venerdì 18 gennaio 2008

Le coppie nel cinema: Bonjour tristesse

Bonjour tristesse, di Otto Preminger (1958) Dal romanzo di Françoise Sagan, Sceneggiatura di Arthur Laurents Con Deborah Kerr, David Niven, Jean Seberg, Mylène Demongeot, Geoffrey Horne, Walter Chiari, Martita Hunt, Roland Culver, Jean Kent Musica: George Auric Fotografia: Georges Périnal Costumi: Givenchy (94 minuti) Rating IMDb: 6.6
Solimano
A proposito di tristezza. Fecero una indagine sui lettori (direi soprattutto le lettrici...) del romanzo di Françoise Sagan, chiedendo se avevano provato tristezza o no nel leggerlo: il 92% disse che non aveva provato tristezza. Io non ho mai letto il romanzo, ma ho visto il film e l'ho trovato una bella commedia brillante, altro che triste. Vabbè, Anne (Deborah Kerr), andandosene di furia dalla villa di Raymond (David Niven), esce di strada in una curva e ci lascia la pelle, ma era una curva pericolosa, c'erano già stati sette incidenti quell'anno, quindi il suicidio è proprio da escludere, ma se anche fosse, perché un tale gesto estremo? Il film ha una struttura da commedia, a suo modo la tragedia è più ipotizzabile in un film con finale analogo, Il sorpasso.

Elsa protegge la punta del naso dalle scottature

Otto Preminger è un regista capace, intelligente ed anche furbo, sapeva benissimo che nel 1958 non si poteva dire tutta la verità, che in questi decenni è venuta fuori con evidenza solare: tutti nel film si divertono finché non arriva Anne, stilista famosa e donna compitissima, che decide di sposare l'affascinante e vedovo Raymond e di fargli mettere la testa a posto. Farlo diventare un marito noioso mentre adesso è un galante di prima forza pur nell'avvicinarsi dei cinquant'anni. Non ha problemi economici, avrà una sua attività che non ho capito, ma deve essere di quelle che con un quarto d'ora di telefonate hai speso bene la giornata. Ha una bella casa a Parigi, nella zona migliore attorno all'Etoile, una casa per le frequenti vacanze al mare sopra Saint-Tropez, soprattutto ha uno splendido rapporto con Cécile (Jean Seberg) la figlia diciassettenne: questa è la coppia veramente importante nel film, il resto è solo apparenza, sia pure gradevole. Dove lo troviamo persino oggi un padre come Raymond che, senza sfoggiare, racconta tutte le sue relazioni alla figlia? In genere sono relazioni che durano qualche mese, Cécile sa come è il decorso e non prova nessuna gelosia per queste ragazze che hanno solo pochi anni più di lei, ne diviene persino amica, tanto fra un po' spariscono.

Tutti bevono, compresa la cameriera in primo piano

Così, quell'estate al mare, è ottimo il rapporto con Elsa (Mylène Demongeot, che aveva ventitré anni), che è l'esuberanza fatta persona, golosa di vita e di tutto quello che nella vita c'è di piacevole. Elsa è una che al mare si scotta, perché prende il sole subito, invece di ombreggiarsi e di incremarsi (secondo me Preminger ha fatto in modo che la Demongeot si scottasse davvero, le immagini del film sono inequivocabili). Sempre allegra (per il momento...), capeggia la sfilata danzante che fanno in centinaia a Saint-Tropez, 'sti vitaioli, altro che le odierne liturgie tipo Billionaire! Al casinò di Montecarlo è una che vince regolarmente e le corre dietro Pablo (Walter Chiari) un miliardario sudamericano che ci tiene al suo ruolo, dice che è ora di smetterla di pensare che i miliardari siano solo del Texas. Elsa lo trova simpatico, lo accantona di scorta perché non si sa mai, ma per il momento con Raymond sta benissimo, ed anche con la figlia Cécile.

