domenica 29 luglio 2007

I guerrieri della palude silenziosa

Southern Comfort di Walter Hill (1981) Sceneggiatura di Michael Kane, Walter Hill, David Giler Con Keith Carradine, Powers Boothe, Fred Ward, Franklyn Seales, Peter Coyote, Brion James Musica: Ry Cooder Fotografia: Andrew Laszlo (106 minuti) Rating IMDb: 7.0
Nicola
Domenica scorsa, durante un breve giro in bici per la piana, decisi di fare una strada diversa dal solito: al guado sul torrente in secca prendere il torrente verso monte, raggiungere l'altro guado due chilometri più in su e tornare a casa per una stradina poco trafficata. Dopo neanche duecento metri il letto del torrente iniziava a essere ostruito da pozze d'acqua stagnante sempre più lunghe e profonde, coperte da grossi insetti pattinatori che facevano lo slalom tra mucillagini e alghette; un po' più in là m'imbattei in alcuni pioppi caduti attraverso il torrente, da scavalcare portandosi dietro la pesante bicicletta. Mezz'ora dopo, immerso nell'acqua putrida fino alla cintola, senza alcuna possibilità di risalire la riva e arrivare ai campi attraverso i venti metri di fitto roveto, e a pressapoco equidistante tra i due guadi, mi chiesi se mai un pirla si fosse trovato in una situazione simile. Non trovai alcun esempio reale, ma mi venne in mente un vecchio film, di cui passo ora a raccontarvi la trama.
Il titolo originale è Southern Comfort, "comodità del Sud", che è il nome di un famoso drink della Louisiana, ma che soprattutto si riferisce ironicamente all'estrema scomodità in cui si trova una squadra della Guardia Civile americana durante un'esercitazione nel bayoux, le paludi del Sud abitate dagli schivi cajun, pionieri francofoni ancor oggi concentrati nelle foreste e nelle campagne intorno a Lafayette, Louisiana. La scomodità viene dal fatto che il gruppo s'è perso nelle paludi, è comandato da un sergente imbecille ed è composto in parte da cretini che si credono di giocare ai soldati (la Guardia Civile è un corpo volontario di difesa territoriale, erede delle milizie rivoluzionarie di Washington, ma spesso -secondo un luogo comune americano- non all'altezza del compito e del ruolo). E la situazione dei soldati peggiora quando, per attravesare un tratto di palude, rubano delle canoe, vengono sorpresi da un cajun, per spaventarlo gli sparano (a salve: è un'esercitazione) e il primo del gruppo viene abbattuto (a pallettoni: è un cacciatore).
Da questo punto in poi il film diventa un'avventura di tipo vietnamita (o western-crepuscolare), ma vissuta in casa, eppure a confronto con degli "stranieri" -i padroni di casa: gente della foresta che parla un'altra lingua. I soldati scontano l'isolamento, l'ignoranza del territorio e l'assenza di leadership. Tranne due (come si conviene: i meno esaltati, i più pratici), tutti gli altri finiscono uccisi dai cajun o da una natura matrigna a chi non la conosce.
In una breve pausa silvestre due dei soldati arrivano a un villaggio cajun, proprio mentre si sta preparando una festa. In quel momento la bella colonna sonora di Ry Cooder lascia spazio a un pezzo di musica cajun, tra le più allegre e piacevoli del folk statunitense. Si vede la preparazione di alcuni piatti della cucina cajun, come in una scena di un altro film "meridionale" -Angel Heart di Alan Parker-, che è una delle poche sopravvivenze degne di nota e d'assaggio della cucina locale americana, spazzata via dall'industrial comfort, dal pane a cassetta e dalla zuppa Campbell in barattolo immortalata da Warhol.
Anni fa mi capitò di visitare la Louisiana e in un ristorante locale (coda d'alligatore fritta il piatto forte) conobbi un cantante cajun, che poi rividi a St. Louis, durante un tour che doveva portarlo a Montreal, il cuore culturale e politico dell' America francofona. Mi diceva che il film di Hill dalle sue parti, dov'era stato girato -e della cui location avevano fatto un richiamo turistico- non era stato visto molto bene: troppi stereotipi e pregiudizi. A me invece i cajun del film erano parsi fascinosi: proprio a causa loro avevo indirizzato quella vacanza in Louisiana.
Il titolo italiano del film, di rara idiozia (che sarà mai una "palude rumorosa"?), intendeva ricordare allo spettatore che il regista è lo stesso di Warriors, un gioiellino del film d'azione, purtroppo preso a modello di stile dalle gang di cretini d'ogni città dell'occidente, come già era accaduto per Arancia Meccanica.
Il Southern Comfort è una mistura di whiskey, brandy di pesca, arancia, vaniglia, zucchero e cannella.

4 commenti:

Roby ha detto...

Nicola, spero vivamente che il giro in bici di cui parli abbia avuto un happy end (come sei uscito dalla palude "silenziosa"???) e ti ringrazio del piacere provato nel leggere il tuo pezzo. Un pezzo di bravura, dove tutti gli ingredienti -vita vissuta, cinema, musica, stereotipi- si fondono perfettamente dando sapore al piatto: così come (immagino) accade nella cucina cajun.

Saluti&baci

Roby

Solimano ha detto...

Nicola, non si finisce mai di imparare quando si va in bicicletta, o a cercare funghi, o in montagna. Ad esempio, a funghi c'è chi ci va con gli stivali, ed è pericoloso, perché le scivolate di prima mattina sui prati scoscesi cosparsi di rugiada si sprecano.
Oppure quelli che in montagna vanno solo se c'è l'impianto di risalita. Poi si trovano a quasi tremila metri con le scarpe da tennis e magari senza giacca a vento.
Il tormentone che si salva solo quello che ha la pratica è giustamente diffuso nel cinema americano, ben prima della serie Warriors. In tanti western c'è il personaggio di quello che conosce le piste e le lingue, anche se magari ha la divisa fuori posto. In genere si salva sempre.
E' uno dei miti più sani e giustificari del cinema americano: il saper provvedere a se stesso.
Tu però Nicola avevi cominciato una serie Location che a me è piaciuta molto, solo che ti sei fermato al numero 7, mi pare. Gradire che tu la proseguissi, non credo che le Location tu le abbia finite, io con gli Odori sono arrivato a 54... si vede che punto sulla quantità!

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Roby: sono tornato al guado di partenza, ho preso per un sentiero che passa in mezzo a una proprietà e ho chiesto ai lavoranti da dove potessi uscire. I lavoranti, manco a dirlo, erano tutta gente dell'Est (rumeni? albanesi? moldavi?). Molto gentilmente m'ha detto che il padrone è molto cattivo e che mi conveniva sgattaiolare via in fretta per un sentiero che m'hanno indicato. Questa del nuovo proletariato (agricolo, industriale, dei servizi) di forestieri, e dei loro padroni che spesso han smesso di lavorare perchè han trovato chi fatica al posto loro, è una storia ancora poco raccontata.
Solimano: le location le ho finite per mancanza di altre esperienze intense, o della loro memoria. Forse, scavando di più, potrei trovarne altre, chissà. La realtà è che non vivo una vita molto avventurosa. Comunque, riproverò a cercare...

mazapegul ha detto...

Ho scritto Guardia Civile, alla spagnola, ma si trattava della Guardia Nazionale: chiedo scusa agli esperti.