venerdì 27 luglio 2007

I luoghi del cinema: La valle del peccato

Solimano
I grandi fiumi iberici sono cinque. Escludiamo l'Ebro, che si getta nel Mediterraneo, gli altri si gettano nell'Atlantico. Sono il Guadalquivir, il più breve, ma assai ricco d'acqua perché scende dalla Sierra Nevada, sopra Granada. E' il fiume dell'Andalusia. Poi ci sono la Guadiana, il fiume meno noto, il Tago, che in Portogallo chiamano Tejo e sfocia a Lisbona, il Duero, con un grande bacino imbrifero, che per cento chilometri fa da confine fra Spagna e Portogallo, in cui è chiamato Douro, poi finisce nell'Atlantico ad Oporto con un lungo estuario attraversando colline a volte ripide, spesso verdeggianti di vigneti, a volte anche di palme. Un paesaggio strano, che come percorso d'acqua assomiglia ad un fiordo, come natura ad un paese del sud, però non arso dal sole.
Diversi tratti sono chiamati valli, e qui c'è la Vale Abraao (valle d'Abramo) che dà il nome al libro di Agustina Bessa-Luìs ed al film di Manoel de Oliveira, tradotto maldestramente in "La valle del peccato", ma tant'è... abbiamo dei traduttori molto peccaminosi.
L'immagine che ho scelto non corrisponde con piena esattezza a com'è la Vale Abraao nel film, in cui è meno aspra, più verde, più vicina all'acqua, ma mi ha affascinato la grande pianta a foglie caduche che domina dall'alto, ci ho visto Ema, che però non cerca dominio ma un Sé che non sia il banale sé quotidiano.
Nella valle di Abramo c'è la casa di Paulino Cardeano (Ruy de Carvalho) il padre di Ema (Leonor Silveira), che da giovinetta si affacciava nella veranda che dà sulla strada, causando innumeri frenate delle auto, i cui guidatori erano turbati dalla sua bellezza, ed il sindaco intervenne col padre che lo mandò al diavolo. C'è anche la casa di Carlo Paiva (Luis Miguel Cintra), il medico che Ema sposa, casa in cui viene osteggiata dalle due sorelle di Carlo, ma in cui ha il continuo sostegno di Ritinha (Isabel Ruth), la lavandaia sordomuta e vergine, che le vorrà bene sino alla fine.
Di là del fiume c'è il Vesuvio, la villa di Fernardo Osorio (Diogo Doria), fascinoso, ricco, cosmopolita e inaffidabile, l'amante di Ema che lo raggiungerà spesso per trascorrere qualche giorno a casa sua. Andranno in motoscafo sul fiume, fra l'invidia, l'ammirazione e le maledizioni di tanti che sanno e fanno finta di non sapere. E poi ci sono i posti degli amanti più giovani di lei, prima Fortunato (Filipe Cochofel), un popolano bello e timido, che anni dopo farà il rivoluzionario nelle ex colonie portoghesi, poi Narciso (Joaquim Nogueira), il giovanissimo figlio di Maria de Loreto (Gloria de Matos), l'unica donna che osi fronteggiare Ema, che però si prenderà Narciso violinista, dopo averlo sentito suonare l'Aria sulla quarta corda di Bach.
E ci sono i vigneti, dove Ema vestita di bianco distrae i vignaioli che stanno dando il verderame alle viti. Ema si siede, non senza aver estratto un fazzoletto dalla borsetta appoggiandolo sul gradino. C'è l'aranceto, con la macchina da presa che sfiora i frutti mentre Ema lo attraversa per l'ultima volta avviandosi all'imbarcadero. C'è una trave marcita, nel pontile, lo sanno tutti, anche Ema, ma quella volta finge di dimenticarsene. E ci sono le due figlie di Ema, che sono divenute due donne bellissime, una in particolare, attenta alle persone in età come la madre lo è ai più giovani.
C'è il treno, che percorre la valle costeggiando il fiume, e che fa parte della colonna sonora, il suo tum-tutum scandisce i tempi delle tre ore del film, e sarà la colonna sonora unica dei titoli di coda, dopo che nei dieci minuti finali del film ha imperato il Chiaro di luna di Beethoven. Dopo aver visto e rivisto il film, non c'è niente da fare, la bellezza della Vale Abraao farà parte di noi, ma occorrerebbe avere lo sguardo di Ema per capirla del tutto.

3 commenti:

Giuliano ha detto...

La capacità di Oliveira nello scegliere i luoghi in cui girare i suoi film è sbalorditiva. Che sia una villa, un ristorante, una strada, un monastero, c’è sempre da rimanere ammirati.
Ammetto di sapere poco del Portogallo e della sua storia, e ogni volta che vedo un film di Oliveira me ne dispiace molto.
Penso che da questo punto di vista (luoghi, ville, panorami, case normali d’abitazione) quello da seguire con più attenzione sia “Viaggio all’inizio del mondo”, del 1995, dove recita anche Mastroianni. Si attraversa tutto il Portogallo, fino ad un paesino di montagna; e dopo un’ora di chiacchiere più o meno interessanti (e di panorami e dettagli meravigliosi) si arriva dalla madre del protagonista: ed è questo il cuore del film.
(Con Oliveira ci vuole una gran pazienza, ma si è sempre ripagati in abbondanza).

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