Cécile, Elsa, Pablo, Philippe

Ma poi arriva Anne, e la festa finisce. Non è che Raymond si stesse divertendo con Elsa, Denise e le altre ma avesse in mente Anne come grande amore, difatti arriva perché invitata da Raymond che però si scorda di averla invitata, eccolo lì, il grande amore! Anne, che era amica della moglie di Raymond, è realizzata nel lavoro, di quelle che tutto deve essere perfetto: le piace Raymond, ma non vuole essere come tutte le ragazze che vanno e vengono, vuole essere l'unica e fare piazza pulita. Vuole che Raymond continui ad essere un leone, però addomesticato, e Raymond ci casca, prima di tutto perché gli anni passano e forse sarà meglio che ci sia un solo grande amore invece che tanti piccoli, eppoi perché è lusingato che lo scelga una come Anne, colta e raffinata non solo di vestiti, mentre Elsa, quando vede qualcosa che le piace dice sempre e solo fantastico! Anne invece di aggettivi ne ha molti di più, solo va considerato che la sommatoria quotidiana degli aggettivi di Anne è inferiore al numero di fantastico! che dice Elsa. Anne, proprio per il lavoro che fa, è una donna di potere, vuole stare sopra a tutto ed a tutti, ma commette un errore, per troppa sicurezza: vuole prendere possesso anche di Cécile, che prima la ammirava. E quindi, siccome Cécile è stata rimandata ad ottobre, la obbliga a studiare filosofia, mentre lei prima se ne stava tutto il giorno in spiaggia. Sai la delizia starsene in camera con Pascal e Spinoza in quelle belle giornate, specie adesso che c'è Philippe (Geoffrey Horne), un bell'amore che la farebbe diventare donna da tutti i punti di vista (nel 1958 diciassette anni erano piuttosto pochi). Ma Anne, per cupidigia di potere, infierisce: Philippe non va bene, niente Philippe. Cécile, abituata a confidare al padre i suoi amoretti, cerca la su alleanza, ma Raymond è un po' imbalordito dal grande amore e non l'aiuta.

La borsa del ghiaccio per Cécile, che ha bevuto troppo

E' qui che Cécile si dimostra molto sveglia, anche se Kant e Fichte li conosce poco: capisce di essere debole se resta sola ed allora si trova due alleati: Philippe, perché, ingolosito da Cécile, non ci sta a starne lontano, ed Elsa, mollata da Raymond che ha sì in parcheggio il miliardario Pablo, ma che non gradisce la sconfitta. Elsa è una ragazza molto diretta, piange a calde lacrime quando Raymond sparisce dal casinò di Montecarlo andandosene con Anne e piange malgrado abbia vinto ancora più del solito. L'inghippo è semplice, far credere a Raymond che Elsa e Philippe si sono messi assieme e quindi agire sulla sua vanità, che gli farà certamente accantonare il progetto grande amore, almeno per un pomeriggio. Quelli come Raymond non sono poi complicati, titillateli sul narcisismo e saranno vostri.

Il piano di Cécile riesce, proprio perché semplice, ed il volto di Anne quando vede in mezzo alla pineta Raymond ed Elsa di nuovo insieme esprime la sconfitta totale, non dell'amore, perchè cosa è mai un pomeriggio fuori via, ma della dominanza sulle persone, che è più dura vedere sconfitta rispetto all'infelicità amorosa. Qualche metro dietro di lei c'è Cécile, che l'ha seguita senza che Anne se ne accogesse. Anne parte di furia e c'è l'incidente con la tragedia finale, che in realtà è solo apparente, perché qualche mese dopo, a Parigi, la coppia vera, quella che dura nel tempo, Raymond e Cécile, riprende la solita vita, solo che Cécile in quell'estate è diventata donna. Dice ogni tanto di essere triste, ma solo perché Juliette Greco canta benissimo la canzone "Bonjour tristesse" di Georges Auric.

