giovedì 7 febbraio 2008

Parigi nel cinema: Belfagor, il fantasma del Louvre


L'esterno del Louvre di notte


Roby
Nei miei ricordi di bambina la televisione in bianco e nero anni '60 occupa un posto di riguardo, così come importante era la collocazione riservata all'apparecchio nei salotti dell'epoca, con tavolino di cristallo sotto, centrino ricamato sopra e RadiocorriereTV a portata di mano. Attraverso lo schermo arrivavano immagini e suggestioni sconosciute, accolte - a seconda dei casi- con sorpresa, entusiasmo, divertimento, paura. C'erano poi occasioni in cui tutti questi sentimenti si fondevano insieme, cosicchè gli spettatori sgranavano gli occhi, si appassionavano, sorridevano e rabbrividivano, tutto in una volta. La visione di Belfagor, celeberrimo sceneggiato francese di quegli anni, implicava tutte le emozioni suddette, per cui noi piccole di casa attendevamo l'ora della trasmissione con un misto di impazienza e di terrore, seguendola poi con gli occhi per metà ermeticamente chiusi, per metà spalancati come fanali.



Belfagor anni '60


Guardare Belfagor era anche l'unico modo per vedere qualcosa di Parigi, mitica città per noi irraggiungibile al pari della luna, in un tempo che ancora non conosceva i voli low-cost, i bed&breakfast e i "pacchetti week-end" all'estero, oggi così comuni.
Per tutto questo e per altro ancora, alla storia del leggendario fantasma del Louvre io sono particolarmente affezionata, tanto da aver visto ben due volte anche la più recente versione cinematografica, dove Sophie Marceau prende il posto -sotto la maschera di cuoio e la lunga palandrana nera dello spettro- dell'inarrivabile Juliette Greco.

Un film, quello del 2001 diretto da Jean Paul Salomé, che non si può certo definire un capolavoro. Anzi, per dirla col buon vecchio Fantozzi, si tratta decisamente di una boiata pazzesca, preceduta per di più da un battage pubblicitario che faceva presagire chissà quale evento epocale. In realtà, la storia -già di per sè surreale- qui fa acqua da tutte le parti, pur escludendo quella della Senna, e gli effetti speciali sono in verità molto normali, tali da non riuscire a spaventare neppure un neonato. Ma tutto questo, per me, non conta un fico secco: perchè lo spettacolo della Parigi notturna, e soprattutto del Louvre la nuit, è più che sufficiente -a mio avviso- per giustificare la visione, anche ripetuta, dell'altrimenti insipida pellicola.

Sophie Marceau/Lisa abita (beata lei!) in una mansarda da sogno, proprio sotto i tetti di un vecchio palazzo giusto dirimpetto al Museo più famoso del mondo. Dall'aereo terrazzino che corre tutto intorno al perimetro di casa sua, la fortunata fanciulla può ammirare il celebre palazzo nella quiete della notte, quando il pubblico vociante non affolla le sue sale ed il silenzio più assoluto lo avvolge come un impalpabile, lievemente inquietante guscio protettivo. Che meraviglia, le soffitte e i sottotetti di Parigi! Che invidia, per quelli che ci abitano, e che da lì possono godere di una vista privilegiata su una delle città più intriganti del pianeta!

Tetti, sottotetti e mansarde à Paris

E nel caso -impossibile, per me!- ci si dovesse stancare di un panorama simile, dai piani alti si può sempre scendere giù, giù-giù fino ai sotterranei, corrispondenti speculari delle soffitte e teatro di un mondo rovesciato, dove può succedere di tutto senza troppa difficoltà: come ad esempio scoprire (nel caso di Sophie/Lisa) che la cantina del tuo palazzo comunica direttamente con quella del Louvre, e che attraverso una porta dimenticata da tutti si arriva agli ascensori del museo, con i quali si può risalire su, su-su fino al salone della Gioconda, allo scalone della Nike di Samotracia, alla tribuna della Venere di Milo... e ai corridoi dove Belfagor, divinità egizio-caldea disturbata nel suo eterno riposo, scivola minaccioso e imponente, silenzioso e terribile.
La mia predisposizione alle stroncature feroci viene meno, ammansita dal fascino della ville lumière. Le sequenze del fantasma che fa lo skateboard sui pavimenti incerati delle sontuose gallerie, anzichè indurmi a sonore risate, mi ispira rispettosa venerazione: e la scena della giovane eroina che, posseduta dall'inquieto spirito, rischia di strangolare l'ignaro elettricista suo amante è talmente kitsch da risultare assolutamente grandiosa. Intanto, tutto intorno ci sono le Tuileries, l'Arc du Carrousel, la Cour Carrée, rue de Rivoli, i quais de la Seine...


