martedì 10 luglio 2007

Pretty woman (2)

Pretty woman di Garry Marshall (1990) Sceneggiatura di J.F.Lawton Con Richard Gere, Julia Roberts, Laura San Giacomo, Hector Elizondo, Ralph Bellamy Fotografia di Charles Minsky Musiche di James Newton Howard -a parte la celebre Oh pretty woman di Roy Orbison - ( 119 minuti) Rating IMDb 6.6
Manuela
Non mi sembra che Pretty Woman sia paragonabile alla Signora delle Camelie.
Questa è un’opera drammatica e dirompente, gettata nel mezzo alla buona società borghese dell’800, a scandalizzarla. Quella società che è in grado di accettare tutto – e infatti di relazioni con prostitute è affollatissima – ma non che si mettano in discussione le apparenze. Infatti il vecchio Germont, non chiede a Violetta di lasciare il figlio perché il loro rapporto è immorale, ma perché metterebbe in discussione il buon nome, e le nozze di convenienza, della figlia “pura siccome un angelo”. E Violetta vuole a tal punto entrare a far parte con ogni diritto di questa società borghese, che ne accetta completamente la logica: lascia Alfredo, perché continuare il loro rapporto sarebbe una trasgressione, e i bravi borghesi – come lei vorrebbe tanto diventare al fianco di Alfredo - non tollerano trasgressioni. L’ordine deve essere ristabilito, al prezzo del massimo sacrificio individuale. La Traviata è un’opera universale, perché tocca il grande tema, mai esaurito, del rapporto fra la libertà dell’individuo e il necessario ordine sociale.
Pretty Woman è invece la riproposizione dell’archetipo di Cenerentola. La favola è altrettanto importante della tragedia per il genere umano, ma è altra cosa. C’è un protagonista predestinato: Vivian è una prostituta, allo stesso modo in cui Cenerentola è una serva. Il piedino di questa vale lo stile innato dell’altra. C’è l’intervento magico (la fatina, il direttore Thompson) che svelano la vera natura del protagonista; magica è la bacchetta della fatina, magico è il direttore che, in un paio di lezioni, insegna a Vivian parlare, a comportarsi in pubblico, a vestirsi, a scegliere i vini e non so che altro (My fair Lady ridotto in pillole!). C’è anche l’antagonista, il volgare Philip, che non riesce a vedere la speciale qualità di Vivian, e che viene ovviamente sconfitto. C’è il principe azzurro, che ci mette sempre un po’ a capire (e Richard Gere, con la sua faccia un po’ bovina mi sembra che sia perfettamente tagliato per la parte). Per cui il film non poteva finire in altro modo che col matrimonio. Ogni altra fine avrebbe reso ridicola la storia.
La favola deve finire col matrimonio, e per questo è credibile: e non con un matrimonio qualsiasi (uomini che sposano ex prostitute sono talmente tanti da non essere per niente interessanti). Cenerentola deve sposare il principe.
E’ quello che accade dopo, che le favole non dicono mai.

1 commento:

Solimano ha detto...

Di immagini ce ne sono tante, ma ne ho scelto volutamente due in cui Pretty woman non ride.

saludos
Solimano