Giuliano
Agnieszka Holland è una regista di origine polacca che ho imparato a stimare e a cercare. Non fidatevi di quello che scrive la critica a suo proposito: è bravissima, e i suoi film sono tutti da guardare, e diversissimi tra loro. Certo, è l’esatto opposto di Quentin Tarantino – se per voi questo è un difetto...
“Il giardino segreto” è un altro libro famoso, o almeno lo era quando io ero piccolo. Ne è autrice Frances Hodgson Burnett, e ho ancora un ricordo abbastanza preciso di quel bambino che si chiamava Colin, il protagonista. Una storia per bambini, il giardino vittoriano dove non si può entrare e che nasconde chissà quali segreti, ma poi si scopre che dentro c’è un bambino malato che vorrebbe solo un po’ di compagnia. Una piccola storia che richiede grande attenzione ai dettagli, e che si merita una regista attenta e consapevole come la Holland.
Una sequenza per tutte: quando la bambina viene ricevuta dallo zio ed entra nella camera, il primo sguardo (un lunghissimo sguardo) è per il cane, un mastino minaccioso. Questo significa adottare il punto di vista dei bambini: un bambino vero, in una situazione simile, guarderà sempre per prima cosa il cane. Non si tratta solo di finezze fini a se stesse, o di una visione “materna” o magari femminile; si tratta di vera e propria bravura, tecnica e narrativa. Agnieszka Holland non ha paura di mettere pettirossi e scoiattoli: in un giardino segreto ci vogliono e vanno messi, nel modo giusto naturalmente; ma i più ci passerebbero sopra, ritenendoli melensi. E invece melensi non sono, perché “Il giardino segreto” parla del rapporto con la Natura, non è un qualsiasi romanzetto sdolcinato, i cerbiatti sono fondamentali, così come i pettirossi, gli scoiattoli, i giardinieri burberi e i genitori assenti o lontani. Il rischio del ridicolo e del melenso c’è, ma qui entrano in gioco la bravura tecnica e la sensibilità personale. La cultura, oserei dire; se solo non fosse una parola così svalutata. Un piccolo miracolo, qualcosa di simile l’ho visto fare quasi solo da Comencini, per esempio con “Incompreso”, che però ha in comune con “Il giardino segreto” solo l’ambientazione inglese. Gli attori bambini sono fantastici, ma non mi risulta che nessuno di loro abbia fatto carriera; tra gli adulti troviamo Maggie Smith, John Lynch, Irène Jacob, Laura Crossley.
Agnieszka Holland è una regista di origine polacca che ho imparato a stimare e a cercare. Non fidatevi di quello che scrive la critica a suo proposito: è bravissima, e i suoi film sono tutti da guardare, e diversissimi tra loro. Certo, è l’esatto opposto di Quentin Tarantino – se per voi questo è un difetto...
“Il giardino segreto” è un altro libro famoso, o almeno lo era quando io ero piccolo. Ne è autrice Frances Hodgson Burnett, e ho ancora un ricordo abbastanza preciso di quel bambino che si chiamava Colin, il protagonista. Una storia per bambini, il giardino vittoriano dove non si può entrare e che nasconde chissà quali segreti, ma poi si scopre che dentro c’è un bambino malato che vorrebbe solo un po’ di compagnia. Una piccola storia che richiede grande attenzione ai dettagli, e che si merita una regista attenta e consapevole come la Holland.
Una sequenza per tutte: quando la bambina viene ricevuta dallo zio ed entra nella camera, il primo sguardo (un lunghissimo sguardo) è per il cane, un mastino minaccioso. Questo significa adottare il punto di vista dei bambini: un bambino vero, in una situazione simile, guarderà sempre per prima cosa il cane. Non si tratta solo di finezze fini a se stesse, o di una visione “materna” o magari femminile; si tratta di vera e propria bravura, tecnica e narrativa. Agnieszka Holland non ha paura di mettere pettirossi e scoiattoli: in un giardino segreto ci vogliono e vanno messi, nel modo giusto naturalmente; ma i più ci passerebbero sopra, ritenendoli melensi. E invece melensi non sono, perché “Il giardino segreto” parla del rapporto con la Natura, non è un qualsiasi romanzetto sdolcinato, i cerbiatti sono fondamentali, così come i pettirossi, gli scoiattoli, i giardinieri burberi e i genitori assenti o lontani. Il rischio del ridicolo e del melenso c’è, ma qui entrano in gioco la bravura tecnica e la sensibilità personale. La cultura, oserei dire; se solo non fosse una parola così svalutata. Un piccolo miracolo, qualcosa di simile l’ho visto fare quasi solo da Comencini, per esempio con “Incompreso”, che però ha in comune con “Il giardino segreto” solo l’ambientazione inglese. Gli attori bambini sono fantastici, ma non mi risulta che nessuno di loro abbia fatto carriera; tra gli adulti troviamo Maggie Smith, John Lynch, Irène Jacob, Laura Crossley.
10 commenti:
Che tenerezza questo film! Poi io da piccola avevo anche letto il libro... :) :) :) bel sorriso di prima(?) mattina!
Caro Giuliano, se non erro ci sono state almeno un paio di altre versioni cinematografiche di questo romanzo, oltre ad una trasposizione in cartoni animati (giapponesi) risalente ad una decina di anni fa, quando mia figlia era alle elementari. La storia comunque mi ha sempre affascinato, tanto che riuscivo a guardare persino il cartone, con qugli incredibili personaggi dagli enormi occhi quasi sempre lacrimosi...
Sayonara
roby
Cara Lilith, grazie per il tuo commento. A me piacciono questi film per bambini, che poi sono per bambini solo in apparenza. Mi piacciono se sono fatti bene, ovviamente: perché la tv è piena di film per bambini (e per adolescenti) veramente brutti...
Cara Roby, non lo so di preciso: non ho mai fatto una ricerca sull'argomento, so solo che questo film della Holland mi è piaciuto molto, e con altri film precedenti non mi era successo.
Io sono cresciuto con Twain, Kipling e Molnar. Ho letto persino la Alcott (non ditelo in giro!). Poi, mi capitò di leggere i Viaggi di Gulliver, che in realtà è un libro per adulti, e tosti perché per accettare certe cose, tipo la demolizione della immortalità, bisogna già aver fatto i conti con molte cose.
Però credo che Twain e Kipling non siano scrittori per bambini, ma per tutti. Il Libro della Giungla è a suo modo un libro epico.
saludos
Solimano
Quello del giardino segreto, nel senso di separato dai fragori della città che sale e si spande, è un luogo in cui mettere a riparo la nostra esistenza. E' un tema affascinante della utopia urbana.
Ho letto quel libro non so quante volte, da bambina ma anche più avanti. Poi l' ho fatto leggere a mia figlia; poi, insieme a lei, ho visto in TV il film di cui parla Giuliano. Un amore, come quello per la natura, che si tramanda di generazione in generazione.
h.
Posso suggerire un libro difficile che all'apparenza non c'entra nulla? E' "La fortezza vuota" di Bruno Bettelheim.
Non conosco nè il libro nè il film, e mi chiedo come mai, dato che a leggervi pare che siano entrambi famosissimi...Che strano. Questione di generazioni? E dire che a suo tempo mi sono spazzolata tutta la letteratura cosiddetta per ragazzi sia quella per femmine che quella per maschi...
A-D-O-R-O questo film: di solito veniva (e viene) trasmesso tutti gli anni, nel periodo natalizio, su RaiTre. E' delicato e delizioso.
Oyrad, mi fa piacere vederti qui, e confido che ci ritroveremo presto.
grazie e saluti
Solimano
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