martedì 17 luglio 2007

Sabrina

Sabrina, di William Wyler (1954) Sceneggiatura di William Wyler e Samuel A. Taylor Con Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, William Holden Musica di Fred Hollander Fotografia di Charles Lang ( 113 minuti) Rating IMDb 7,7
Roby
Ecco di nuovo la dolce Audrey, ecco di nuovo una storia dove immergersi pian piano, come nell'acqua tiepida di una piscina sorvegliata, al sicuro da grossi rischi ma anche da grosse emozioni. Se ne avverte il bisogno, a volte, nei momenti in cui diventano intollerabili sia i brividi sia il calore eccessivo. E' allora che ci si ricorda di Sabrina, la figlia dello chauffeur, e dei suoi grandi occhi spalancati nel buio del giardino, dall'alto del tronco da cui spia, trepidante, l'ennesima festa in casa Larrabee. David, l'atletico rampollo della dinastia, sfarfalleggia qua e là, circondato da donne bellissime: e gli occhioni di Sabrina si riempiono di lacrime, paragonandosi a loro, tanto sicure e affascinanti quanto lei è goffa ed insignificante. Quando ci è successa la stessa cosa? Forse a 12 anni, sospirando nell'attesa che il cugino più grande della nostra migliore amica ci degnasse di uno sguardo... Oppure a 16, scoprendo che alla festa più "in" della scuola erano state invitate tutte, meno noi... Non restano che due alternative: porre fine alle proprie sofferenze chiudendosi in un garage pieno di ossido di carbonio, o dare un taglio diverso alla propria vita (oltre che ai capelli e al guardaroba) trasferendosi a Parigi per seguire un corso di haute cuisine. Sarà dura, ma Sabrina ce la farà, e noi con lei. Il modo in cui David la fissa, non riuscendo a riconoscere nella deliziosa creatura che ha davanti la ragazzina slavata di un tempo, noi lo conosciamo bene. L'abbiamo visto, quel lampo di ammirazione, negli occhi del palestrato da spiaggia che l'estate prima ci avrebbe calpestato sulla battigia senza neppure vederci, e che invece -quella famosa mattina d'agosto di venti (o forse trenta?) anni fa- ci implorava perchè accettassimo almeno una granita al bar. L'invito di David a un tete-à-tete a base di champagne è, per Sabrina, il coronamento di un sogno a lungo accarezzato: dovrebbe, quindi, toccare il cielo con un dito, impazzire di felicità, gridare vittoria ai quattro venti. Allora, perchè quella sensazione di sottile indifferenza, di lieve delusione? Forse perchè laggiù, alle spalle del bel ragazzo tutto muscoli e niente cervello, è comparso qualcosa - o qualcuno- di molto più interessante, ancora tutto da scoprire, che ha l'aria di aspettare solo lei (solo noi). Dunque, bisogna scegliere, fra il narcisismo e l'intelligenza, fra l'apparire e l'essere. Sembra difficile, e invece no, basta poco: una barca a vela, il vento a favore... e tutta la vita davanti.

9 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Roby, grazie per aver presentato Sabrina. Una favola d'altri tempi, che non dovrebbe più incantare, ma a me piace lasciarmi cullare. Perchè? Perché è rassicurante nel senso che presenta ancora dei lati di semplicità, se pur sofisticata in bianco e nero. Niente super dotate dalle labbra sfavillanti,ma un'America che imprende e un'Europa oggetto di desiderio. Davvero altri tempi!

Anonimo ha detto...

Molto dolce... proprio così!

Un saluto!

Solimano ha detto...

