Totò sceicco di Mario Mattoli (1950) Da idee de L'Atlantide di Pierre Benoit, Sceneggiatura di Agenore Incrocci, Marcello Marchesi, Vittorio Metz, Furio Scarpelli Con Totò, Tamara Lees, Ada Dondini, Laura Gore, Lauretta De Lauri, Kiki Urbani, Aroldo Tieri, Cesare Polacco, Arnoldo Foà, Mario Castellani, Riccardo Billi, Ubaldo Lay, Carlo Croccolo Musica: Armando Fragna, Felice Montagnini Fotografia: Mario Albertelli Rating IMDb: 7.1
Giuliano
Questo è il mio Totò personale. Quando penso a Totò, lo vedo sempre in due film: “I due orfanelli” (con Carlo Campanini) e “Totò sceicco”. Il film è favoloso, con battute memorabili e una storia che finalmente regge, e ha in più due assi nella manica come Aroldo Tieri e Arnoldo Foà.
Tieri è il Marchese, che parte per la Legione Straniera per una delusione d’amore e si porta dietro il maggiordomo, il fedele Gastone: Totò, ovviamente. Nel deserto troveranno la regina Antinea, che è bellissima ma ha il bacio avvelenato (alla fine Totò la farà vaccinare), e Arnoldo Foà, l’ufficiale pazzo innamorato di Antinea.
Tutto questo pasticcio (un bel pasticcio) viene da un libro che un tempo era famoso: l’Atlantide di Pierre Benoit (1919). Che riprende una leggenda nota ai frequentatori di misteri: l’antica Atlantide sarebbe sprofondata nella zona dove oggi è il deserto del Sahara, e continua a vivere ma sottoterra. Una leggenda che confina con il mito di Agharti, e con tante altre fantasie più o meno occultistiche (del filone di Dan Brown, o dei Templari) che meriterebbe un discorso a parte, magari fatto da Umberto Eco che di queste cose se ne intende.
Sta di fatto che tutte queste cose che vedete nel film – il regno sotterraneo di Atlantide, la sabbia del Sahara, il bacio avvelenato, gli amanti di Antinea trasformati in statue dorate, l’ufficiale pazzo che gira per i palazzi sotterranei dichiarando il suo amore per la regina, e via dicendo – sono tutti tratti dal libro di Pierre Benoit, in una fedelissima parodia. Il libro di Benoit l’ho letto, per pura e nobilissima curiosità, da non molto tempo: è un curioso ibrido tra il capolavoro e la ciofeca, con pagine affascinanti d’avventura e altre ridicole da romanzetto rosa. Si rimane perplessi, ma alla fine non dispiace di aver finito anche questo libro (che è ancora sui miei scaffali, tra i francesi, accanto a Stendhal e Vercors).
La sceneggiatura, leggo su Imdb, è opera di Agenore Incrocci e Marcello Marchesi: il che spiega perché funzioni tutto così bene e perché si rida così tanto. Tra gli altri attori, un ricordo per Cesare Polacco (grande voce del doppiaggio, e Ispettore Rock a Carosello), e per Ada Dondini, grande caratterista del cinema d’anteguerra, un tempo suocera severissima in “Piccolo mondo antico” di Mario Soldati, qui spettacolare spalla di Totò nella gag del “... come soffro!” , che spero ricordiate così come la ricordo io, perché significherebbe che in questo momento vi ho messi di buon umore, e che quindi anche questa mia scheda sull’Atlantide nel deserto è servita a qualcosa.
Giuliano
Questo è il mio Totò personale. Quando penso a Totò, lo vedo sempre in due film: “I due orfanelli” (con Carlo Campanini) e “Totò sceicco”. Il film è favoloso, con battute memorabili e una storia che finalmente regge, e ha in più due assi nella manica come Aroldo Tieri e Arnoldo Foà.
Tieri è il Marchese, che parte per la Legione Straniera per una delusione d’amore e si porta dietro il maggiordomo, il fedele Gastone: Totò, ovviamente. Nel deserto troveranno la regina Antinea, che è bellissima ma ha il bacio avvelenato (alla fine Totò la farà vaccinare), e Arnoldo Foà, l’ufficiale pazzo innamorato di Antinea.
Tutto questo pasticcio (un bel pasticcio) viene da un libro che un tempo era famoso: l’Atlantide di Pierre Benoit (1919). Che riprende una leggenda nota ai frequentatori di misteri: l’antica Atlantide sarebbe sprofondata nella zona dove oggi è il deserto del Sahara, e continua a vivere ma sottoterra. Una leggenda che confina con il mito di Agharti, e con tante altre fantasie più o meno occultistiche (del filone di Dan Brown, o dei Templari) che meriterebbe un discorso a parte, magari fatto da Umberto Eco che di queste cose se ne intende.
