Michelangelo Antonioni: L'avventura
Dopo il film. A Natale si guardano tanti film alla televisione. Ci si sente tutti una grande famiglia, perché sono sempre gli stessi. Arriva fatalmente "White Christmas", e Bing Crosby e Rosemary Clooney sembrano degli zii in visita. Ma anche con i film che vedi per la prima volta, il bello della tv e che alla fine non trovi qualcuno all'uscita che ti chiede se ti è piaciuto. È anche la ragione per cui non vado mai alle prime degli spettacoli teatrali, salvo penose e imprescindibili necessità quando l'amico attore o regista ti invita personalmente.
Quando all'uscita di uno spettacolo qualcuno mi chiede se mi è piaciuto, io non lo so. Non lo so ancora. Per sapere se lo spettacolo mi è piaciuto devo dormirci sopra una notte. Poi, il mattino dopo, lo so (qualche volta accade molti giorni dopo). Mi ricordo quando da solo ho visto "L'avventura" di Antonioni. Subito dopo non sapevo che cosa pensarne. Il giorno seguente ho detto a un amico che l'avevo visto e lui mi ha chiesto com'era. Ho provato a raccontarglielo, e raccontando mi sono accorto che era bellissimo.
Il bello dei libri, rispetto agli spettacoli, è che nessuno sa quando lo hai finito e così nessuno ti chiede se ti è piaciuto. Salvo i casi penosi in cui l'autore, che te lo ha inviato, ti telefona subito dopo. Ma puoi sempre dire che non lo hai ancora letto.
Politeismo. Ho pensato che le religioni politeiste non hanno natali. Per loro è Natale tutti i giorni, un giorno nascono le ninfe dei boschi, un altro le divinità dei fiumi, un altro ancora è la nascita degli animali totemici. Poi ho pensato che le religioni politeiste sono meno bellicose delle tre grandi religioni monoteiste, gloria della civiltà mediterranea. Poi ho pensato ancora che non è vero perché i Greci, che erano politeisti, erano bellicosissimi e come minimo litigavano sempre tra loro. Poi ho pensato ancora (si pensa moltissimo durante le feste, durante l'anno, no, perché occorre filosofare) che il discrimine non sta nella bellicosità.
E' che i popoli politeisti combattevano tribù contro tribù o città contro città, ma non pensavano a conquistare il resto del mondo. Invece i popoli monoteisti prima o poi avevano il problema di conquistare il mondo conosciuto, per diffondere la loro religione. Il monoteista conosce un solo dio e ha la sensazione che lo conosce solo lui: quindi deve portarlo anche agli altri. Il politeista, che adora le forze naturali, il sole, le nuvole, i fiumi, i venti, sa benissimo che queste cose le hanno tutti e che non occorre rivelarle e donarle a nessuno. Quindi fa la guerra per bottino, difesa, sfizio, ma non per missione divina. Non so, che ne avrebbe detto Gesù Bambino?
Bambini biafrani. Durante queste feste avevo qualche disturbo digestivo, e quindi ho mangiato pochissimo. Ma si sa, anche se non si vogliono seguire le tradizioni, non puoi evitare un cappone o un torrone e un panettone. E anche a non farlo, ti vedi intorno la gente che compera ghiottonerie, tante almeno da poterne avanzare un poco tavola, altrimenti che Natale è. Natale dà un senso grande potenza perché ti alzi da tavola con la netta sensazione di avere ammazzato almeno dieci bambini del Biafra. I conti sono conti, lo spreco natalizio in qualche modo ridistribuisce irregolarmente le risorse del pianeta. Tu mangi una fetta di panettone e tutti i grassi che inghiotti sono grassi in meno per un bambino del Biafra. E' la storia del riso spulato. Se tutti noi mangiassimo riso integrale (che tra l'altro è squisito e fa bene per via delle fibre) ci sarebbe nel mondo abbastanza riso da sfamare tutti, quasi. Una forchettata di riso brillato, e un bambino muore. Sono soddisfazioni non c'è che dire.
Perlasca. Qualche anno fa si è venuti a sapere che esisteva un eroe sconosciuto, Giorgio Perlasca, che durante la guerra, in Ungheria, fingendosi console di Spagna, ha sottratto cinquemila ebrei ai nazisti. Qualcuno se ne è ricordato. Gerusalemme gli ha conferito la cittadinanza onoraria, vari paesi gli hanno dato onorificenze, mi pare che due anni fa sia stato ricevuto al Quirinale. Ho visto su di lui una bella trasmissione televisiva, e se ne era occupato ampiamente "L'Espresso". Ma la cosa più singolare è che se ne parla sempre come se la notizia fosse inedita. Non è che chi ne riparla voglia fare il furbo: e che davvero le volte prima non se ne era accorto nessuno, oppure se ne erano dimenticati. E' una bella storia massmediatica, e non capisco quale ne sia la morale.
