domenica 22 luglio 2007

La pittura nel cinema: Ridley Scott

Il gladiatore di Ridley Scott (2000)

Roby

Non so se, durante la fase di preparazione de Il gladiatore, Ridley Scott sia stato davvero ispirato dal dipinto di Gérome che ho riprodotto più in basso, come si legge in alcuni siti relativi al film. Nè mi risulta con certezza che abbia visto i mosaici con scene di combattimenti nel circo consevati a Villa Borghese. Ma sta di fatto che la sua ricostruzione della Roma imperiale e del Colosseo, pur supportata dal computer e pur infarcita di errori storici più o meno evidenti, per me è assolutamente da sogno. Quando il gruppo di gladiatori, con Maximus in testa, entra in Roma ed alza lo sguardo verso l'Anfiteatro flavio, uno di loro dice, stupito: "Non credevo che l'uomo potesse arrivare a tanto!". E senza dubbio si doveva restare senza fiato, davanti ad un'opera architettonica così imponente, ricca di statue e sfolgorante di marmi oggi in gran parte perduti.

Pollice Verso di Jean-Léon Gérôme, 1872 - Olio su tela

La violenza, certo, è uno dei temi dominanti sia del film che del dipinto, oltre che delle raffigurazioni (solo apparentemente ingenue) del mosaico di Villa Borghese. Tema per me particolarmente ostico, come più volte ho ripetuto in altri post. Ma qui, curiosamente, sia sul versante della pittura, sia su quello della cinematografia, la rappresentazione di sangue, morte, crudeltà e atrocità varie mi disturba meno del solito. Sarà forse perchè, appassionata come sono del mondo greco-romano, vedo e "leggo" i film che ne parlano alla stregua di poemi epici o di cronache dell'epoca. Opere, queste, in cui la violenza era trattata con una naturalezza impressionante, persino in poesia. Le cruente descrizioni omeriche o virgiliane degli scontri in battaglia - dove abbondano i particolari su lance che affondano nella carne e frecce che trapassano la carotide, tra spaventosi rantoli e fiotti di sangue misto a vomito che arrossano la polvere - erano spiegate con grazia eterea dalla distinta professoressa di lettere a noi delicate ed ingenue ginnasiali, tra un ablativo assoluto ed un aoristo: quelli sì, per noi spensierate studentesse, più terribili del fendente di una spada.

Mosaico con scena gladiatoria (320 d.C.) - Villa Borghese, Roma

9 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

ROBY, il Colosseo è stato votato tra le meraviglie del mondo, per l'Italia. Se non fosse stato per l'anfiteatro romano più noto per la crudentà dei giochi che in esso si svolgevano, l'Italia sarebbe scomparsa dal nomero dei paesi che possono fregiarsi di avere meravilgie di livello mondiale. Un'architettura per il divertimento con la violenza. Una eredità imbarazzante!

Roby ha detto...

E' vero: eredità imbarazzante ma pur sempre eccezionale, nelle dimensioni e nella concezione. Sembra accertato, fra l'altro, che i cristiani dati in pasto alle belve, almeno qui, siano solo leggenda. Gladiatori uccisi e bestie massacrate sì, certo: ma le rovine del Colosseo stanno lì proprio a ricordarli, in eterno (chissà?), come un gigantesco monito di pietra.

Aveatquevale

Roby

Solimano ha detto...

Una cosa che mi ha molto colpito è che nel mondo greco, anche dopo che Roma era diventata dominante, non si praticavano giochi gladiatori, tranne che a Corinto.
Un film di Kubrick che ho visto solo una volta è Spartacus, prima o poi lo vorrei rivedere.
Che poi il Colosseo sia una delle meraviglie del mondo, in un paese come l'Italia, mbah!, non mi convince molto. Architettonicamente mi sembra straordinario il Pantheon.
"Il gladiatore" è un film che ho visto. All'inizio prometteva molto, con quella bellissima battaglia nel bosco al freddo, poi l'ho trovato ripetitivo.

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Permettetemi una considerazione specifica sul Colosseo, superando la sua fama di luogo in cui si esercitava la violenza sanguinaria per il divertimento delle masse. Per rendersi conto della sua eccezionalità bisogna guardare la sezione trasversale dell'edificio, da cui si evince che è un vero miracolo di equilibrio. Infatti, con la ripetitività della struttura ad arco, si è riusciti a costruire anelli concentrici e sovrapposti portanti le gradinate dell'anfiteatro. Con un artificio tecnico-costruttivo si è creato un piano inclinato che, in Grecia, era costiuito dai declivi naturali. Un'opera d'ingegneria e di architettura, resa possibile dalla tecnica costruttiva, mattoni e calcestruzzo, e dalla ripetibilità, quasi infinita, del modulo ad arco, caratteristica quest'ultima tipica dell'architettura "moderna"

Giuliano ha detto...

Isabella fa un ottimo intervento, perché ricorda che un conto è la destinazione dell'edificio, un conto è la tecnica con cui viene realizzato, e la sua bellezza.
Alle volte tendiamo a dimenticarci di cose così semplici, non penso che chi visita il Colosseo o l'Arena di Verona vada subito a pensare ai gladiatori.

Solimano ha detto...

Però mi è venuta in mente una cosa. Che questa storia delle meraviglie del mondo è il segno di quanto c'è da fare per l'educazione alla fruizione dell'arte, basandosi su megastrutture in genere molto affollate e faticose come visite.
Mentre, stando a Firenze, il Pontormo a Santa Felicita a vederlo vanno in pochi, ed è sbalorditivo.
Poi succede che la megastruttura si inorgoglisce, si autoalimenta, crede di essere al centro del mondo come organizzazione culturale.
Faccio due esempi per gli Uffizi. Per prepararsi ad una visita è meglio di gran lunga andare sulla Web Gallery of Art, il sito degli Uffizi è di non facile accesso e poco qualitativo come testi e come immagini.
Secondo esempio. A Parma fecero anni fa una magnifica Mostra temporanea sul Parmigianino. Gli Uffizi rifiutarono di prestare la Madonna dal collo lungo con la scusa che volevano fare anche loro una mostra sul Parmigianino.
Se si considera che tutti i grandi affreschi del Parmigianino sono a Parma e dintorni, ci si rende conto dell'asssurdità megalomane che portò gli Uffizi a negare il prestito e ad ipotizzare una mostra sul Parmigianino, con tutto quello che avrebbero da mostrare. Naturalmente, le persone che hanno preso una decisione del genere sono ancora lì, credo a far danni.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Solimano, concordo sul Pontormo a S.Felicita: una meraviglia, gratuita (a parte 1 euro per accendere i faretti dell'illuminazione) e senza affollamento turistico (almeno per ora).
Riguardo al Colosseo: che ce voi fa', quanno se tratta de la Roma antica, nun capisco più gnente...

A la prochaine

Roby

Isabella Guarini ha detto...

Il Pontormo è troppo giovane per rappresentare l'Italia.

Anonimo ha detto...

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