Sta di fatto che tutte queste cose che vedete nel film – il regno sotterraneo di Atlantide, la sabbia del Sahara, il bacio avvelenato, gli amanti di Antinea trasformati in statue dorate, l’ufficiale pazzo che gira per i palazzi sotterranei dichiarando il suo amore per la regina, e via dicendo – sono tutti tratti dal libro di Pierre Benoit, in una fedelissima parodia. Il libro di Benoit l’ho letto, per pura e nobilissima curiosità, da non molto tempo: è un curioso ibrido tra il capolavoro e la ciofeca, con pagine affascinanti d’avventura e altre ridicole da romanzetto rosa. Si rimane perplessi, ma alla fine non dispiace di aver finito anche questo libro (che è ancora sui miei scaffali, tra i francesi, accanto a Stendhal e Vercors).
La sceneggiatura, leggo su Imdb, è opera di Agenore Incrocci e Marcello Marchesi: il che spiega perché funzioni tutto così bene e perché si rida così tanto. Tra gli altri attori, un ricordo per Cesare Polacco (grande voce del doppiaggio, e Ispettore Rock a Carosello), e per Ada Dondini, grande caratterista del cinema d’anteguerra, un tempo suocera severissima in “Piccolo mondo antico” di Mario Soldati, qui spettacolare spalla di Totò nella gag del “... come soffro!” , che spero ricordiate così come la ricordo io, perché significherebbe che in questo momento vi ho messi di buon umore, e che quindi anche questa mia scheda sull’Atlantide nel deserto è servita a qualcosa.
6 commenti:
Giuliano, e "La donna eterna" di R.Haggard dove la mettiamo??? E il ciclo di Tarzan, quando l'uomo-scimmia incontra la regina di Opar, nella città nascosta tra la giungla???
Ad ogni modo, il Totò sceicco-maggiordomo è anche uno dei miei preferiti: impagabile la scena iniziale, quando non si capisce se lui sia il padrone o il servitore...
...ciao!
Roby
Quello che mi ha impressionato, compilando le righe IMDb, è quanti talenti c'erano allora a livello sceneggiatura, attori e caratteristi. Difatti, come potete vedere, ne ho trascritti molti, anche se non tutti.
Ma la mia non è una considerazione solo ammirativa: purtroppo, a parte limitate eccezioni (e questo film ne è una), lavoravano di routine, se avessero fatto un terzo dei film da un certo punto di vista sarebbe meglio. Altro che perseguire l'arte, da parte di questi artisti! Facevano concorrenza non alle grandi riviste in teatro, ma all'avanspettacolo, ed era quel tipo di pubblico che cercavano, a volte faticando, perché anche nell'avanspettacolo c'erano veri talenti.
saludos
Solimano
Ce l'ho, ce l'ho! Il libro "Atlandide" di Benoit, intendo! Ed è veramente un reperto archeologico :-)
Di Totò, confesso che preferisco altri suoi film, ma Totò è pur sempre Totò e vuol dire che dopo questo tuo post se mi viene a tiro questo film lo guarderò con un occhio di particolare riguardo :-)
Cara Roby, quei due film lì non li ho visti...
Cara Gabriella, non dubitavo: da francesista... (vorrei parlare di Vercors, ma "Il silenzio del mare" non lo vedo da vent'anni...)
Giuliano, "Il silenzio del mare" (quello di Melville, intendo, non il remake a colori di poco tempo fa) è uno dei film più belli della storia del cinema. E, come nel caso di "84 Charing Cross Road", siamo di fronte ad un altro miracolo di perfetta sintonia tra libro e film. La leggenda dice che Melville non chiese il permesso a Vercors di realizzare il film, che Vercors quando lo venne a sapere pose come condizione che se il film non gli fosse piaciuto Melville avrebbe dovuto distruggerlo e poi invece... :-)
Avevo visto questo film (e per ben due volte) alla nostra televisione (quella di una volta, quella in cui facevano cose belle).
Proprio in questi giorni l'ho cercato in rete ma ho trovato che esiste solo in VHS francese con sottotitoli in inglese. Però siccome stanno rieditando in DVD i migliori film di Melville io spero che prima o poi...
Ho anche io --- pigrizia permettemdo --- intenzione di fare un post su "Le silence de la mer", sarà interessante incrociarci :-)
Giuliano, hai sentito Gabriella? Parlerà nel NonSoloProust del film di Melville.
Competition is competition, à la guerre comme à la guerre dobbiamo affrontare la sfida, quindi è meglio che tu od io scriviamo il nostro post. Così ci affronteremo, ed ognuno porterà i suoi tifosi, con tamburi e bandiere (Shakespeare, non facciamoci mancare niente). Speriamo solo che non vinca il migliore...
saludos
Solimano
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