sabato 28 luglio 2007

La musica al cinema: La valle del peccato

Solimano
Ho ricostruito, anche se non del tutto, la presenza della musica in Vale Abraao di Manoel de Oliveira. Ci sono innanzitutto una serie di musiche di autori che in qualche modo fanno riferimento al Chiaro di luna. Gli autori sono Beethoven, Schumann, Chopin, Fauré e Debussy.
Ma già qui si presenta un problema, quello del Chiaro di luna di Beethoven così intensamente presente nel film. Si tratta del primo tempo della sonata per pianoforte n.14 in Do diesis minore Opera 27 n.2, scritta nel 1801 e dedicata alla contessa Giulietta Guicciardi.
Beethoven la denominò "Quasi una fantasia", il titolo "Chiaro di luna" arrivò nel 1832 o nel 1836 per merito (o colpa?) di Ludwig Rellstab. Non solo, ma la stessa definizione "Quasi una fantasia" fu apposta da Beethoven non come definizione preromantica, ma con riferimento al fatto che è una sonata anomala: in tre tempi, invece dei quattro usuali per lui e con per primo tempo un adagio invece che un allegro, precisamente, un adagio sostenuto.
Sia queste considerazioni oggettive, sia la data di composizione, molto antecedente a quella dei successivi e a loro modo veraci "Chiaro di luna" comportano una separatezza: da una parte sta Beethoven, dall'altra Schumann, Chopin, Fauré e Debussy. De Oliveira ne è ben cosciente, ed infatti inserisce Beethoven nelle parti del film in cui un destino ineluttabile si compie, quando Ema accetta pienamente di essere se stessa, col carico di sofferenza ed alla fine di morte che questo essere se stessa comporta.
L'andante sostenuto di Beehoven accompagna così impeccabilmente le fasi di decisionalità sentimentale di Ema, gli altri "Chiaro di luna" seguono il divenire quotidiano, le oscillazioni dei sentimenti e dei sensi.
Stranamente, non sono riuscito ad identificare per ora le composizioni di Schumann e di Chopin, anche se nell'orecchio l'ho sentita, la voce dei due, simili ma diversi, sempre personalissimi, mentre sono riuscito ad identificare Fauré e Debussy. Fauré è presente con due composizioni: "Après un reve" dalle "3 Mélodies op. 6", e "Clair de lune" dalle "2 Mélodies op. 46". Debussy è presente con il "Clair de lune " della "Suite bergamasque". Poi c'è Richard Strauss con un brano dall'opera "Capriccio", e Don Byas e Coleman Hawkins durante una festa con ricevimento e ballo.
L'Aria sulla quarta corda di Bach è invece un vero e proprio episodio del film, suddiviso in due tempi: il giovane Narciso la suona sul suo violino, Ema lo guarda con intensità crescente, poi con salto temporale, Narciso la suona ancora, seduto sul letto a schiena nuda, ed a un certo punto Ema gli dice di non suonare più, i suoi pensieri ed i suoi sentimenti sono già altrove.
C'è infine un ritmo, più che una musica, che percorre il film: il tum-tutum del treno che corre sulla ferrovia che costeggia il Douro. L'ho sentito, nel film, come il banale ma inevitabile presentare i conti che la vita fa sempre, la vita è anche questo farsi privo di obiettivo e di significato: i titoli di coda sono tutti di questo tum-tutum. Ma quando i titoli di coda ancora non ci sono, l'andante sostenuto di Beethoven dice fermamente la sua, perché fa a pieno titolo parte della vita, finché c'è. Come si vede, negli autori mancano gli italiani, ma un Chiaro di luna italiano lo vorrei ricordare, prima del Chiaro di luna di Friedrich...

Dolce e chiara e' la notte e senza vento,
e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna, e di lontan rivela
serena ogni montagna. O donna mia,
già tace ogni sentiero, e pei balconi
rara traluce la notturna lampa:
tu dormi, che t'accolse agevol sonno
nelle tue chete stanze, e non ti morde
cura nessuna; e già non sai né pensi
quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
...
Giacomo Leopardi, 1820

Caspar David Friedrich: Arbre au clair de lune, 1824

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Solimano, complimente! Massimo Mila non avrebbe analizzato più acutamente la colonna sonora di quel film. Belle anche le citazioni poetico-visive del clair de lune. Mi permetto di contribuire in lingua locale:

Dolza e ciara è la nott e senza vent
E calma sora i tett e in mezz ai praa
La scend la luna e de lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia
Già tàs ogni sentier e sui balcon
Scarsa resplend la lampada notturna.
Tì te dormet, in quel tò agevol sonn,
In quej tò stanz quiett e non te prend
Nissuna pena, nè te seet, nè penset
Quanti piagh te mè avert in mezz al pett...

;) Brianzolitudine

Solimano ha detto...

Grazie due volte, Brian.
Una per il commento che ho assai gradito: troppo buono! Ma la passione per la musica ce l'ho, contento di averla.
Due per la presenza qui del tuo Leopardi in lengua milanesa, una operazione che ammiro molto e che leggo e rileggo sul tuo blog. Non ha niente di bozzettistico, è una traduzione bella e fedele, direbbe Pontiggia. Migliora la conoscenza di Giacomo, perché con lui non si finisce mai di imparare.

saludos
Solimano