Perciò, se i dialoghi vi sembrano (e sono!) improbabili, le musiche banali, gli effetti sonori sgradevoli, tappatevi le orecchie, o -meglio ancora- chiudete l'audio del vostro lettore dvd e accendete lo stereo su una canzone di Yves Montand o della stessa Greco. La quale, tra parentesi, a parità di età e di ruolo non aveva proprio nulla da invidiare in sensualità e mistero alla morbida e luminosa ex-Tempo delle mele Marceau.



















Juliette Greco e Sophie Marceau










Belfagor 2001


Le Louvre la nuit

6 commenti:

Giuliano ha detto...

Una mia amica aveva comperato le VHS appena disponibili, però poi aveva concluso che il Belfagor '66 non faceva più così tanta paura.
Forse eravamo noi che eravamo piccoli, cara Roby...
(anche il gelato, da grandi, non è più così buono).
PS: ma tu ti ricordi in che telefilm era GuidoUbaldo? Sempre francese, se non mi ricordo male...

Laura ha detto...

A me, veramente, piace più la Greco della foto.
E' così... magnificamente vintage!
Ciao Roby!
Laura

Giuliano ha detto...

Cara Laura, che fosse meglio la Greco lo davo per scontato... Ma poi sembra di ripetersi, per questo non l'ho detto. E quello scheletro mezzo mummia è identico a mille altri mezzi cadaveri apparsi sullo schermo dall'Esorcista in poi, molto meglio la maschera bianca col mantello nero.

Solimano ha detto...

Quando ci sono dubbi come quello fra la Greco e la Marceau la scelta è di non scegliere ma di accettare tutti i due corni (ehm...) del dilemma. La Greco l'ho ascoltata del vivo in una intera serata in Portogallo per una convention: era famosa da anni, l'ho trovata di una professionalità impeccabile, passava dalla canzone lieve e scherzosa a quella drammatica restando credibile in entrambi i generi. Si capiva che come vita era ben diversa da quella iniziale delle caves del quartiere latino.
Tutt'altro tipo la Marceau, verrebbe da dire che è un tipo ruspante, ma ruspa per davvero! Dall'inizio ad oggi, a parte recitazione ed altre storie del genere, da "Il tempo delle mele" a "Le mie notti sono meglio dei vostri giorni" dell'allora suo amico Zulawski, un normalissimo marito esce dal cinema (persino dallo scatolotto TV) con lo sguardo fisso-sbarrato ed occorrono quattro amichevoli sberle della affettuosissima mogliera per ripristinare lo status quo ante. Ah, 'sti fimmine!

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Circa un anno fa ho letto una corposa e molto ben fatta biografia di Juliette Greco ed ho scoperto cose che seppure non siano segrete in genere non compaion, quando si parla di lei, mummificata ormai com'è da tempo nell'immagine di "musa di Montparnasse". Non si sa per esempio che da ragazzina, durante l'occupazione nazista, venne arrestata dalla Gestapo e passò momenti atroci, mentre madre e sorella erano deportate. Quest'episodio la segnò per la vita. E ho appreso tante altre cose, che oggi me la fanno considerare con occhio ben diverso da prima.
Una delle ultime volte che sono andata a Parigi era programmato un suo concerto al quale sarei certamente andata, considerando che data la sua età di occasioni simili non ce ne saranno ancora molte (anche se io ovviamente glielo auguro); purtroppo la data prevista era una settimana dopo la mia partenza. Peccato.
E' una donna di notevolissimo spessore.
E poi, come posso dimenticare la grande e travagliata storia d'amore che ebbe con Miles Davis? Miles, che non era certo tenero con le donne, nella sua autobiografia parla della Greco, dopo tantissimi anni dalla fine della loro appassionata relazione, con grandissimo affetto, rispetto, stima e tenerezza.

Roby ha detto...

Nell'orrendo ma intrigante filmettone del 2001 la Greco compare in un "cameo" al cimitero (quello di Pére Lachaise?) dove viene seppellita la nonna di Sophie Marceau. Se non si conosce il Belfagor degli anni '60 non si capisce assolutamente cosa ci stia a fare, là, tra una lapide e un cipresso, quella signora bruna dallo sguardo così intenso... Ma per gli "iniziati", rivederla anche solo per pochi istanti è un'emozione irripetibile!

Bisous à tout le monde, de tout mon coeur!!!

R.