giovedì 19 luglio 2007

Gli oggetti del cinema: il surf

Big Wednesday
Solimano
Surfing, windsurfing, surfboard... la c'è la differenza, ma per semplicità chiamiamo tutto surf, che comunque ci intendiamo.
Credevo che il surf fosse l'oggetto di un film solo, però di successo grande anche se discusso: Un mercoledì da leoni, realizzato nel 1978 da John Milius, con i tre giovani che affrontano nelle quattro stagioni le grandi onde dell'Oceano Pacifico, e allora sono degli eroi che scendono sulla spiaggia coi loro tre surf (qui è proprio il surf), accuditi con amore dal loro maestro. Il senso epico è forte, ed è in discussione se sia una epicità giustificata, ma la potenza di visione del mare in questo film è indimenticabile. Poi c'è la vita di tutti i giorni e allora non sono più eroi, sono speduti tra famiglie, amori che vanno a male, lavori che bisognerà pur fare, eversioni tentate, spesso goffe o cattive. Anche il Vietnam, per qualcuno.
E nel Vietnam di Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola si svolgono le acrobazie del campione di surf (qui è il surfboard) per il divertimento dell'alto ufficiale che l'ha voluto con sé come svago. Il surf, gli elicotteri e la musica di Wagner, tutto per mascherare la vergogna della guerra.
Sempre nel 1979 c'è il surf (ancora il surfboard) in 10 di Blake Edwards, che ebbe uno strano destino per fortuna temporaneo: essere il film icona della nuova femminilità di Bo Derek, che in realtà nel film ha una parte abbastanza piccola e non ci fa poi una gran figura, questa sposa in viaggio di nozze che è troppo disinvolta, e mette in difficoltà Dudley Moore che per nascondere questo inseguimento racconta un sacco di storie a sua moglie Julie Andrews. In realtà 10 non è una commedia erotica, ma sull'erotismo, ed è un film molto divertente, col barista più simpatico e filosofo della storia del cinema.
Completamente diverso il surf (qui il windsurf) di Pauline à la Plage (1983) di Eric Rohmer. E' lo sport mattutino di uno dei sei personaggi, Pierre (Pascale Greggory), che però da qualche giorno lo trascura, non per Pauline (Amanda Langlet), ma per la zia che l'accompagna ( Arielle Dombasle) - e gli do ragione. Però Pierre deve stare attento a Henry (Féodor Atkine) che chiacchiera di meno e conclude di più. Il proverbio del film è "Chi parla troppo fa il suo danno".
Ma credo che ne sbucheranno fuori altri, di film col surf, ma non molti, e come si vede dalle date, sempre addensati in pochi anni. Il surf come moda, come status symbol. Farlo veramente, era assai faticoso.

Pauline à la plage

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