Solimano
Eccolo, il re dei tormentoni! E' la Marcia nuziale dal Sogno di una notte di mezza estate di Felix Mendelssohn-Bartholdy, la cui musica aveva già fatto capolino in 123 film prima che finissero gli anni Trenta, e quasi tutte le volte si trattava proprio della Marcia nuziale. Solo nel 1939 - con tutti i problemi che incombevano - ben dieci film la utilizzarono, probabilmente per il lieto fine. Credo che i registi si conoscessero tutti fra di loro e si prestassero lo stesso disco, ovviamente in vinile, visti i tempi: "Senti, Joe, mi serve la Wedding March" "No Bill, l'ho prestata a Thomas". Toccava cambiare il finale del film... Eppure, anche in quegli anni di matrimoniabilità conclamata, Mendelssohn operava con intelligenza diversificando il business, non stava solo sul "Mungere la vacca" della matrice di Boston. In Via col vento c'è la cantata piuttosto natalizia "Hark! the Herald Angels Sing", che compare altre volte, ma nel Mago di Oz c'è il magnifico Scherzo, sempre dal Sogno di una notte di mezza estate, e compare molto spesso - un mezzo-tormentone - il Fruhlingslied opera 62 numero 6 ( o Canto di Primavera), una delle più belle fra le Romanze senza parole (opera che sommamente prediligo, insieme alle Variations Sérieuses opera 54) . Non mancano la Grotta di Fingal, il Concerto per violino opera 64 e il Rondò capriccioso opera 14, ma la prevalenza della Marcia nuziale è schiacciante, a parte il solito Fruhlingslied, brillante outsider - ma le Romanze senza parole sono belle tutte, erano un po' fissati, questi registi.
Le cose cambieranno, ma non subito, infatti le 16 volte della Marcia nuziale nel 1941 sono commoventi, si era in piena guerra mondiale, nel '42 e nel '43 continuerà ad andare così, me li vedo questi soldati, a rischio di morire ogni giorno, sperare in un futuro migliore con la Marcia nuziale - e così le loro donne a casa. Per tutti gli anni Quaranta si andrà avanti così. Negli anni Cinquanta le cose cambiano: solo sei Marce nuziali, un crollo verticale, e peggio ancora negli anni Sessanta, una Marcia nuziale in dieci anni, mentre il Canto di Primavera, da ragionevole castoro, manteneva le posizioni. Evidentemente il solito film con il solito lieto fine con la solita Marcia nuziale aveva stufato. Negli anni Settanta ed Ottanta andò ancora peggio, persino il castoro perdette posizioni, in quei tristi anni diedero una mano l'Abominevole dottor Phibes, il vecchio Vadim e la giovane Charlotte Gainsbourg. Sembrava finita, ma mai dire mai, con i matrimoni. Negli anni Novanta, la resurrezione: 9 marce nuziali, e nell'attuale decennio siamo già ad 11. In qualche film il tormentone lo utilizzeranno ironicamente, però intanto lo utilizzano. A a me piace che siano comparse in questi ultimi anni musiche di Mendelssohn che amo molto: la Sinfonia Scozzese, altre Romanze senza Parole, oltre al Rondò capriccioso ed al Concerto per violino che erano comparsi già prima. Il Fruhlingslied, immarcescibile, continua ad esserci, i cassettisti possono fidarsi, è un titolo a rendimento assicurato. Niente Sinfonia Italiana, e mi dispiace.
Quarto potere, La vita è meravigliosa, Il mago di Oz, il bellissimo Philadelphia Story di Cukor, l'Età dell'Innocenza di Scorsese, Orgoglio e Pregiudizio (quello del '40), le Piccole Donne del '94, naturalmente My Big Fat Greek Wedding del 2002 (chi non l'ha visto ha perso molto) sono fra i tanti film che hanno ospitato Felix Mendelssohn. Non ho trovato un film italiano che sia uno: si vede che il "romanticismo felice" (così Massimo Mila) di Mendelssohn a noi non sta bene, abbiamo bisogno di qualcosa di più intorcinato o di più chiassoso.
