giovedì 10 gennaio 2008

Che pasticcio, Bridget Jones

Bridget Jones: The Edge of Reason, di Beeban Kidron (2004) Sceneggiatura di Helen Fielding, Andrew Davies, Con Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Gemma Jones, Jim Broadbent, James Faulkner, Celia Imrie, Dominic McHale, Donald Douglas, Shirley Dixon, Neil Pearson, Rosalind Halstead, Luis Soto, Tom Brooke, Alba Fleming Furlan, Jacinda Barrett, Sally Phillips, James Callis, Shirley Henderson, Lucy Robinson, David Verrey, Mark Tandy, Musica: Harry Gregson-Williams Fotografia Adrian Biddle (108 minuti) Rating IMDb:5.7
Laura
Se nel primo film Bridget (Renée Zellweger), oltre a scrivere il suo famoso diario, sfoglia la margherita chiedendosi Mark Darcy o Daniel Cleaver? nel sequel il domandone si riduce a Darcy o non Darcy? Insomma, perché un uomo così "perfetto" con una socia (Rebecca/ Jacinda Barrett) bellissima si è fidanzato con lei? E' dietro quel perché che Bridget rischia di giocarsi il fascinoso avvocato. Tutto sommato, questa è l'unica variante sul tema della trentatreenne paffutella e maldestra più sgangherata dell'intera Inghilterra. Il film è un pilottone studiato a tavolino di cui sinceramente non scriverei (dovendo scegliere, era più simpatico il primo), se non fosse che quando m'imbatto in Bridget riesco a vederla (...quasi), a leggerla con gli occhi di Mark Darcy. E qui, essendo donna, scatta la solita domanda.

Insomma, meglio magre ed eleganti con la bilancina sottobraccio come una pochette o appetitose, simpaticissime e un tantino goffe? E' il dilemma di sempre, ragazze mie. Si sta a stecchetto per poter entrare nel vestitino carino però si perde il buonumore, si arriva a pesare come Bridget Jones e quello -il buonumore- si affloscia comunque. Ma se ci discostiamo un nanosecondo da queste faccende tutte femminili, dobbiamo ammettere che Bridget ci fa sorridere più di una Emily (la segretaria di Amanda Priestly-Meryl Streep ne "Il diavolo veste Prada") che per entrare in un favoloso Valentino si augura di tutto cuore una colite, e così è a posto. Bridget non perde mai un chilo (beh, veramente non si sforza neppure tanto) ma secondo me, inconsciamente lei sa che è proprio questa sua aura materna che la rende così unica e inspiegabilmente perfetta. Gli uomini non li spaventa. Ci avete fatto caso? Sbavano tutti per lei. Lo so, si tratta di un film, ma sono da sempre convinta che la bellezza non equivale a quella formula matematica basata sulla massa grassa e quella magra pasticciando sui decimali, o sul famoso 90-60-90 che, a guardare certe modelle di oggi sembra essere diventato più un 90 (posticcio) -30-30.

Renée Zellwegger, magrissima
dopo le riprese del film

Bridget indossa minigonne, camicine trasparenti e abiti da sera con la stessa disinvoltura con cui considera la panciera e i reggiseni rinforzati. Eh, sì! La Jones è una che con le armature ha fatto pace. Non solo. Il suo fondoschiena, in primissimo piano nei suoi reportage sui pompieri o sul paracadutismo acrobatico le procurano un'incredibile audience e quindi anche il successo professionale. Se la litigano immancabilmente il serissimo avvocato Mark Darcy (Colin Firth) e quello spennapollastre di Daniel Cleaver (Hugh Grant): il primo sempre un po' troppo ingessato ma generoso (la tira fuori da una prigione thailandese nonostante i due siano in rotta) e sinceramente innamorato, e il secondo è un gran marpione col pallino dei mutandoni ( "... mamma!" sussurra, mentre affonda la faccia nel tessuto elastico fantasticando incestuosamente.) Uno da cui stare alla larga, insomma.

Ora, la nostra Bridget non avrebbe poi tutti questi problemi a scrollarsi di dosso la singletudine -se mi passate il neologismo- eppure trascorre tutto il tempo del film (sia nel primo, "Il diario di Bridget Jones", che in questo secondo) ad avere conferme o meno sui sentimenti di Darcy. Al di là della storia frivola in sé e di certe ingenuità che fanno brodo alla trama, io sto con Bridget. Sto con Bridget se penso alle lotte con la bilancia che ingaggiano le ragazzine fin dalla prima media, se penso a tutte quelle che muoiono davanti a una fetta di torta ma che, cascasseilmondoiomiscanso, non mangeranno per poter entrare nell'ultimo jeans griffatissimo. Sto con Bridget se penso che è capace di farsi prendere e distrarre da cento e uno cose della vita senza crucciarsi mai troppo davanti allo specchio (difatti, il suo proposito di perdere peso naufraga costantemente.) Sto con lei, perchè magre naturali o rotondette, c'è un po' di Bridget in ognuna di noi. Io, un'amica come lei ce l'avevo. Abitavamo lo stesso appartamento ai tempi dell'università e, lasciatemelo dire, era fantastica. Come posso descrivervela... ecco, provate a pensare a quella bella pubblicità del sapone Dove, dove una galleria di donne assolutamente comuni danzano spensierate in reggiseno agitando le braccia. Beh, lei, una settimana prima che il suo lui venisse a trovarla macinando chilometri dal Sud con una Ritmo scassata, stava a Jocca e sedano aspettandolo allegramente, e quella successiva si squagliava sopra un profitteroles perché il suo amato usciva pazzo per le sue ciccette. Quando succedeva, la mia amica diveniva femmina occhieggiante e malandrina, s'illuminava a Rubens, a Michelangelo, a Tiziano e Giorgione, tonalità di luce, forma e colore assolutamente archiviate.

