se ci crederai ma i ragazzi di oggi non sanno nemmeno che cos'è la iuta. Mi è capitato di nominarla un paio di volte, con estrema naturalezza come si fa con le cose di uso comune, e ogni volta mi hanno chiesto che cosa aveo detto e che cosa significava quella parola strana...

Solimano ha detto...

Roby, beh, di suonatori, mimi e cantori a Parigi ne ho sentiti tanti, pure nelle stazioni del metrò, anche dei bravissimi.
Place ded Vosges non era molto frequentata perché per apprezzarla artisticamente e culturalmente bisogna essere un po' attrezzati. Si vede che adesso, essendo uno spazio ampio, hanno trovato modo di utilizzarlo i musici ambulanti.
Anche quando Bunuel fece il film c'era poca gente, a meno che non abbia girato di primissima mattina.

Laura, il link l'ho appena messo nei nostri siti consigliati...
Riguardo i puntali dorati e la verginità, le vanno a pensare tutte, chissà come si sarebbe divertita l'animaccia nera (e smagliante) di Luis Bunuel.

Giuliano, i sacchi di iuta li ho conosciuti, o meglio, li hanno conosciuti le mie spalle. Ma se i giovani non li conoscono poco male, basta che conoscano altre cose... that's the problem!

saludos
Solimano