4 commenti:
Una volta ho letto il parere di un musicologo importante che diceva che possiamo consolarci della morte prematura di Mozart perché abbiamo Mendelssohn che ha proseguito la sua opera. E non solo Mendelssohn, ma anche Carl Maria von Weber – oltre a Beethoven, s’intende.
Ho letto anche che Mendelssohn fu molto antipatico a suo tempo: non per sue colpe personali, ma perché suo padre era ricchissimo, e il bambino Felix aveva già un’orchestra a sua disposizione, cosa che molti compositori anche affermati potevano solo sognare. Comunque siano andate le cose, il talento di Felix Mendelssohn è talmente grande che giustifica qualsiasi cosa; in più, bisogna ricordare che fu lui a dirigere le Passioni di Bach per la prima volta in epoca moderna.
Il “Sogno di una notte di mezza estate” è musica incantevole e forte (l’altra marcia nuziale famosa è quella di Wagner, dal “Lohengrin”), però io preferisco ricordare la Seconda Sinfonia, quella detta “Lobgesang”, che è enorme e contiene parti cantate. Nell’ultimo movimento c’è una citazione biblica, il famoso “A che punto è la notte?”:
« Hüter, ist die Nacht bald hin?» Sentinella, quanto resta della notte?.
(E’ un consiglio d’ascolto per tutti, anche per la cara Lilith che perde tempo con il signor Rossi....)
Ho avuro la grande fortuna di ascoltare frequentemente dal vivo la musica pianistica di Schubert, Mendelssohn, Schumann e Chopin suonata da grandi esecutori e sono convinto profondamente della diversità delle quattro voci, pur fra tante comunanze. Non si può fare nessun tipo di graduatoria fra Kreisleriana e le Ballate, fra Gli improvvisi e Le romanze senza parole: tutti modi incantevoli per raccontare l'amore come non era mai stato raccontato prima e come non lo sarà più dopo. E' qui il centro vero del Romanticismo, non nella poesia, nella pittura, nei romanzi: quattro artisti che più li senti più pian piano capisci che le lingue sono quattro, e diverse, ma ti immedesimi con tutte e quattro. Occorre un ascolto prolungato dal vivo e per CD, ma qui si capisce che aveva ragione Schopenauer: la musica come massima fra le arti. Perché, aaggiungo, anche il grande esecutore ci mette del suo, in un gioco infinito di rimandi.
Duemila persone senza nessun colpo di tosse e che ci mettono una eternità di tre secondi alla fine, prima di cominciare ad applaudire.
saludos
Solimano
Sono sempre stata convinta che uno dei motivi per i quali M. è sempre stato guardato con po' di sufficienza come musicista sia dovuto allo stereotipo (non so quanto consapevolmente o inconsapevolmente agito) secondo il quale un Artista con la "A" maiuscola deve, per esser considerato tale, esser povero in canna, possibilmente malaticcio, brutto e maleodorante e magari anche un po' fuori di testa. Un tempestoso amore infelice è poi altamente raccomandato. Se non si possiede almeno qualcuno di questi requisiti l'aspirante Artista dovrà faticare assai, ma proprio assai per vedersi riconosciuto come tale
Cara Gabriella, bisogna anche tenere conto della "concorrenza": siamo nell'Ottocento...
Butto lì qualche nome: Schubert, Schumann, Weber, Rossini, Bellini, Donizetti, Meyerbeer... (e tutti quelli che sono venuti subito dopo!!!)
La cosa che molti non sanno è che Wagner, proprio lui, ha ricopiato (nel senso di trascritto quasi tal quale) almeno due temi importanti di Mendelssohn: nella Tetralogia e nel Parsifal.
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