Mylène Demongeot, nella sua autobiografia Tiroirs secrets (bel titolo!) racconta alcuni gustosi retroscena della lavorazione del film Bonjour tristesse:

« Preminger, toujours apoplectique et cramoisi, gueule, éructe, non-stop. Toute la journée. Tout le monde est terrorisé. […] Curieusement, je n'ai pas peur de lui. […] Pendant ce temps, les rushes commencent à arriver et, presque tous les soirs, nous avons une projection du travail effectué les derniers jours. Preminger est le seul metteur en scène que j’ai connu sortant de la salle absolument fou de rage et insultant tout le monde. […] Ça énerve beaucoup David Niven, ce parfait gentleman qui ne dit jamais un mot plus haut que l’autre. […] Avec moi, David est extraordinaire. Il vient me chercher et me dit :
— Allez, viens, on va répéter tous les deux.
Nous avons une longue scène très bonne, très drôle (en anglais, bien sûr), dans une chambre à coucher, que Preminger a l’intention de tourner en un seul plan. Et nous répétons dès que nous en avons le temps. […]
— Mais, David, comment se fait-il que vous soyez si gentil avec moi et que vous ayez la patience de tant répéter ?
Il rit et sa réponse fuse, directe :
— Mais, mon petit chou, c’est tout simple… Meilleure tu seras, meilleur je serai !
Bonne leçon !
C’est lui aussi qui m’a donné une autre clé que j’ai dans ma tête pour toujours :
— Mon petit chou, essaie de te rappeler une bonne chose, une vraie loi de la vie, tu verras… écoute-moi bien : prends toujours ton travail au sérieux, mais toi, ne te prends jamais au sérieux, jamais, quoi qu’il puisse t’arriver, promis ?
Je n’oublierai jamais. […]


Elsa ha vinto al casinò, Pablo la segue contento

Le pire pour Jean a été le tournage de la toute dernière scène quand, après la mort de Deborah Kerr, la petite Cécile est seule dans sa chambre, confrontée au remord. Otto a décidé de tourner ce dernier plan en installant un très long travelling qui va partir du fond de la chambre à coucher et s’approcher lentement de la petite jusqu’à arriver au très gros plan de son visage, qu’elle démaquille machinalement. Il voulait que, sans le moindre mouvement ni contraction musculaire, des larmes coulent sur son visage impassible, comme mort. Facile à dire, pas évident à exécuter… Le tournage durera la journée entière, sans être pour cela parfaitement satisfaisant pour Preminger, les larmes arrivent trop vite ou bien le visage s’est crispé ou bien les larmes ont coulé aussi par le nez. Le visage devient rouge… Les yeux aussi… On remaquille, on nettoie, on met des gouttes dans les yeux et l’on recommence… Comme ça toute la journée… À la fin, elle aura une crise de nerfs. […]
Ça y est, le film se termine. […] Il y aura encore quelques raccords, un peu de doublage à Londres, au studio de Pinewood, et je suis fière de moi parce que j’arrive à me doubler en anglais sans aucune difficulté. Preminger est très content. (Quelle joie !). […]
Le film sortira avec des critiques mitigées, mais, pour moi, c’est un vrai succès. Un critique new-yorkais écrira même : « Vous pouvez aller voir ce film rien que pour cette actrice française au nom totalement imprononçable. » (C’est moi, oui, j’en suis très fière !) »


Questi brani li ho trovati in Wikipedia in cui scavare è quasi sempre fruttuoso (parere personale). Neppure difficile, dopo un po' di esperienza.

Anne irrompe in camera, Cécile finge di fare yoga

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Vedere Walter Chiari che fa il miliardario è già una cosa che fa ridere per conto suo... (sicuro che poi alla fine non si scopra che la sua vera identità era un'altra?)
saludos
Giuliano

Anonimo ha detto...

Walter Chiari... quanti ricordi. Pugile, Attore, Gran Viveur con i buchi nelle tasche sfondate... Uno che la vita se l'è spremuta e goduta fino all'ultima goccia.