Cara Lilith, ben ritrovata!
Roby, prima di questo film nessuna donna si chiamava Sabrina, solo molto più tardi cominciò la samantheria e la deborahggine, mentre ora ci sono i primi segni che stanno ritornando le Marie e la Carle.
Questa è la storia di Cenerentola e di Cenerentolo, perché in fondo Bogart cosa fa? Tutto il giorno a lavorare mentre il fratello si diverte. Alla fine, il combinato-disposto Cenerentola-Cenerentolo sconfigge il principe azzurro fannullone e seduttore e tutti erano contenti uscendo dal cinema, le conne cerentolate e gli uomini cerentolati.
L'abbiamo beccata tutti clamorosamente, fu lì che Audrey Hepburn diventò l'idolo sia degli uomini che delle donne, caso rarissimo.
E poi, il mito di Parigi. Che una va a Parigi e torna da Parigi con l'uso di mondo incorporato, però torna, perché, quando l'uso di mondo ce l'hai, cosa stai, a Parigi fra modiste e cuochi? None, te ne torni in America perché è lì che l'uso di mondo va speso, c'è un Cenerentolo però ricco che ti aspetta.
Eravamo fatti così, e 'sto mito di Parigi non è ancora finito, adesso nel 2007.
Va detto però che l'abbiamo tutti visto diverse volte facendo un tifo pazzesco per i due Cenerentoli, salvo qualche donna di specie maliziosa, che continuava a prediligere il fratello bello, spiritoso e fannullone.
Dimmi la verità Roby, che adesso la puoi finalmente dire, a te piaceva di più William Holden o Humphrey Bogart?

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Quando ho visto la prima volta Sabrina ero bambina. Ricordo i commenti di mia madre che metteva le mani avanti e diceva di non montarsi la testa perchè i film sono film e la realtà è la realtà. Allora l'educazione era ancora startana. Ma a pensarci bene una ragazza poteva anche apprendere una lezione da Sabrina, quella che per sfondare bisogna coltivarsi, saper fare bene qualcosa, la cuoca, vestire con gusto, alla parigina, ma è vietato restare allo stato brado. Successivamente ho continuato a vedere il film perché mi piace essere cullata da quella favola, ma tutto in gran segreto per non essere presa in giro dal cinismo degliamici universitari di allora. Anche mio marito quando mi vede davanti al film esclama: Sabrrrr..inina!

Habanera ha detto...

Come sempre succede in tutti i film della Hepburn Sabrina è Audrey nè potrebbe essere altrimenti.
Siamo stati, e saremo sempre, tutti innamorati di lei, uomini e donne. Ancora pochi mesi fa, quando sono tornati prepotentemente di moda i leggings, abbiamo rivisto la scena del suo ingresso nel lussuoso ufficio di Larry con indosso quegli strani, affusolati pantaloni corti alla caviglia. Splendidi, su di lei, peccato che non basti indossare un paio di fuseaux e tagliarsi i capelli alla Sabrina per essere Audrey Hepburn.

Roby ha detto...

# LILITH: ciao!!!

# SOLIMANO: preferisco Bogart al 100%, "ça va sans dire", da CASABLANCA in poi...

# ISABELLA: i cinici forse ci invidiano un po', quando ci "perdiamo" nella favola, prese per mano da Audrey...

# HABANERA: ahimè! Tra me e Audrey, almeno 20 kg e 4 taglie! E ti ricordi cosa diceva, annodando un delizioso grembiule da cucina su quei leggings? Più o meno: "Vado a cucinare qualcosa: ho imparato a preparare un pranzo quasi con nulla!" ...LO INSEGNASSE ANCHE A ME!!!!

Isabella Guarini ha detto...

In cucina sono una frana e agisco solo per la sopravvivenza della mia afamiglia.Ora che i miei figli sono sposati e che mio marito se la sa cavare abbastanza bene con gli "intrugli" mi illudo di essermi liberata della schiavitù della cucina. Infatti, quando ho progettato la mia cucina l'ho denominata la "cucina di Cenerentola" e ho scelto la stanza più panoramica, pensando alle ore che avrei dovuto trascorrervi per sfamare le bocche. Ora è un prototipo di cucina d'altri tempi.

Solimano ha detto...

La cucina di Cenerentola... una Cenerentola ambiziosa, spanizza, come dicono a Parma, non le basta più il cantuccio del focolare.
E il Principe, che fa? Dà una mano a gomberare, mette i piatti nella lavastoviglie o fa fare tutto a Cenerentola?

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Il Principe ha un'attività limitata, essendo ingegnere elettrico, fa solo quello che si può fare automaticamente, ma solo in cucina. Per il resto c'è sempre Cenerentola tuttofare. Comunque mi metto alla prova nel fare le cose più disparate. Cosa che un Principe non saprebbe mai fare, come disegnare e girare la salsetta per il pranzo. Ma io mi adatto.
Se vuoi vedere la mia Cucina di Cenerentola puoi visitare il mio sito.