Rubens: Venere allo specchio (part)

Più Bridget Jones, donne, almeno nello spirito, e meno ostinatamente Emily. Come dire più Essere (senza diventare un Botero, perché ci va di mezzo la salute non meno che nei casi di anoressia) e meno Apparire, più ironiche e indulgenti. Anche se nella vita reale uno come Mark Darcy è più probabile che sposi una Rebecca: alta, bellissima, elegante, filiforme con sorpresa annessa (rivelata nel finale del film.)

Che poi a pensarci, mi fa sempre strano una cosa. I giornali ci bombardano con la dieta last minute, la ginnastica spompapolmoni e i ritocchini siliconici ma com'è che quando iniziano i saldi, le taglie che finiscono prima sono sempre le 44/46? Forse non tutto è perduto...

Tiziano: Venere e Cupido

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Mah, io penso proprio che la magrezza stia veramente bene solo alle ragazze molto giovani, a parte qualche rara eccezione (ma bisogna nascerci, con quelle forme). Poi, dopo i 30 anni, se una è magra magra arrivano anche i difetti.
Però non è questo il punto, il punto è che diamo troppa importanza a queste cose, e qui la colpa dei media (televisione su tutti) è corposa.
Ho visto donne innamoratissime di uomini piccoli, brutti, con la panza; idem per gli uomini. La verità è che (per fortuna!) quasi sempre scegliamo in base alla persona, e non in base alle misure.
saludos
Giuliano
(il mio parere è che ognuna ha le sue forme, l'importante è che siano le sue: la Zellweger troppo magra sta malissimo, certe ragazze magre che si sono rifatte stanno malissimo con un seno troppo grande che sarà magari bello ma non è il loro...)

Solimano ha detto...

Laura, questo non l'ho visto, ma il primo Bridget Jones sì, e mi ha pure divertito. Solo che è troppo buonista, ma c'è un motivo: il terrore di essere brutti (sia uomini che donne) è talmente forte che non sarebbero entrati nei cinema, se si faceva un film più vero. E questo mica solo oggi, è sempre stato così, e gli anni peggiori erano quelli della adolescenza e della pubertà. E' per questo che sono disposti (ragazzi e ragazze) a far di tutto pur di uscirne, da questo complesso, in genere tanto ingiustificato quanto persistente.
Ma ha ragione Giuliano: quando si fa sul serio a certe cose non ci si bada più. E due sono realmente innamorati quando non si mettono a sindacare il mento qui e il colore dei capelli là, non perché si facciano piacere quello che non gli piace, ma perché l'amore (senza sublimarlo...) è uno e riguarda tutta la persona come entità unica e allora proprio non ci si bada. Solo un amore reciproco permette di accantonare del tutto questi problemi. Se sono, come mi sembra, così diffusi anche oggi, vuol dire che di amore reciproco ce n'è poco. Non credo di fare un discorso sempliciotto ma solo un sentimento del genere dà sicurezza e permette di occuparsi d'altro invece che di certe menatine.
Dopo di che, la Venere di Rubens (ed in generale tutte le sue donne, comprese la prima e la seconda moglie) sono di una carnalità così vivace e tranquilla, che lui, Rubens, è stato sicuramente una delle persone più felici ed appagate che siano mai esistite.

saludos y besos
Solimano
P.S. Ma tu, che taglia porti?

Laura ha detto...

Ne "Il diario di Bridget Jones" mi dispiaceva che lei, nei momenti di depressione più profonda s'attaccasse alla bottiglia a quel modo. Io un bicchierino in mano glielo avrei messo, ecco. Il secondo l'ho visto con la speranza di farmi due risate.
Le cose più belle che si fanno per amore sono quelle dettate dal momento e dalla furia: la corsa serale di Bridget in panciera e golf che attraversa la strada e il viavai natalizio tra la neve e le lucine intermittenti delle vetrine per fermare Darcy rimane un esempio memorabile.

Solimano, non si chiede la taglia a una signora! ^___^
...44 cari saluti a tutti.
Laura

Giuliano ha detto...

Cara Laura, americani inglesi svedesi e russi bevono, e tanto. Per loro è normale mettere gente che si attacca alla bottiglia e poi magari tira su tutto davanti al moroso o alla morosa, e si amano tanto lo stesso.
Io non ce la farei mai, ma cosa vuoi che ti dica, ognuno descrive il mondo secondo quello che vede...