Quel film mi è piaciuto? Lo saprò domani
L’espresso 12 gennaio 1992
L’espresso 12 gennaio 1992
Dopo il film. A Natale si guardano tanti film alla televisione. Ci si sente tutti una grande famiglia, perché sono sempre gli stessi. Arriva fatalmente "White Christmas", e Bing Crosby e Rosemary Clooney sembrano degli zii in visita. Ma anche con i film che vedi per la prima volta, il bello della tv e che alla fine non trovi qualcuno all'uscita che ti chiede se ti è piaciuto. È anche la ragione per cui non vado mai alle prime degli spettacoli teatrali, salvo penose e imprescindibili necessità quando l'amico attore o regista ti invita personalmente.
Quando all'uscita di uno spettacolo qualcuno mi chiede se mi è piaciuto, io non lo so. Non lo so ancora. Per sapere se lo spettacolo mi è piaciuto devo dormirci sopra una notte. Poi, il mattino dopo, lo so (qualche volta accade molti giorni dopo). Mi ricordo quando da solo ho visto "L'avventura" di Antonioni. Subito dopo non sapevo che cosa pensarne. Il giorno seguente ho detto a un amico che l'avevo visto e lui mi ha chiesto com'era. Ho provato a raccontarglielo, e raccontando mi sono accorto che era bellissimo.
Il bello dei libri, rispetto agli spettacoli, è che nessuno sa quando lo hai finito e così nessuno ti chiede se ti è piaciuto. Salvo i casi penosi in cui l'autore, che te lo ha inviato, ti telefona subito dopo. Ma puoi sempre dire che non lo hai ancora letto.
Politeismo. Ho pensato che le religioni politeiste non hanno natali. Per loro è Natale tutti i giorni, un giorno nascono le ninfe dei boschi, un altro le divinità dei fiumi, un altro ancora è la nascita degli animali totemici. Poi ho pensato che le religioni politeiste sono meno bellicose delle tre grandi religioni monoteiste, gloria della civiltà mediterranea. Poi ho pensato ancora che non è vero perché i Greci, che erano politeisti, erano bellicosissimi e come minimo litigavano sempre tra loro. Poi ho pensato ancora (si pensa moltissimo durante le feste, durante l'anno, no, perché occorre filosofare) che il discrimine non sta nella bellicosità.
E' che i popoli politeisti combattevano tribù contro tribù o città contro città, ma non pensavano a conquistare il resto del mondo. Invece i popoli monoteisti prima o poi avevano il problema di conquistare il mondo conosciuto, per diffondere la loro religione. Il monoteista conosce un solo dio e ha la sensazione che lo conosce solo lui: quindi deve portarlo anche agli altri. Il politeista, che adora le forze naturali, il sole, le nuvole, i fiumi, i venti, sa benissimo che queste cose le hanno tutti e che non occorre rivelarle e donarle a nessuno. Quindi fa la guerra per bottino, difesa, sfizio, ma non per missione divina. Non so, che ne avrebbe detto Gesù Bambino?
Bambini biafrani. Durante queste feste avevo qualche disturbo digestivo, e quindi ho mangiato pochissimo. Ma si sa, anche se non si vogliono seguire le tradizioni, non puoi evitare un cappone o un torrone e un panettone. E anche a non farlo, ti vedi intorno la gente che compera ghiottonerie, tante almeno da poterne avanzare un poco tavola, altrimenti che Natale è. Natale dà un senso grande potenza perché ti alzi da tavola con la netta sensazione di avere ammazzato almeno dieci bambini del Biafra. I conti sono conti, lo spreco natalizio in qualche modo ridistribuisce irregolarmente le risorse del pianeta. Tu mangi una fetta di panettone e tutti i grassi che inghiotti sono grassi in meno per un bambino del Biafra. E' la storia del riso spulato. Se tutti noi mangiassimo riso integrale (che tra l'altro è squisito e fa bene per via delle fibre) ci sarebbe nel mondo abbastanza riso da sfamare tutti, quasi. Una forchettata di riso brillato, e un bambino muore. Sono soddisfazioni non c'è che dire.
Perlasca. Qualche anno fa si è venuti a sapere che esisteva un eroe sconosciuto, Giorgio Perlasca, che durante la guerra, in Ungheria, fingendosi console di Spagna, ha sottratto cinquemila ebrei ai nazisti. Qualcuno se ne è ricordato. Gerusalemme gli ha conferito la cittadinanza onoraria, vari paesi gli hanno dato onorificenze, mi pare che due anni fa sia stato ricevuto al Quirinale. Ho visto su di lui una bella trasmissione televisiva, e se ne era occupato ampiamente "L'Espresso". Ma la cosa più singolare è che se ne parla sempre come se la notizia fosse inedita. Non è che chi ne riparla voglia fare il furbo: e che davvero le volte prima non se ne era accorto nessuno, oppure se ne erano dimenticati. E' una bella storia massmediatica, e non capisco quale ne sia la morale.
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