domenica 1 luglio 2007

Alice nel paese delle meraviglie


Alice in Wonderland di Walt Disney (1951) Dai libri di Lewis Carroll, Sceneggiatori... un elenco che non finisce più, c'è anche (uncredited) Aldous Huxley, Direttori: Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske Musica: Oliver Wallace, Bob Hilliard, Sammy Fain (75 minuti) Rating IMDb: 7.3
Giuliano
Forse non tutti sanno che Alice Liddell visse a lungo, e ancora in età avanzata (quindi in pieno Novecento) veniva invitata a conferenze e letture pubbliche. Aveva sette anni quando il reverendo Dodgson, in arte Lewis Carroll, scrisse per lei le prime avventure di “Alice nel paese delle meraviglie”; e il reverendo ne aveva ventisette. Un altro aneddoto poco noto è che alla regina Vittoria “Alice” piacque molto, e fece scrivere all’autore del libro di mandarle appena possibile la sua prossima opera. Il reverendo Dodgson, professore di matematica, le spedì subito il libro di matematica che aveva appena dato alle stampe, e probabilmente la regina se lo rigirò per le mani per un po’ di tempo senza raccapezzarsi.
L’Alice vera, quella di Lewis Carroll, è uno dei pochi libri che ho letto e riletto più volte: e per di più in inglese, cosa che non sono più riuscito a fare per intero con nessun altro libro inglese (se non lo si legge in inglese perde quasi tutta la sua bellezza). Non solo: ho letto di Carroll tutto quello che sono riuscito a trovare, compresi “Sylvie and Bruno” (voi credete nelle fate?) e “Poeta fit, non nascitur” , che considero l’unico vero e grande manuale di poesia.
E quindi mi sento di avere i titoli per parlare dell’Alice di Walt Disney: che è molto bella e molto divertente, ma è tutta un’altra cosa. Del resto, è inevitabile: anche il Pinocchio di Walt Disney è bello, molto bello (vi raccomando il gattino), ma non è Collodi. Dell’Alice di Carroll si perde tutto il trascendente, del discorso sul Tempo e sullo Spazio-Tempo (il thè con il Cappellaio Matto parla del Tempo, la partita a scacchi parla del Tempo e dello Spazio: ma per parlarne qui ci vorrebbe un fisico o un matematico).
Di tutto questo, che ad incontrarlo in un libro così lieve fa venire i brividi, nel cartone animato non c’è quasi niente: però rimane il divertimento, ed è una gran bella cosa. I bambini ridono con il noncompleanno, a loro piace molto ed è questo che conta: Lewis Carroll sarebbe d’accordo. E poi si vede l’impegno messo dai disegnatori: il gatto è un po’ troppo greve e corporeo e non è fatto d’aria come nell’originale, ma la Duchessa è proprio la Duchessa di Carroll, e anche la Regina e il Mazzo di Carte sono pressoché perfetti. Ci sono molte finezze anche nella versione Disney, cose che non ti aspetteresti da un cartone animato per bambini: per esempio quando il bruco diventa farfalla rimane maschio, e insetto: perché esistono anche le farfalle maschio, e sono pur sempre insetti con corpo e zampe d’insetto.
Ma bisognerebbe rileggersi il capitolo del tè col Cappellaio Matto, con le sue ardite riflessioni sul tempo (ben prima di Einstein) per capire la grandezza di Carroll anche sotto una veste così leggera. In “Sylvie and Bruno” Carroll andrà ancora oltre: il Tempo va avanti e indietro, si può fermare e farlo ripartire, e c’è un carillon che suona tutte le note, e anche se si rompe la molla e va veloce e noi non capiamo niente della melodia, ha pur sempre suonato tutte le note... Sono cose che capitano, e forse non solo nei libri di Carroll: per esempio ho appena scoperto che oggi è il 31 giugno: o almeno così dice il vecchio orologio automatico (era di mio padre) che ho ripescato dal cassetto. Ma adesso lo carico, faccio ripartire la molla, e rimetto a posto il Tempo che era scardinato. Tocca sempre a me di farlo, vedi un po’ che roba.
P.S. Ogni regola ha le sue eccezioni. Inserisco quattro Peanuts ispirati a Lewis Carroll. Giuliano li ha trovati su un Linus del 1977. (s)


6 commenti:

Giuliano ha detto...

Nel tradurre Alice si perdono – è inevitabile – anche tutte le parodie di famosi versi inglesi, che si possono rendere in qualche caso con analoghe poesie italiane, come “La vispa Teresa”, che una volta tutti i bambini conoscevano. Ma il lavoro sulla parodia che fa Carroll è quasi sempre un lavoro “alto”, come quello su Coleridge. Qui nei commenti mi rivolgo a coloro che parlano bene l’inglese, tra i quali faccio finta di esserci anch’io
Nel 1798 Samuel Taylor Coleridge pubblicava "The rime of the ancient mariner", cioè La ballata del vecchio marinaio. E' un poema in versi molto scanditi, molto musicali, e spesso si sente qua e là un vero e proprio ritmo di danza. Per gli inglesi dev'essere un po' come per noi Foscolo e Manzoni, un classico da studiare a scuola; è una storia oscura e fascinosa di fantasmi e di navi misteriose, che nasce da un sogno di un amico di Coleridge:
The Sun now rose upon the right:
out of the sea came he,
still hid in mist, and on the left
went down into the sea.
E' l'inizio della seconda parte del poema, il marinaio ha ucciso l'Albatro e ora la nave comincia il suo viaggio maledetto, senza controllo. Riuscite a coglierne il ritmo? Questo è quello che ne ha tratto quello sciagurato del reverendo Dodgson, in arte Lewis Carroll:
The sun was shining on the sea,
shining with all his might:
he did his very best to make
the billows smooth and bright - (rendere le onde lisce e splendenti)
and this was odd, because it was
the middle of the night.
(Alice attraverso lo specchio, cap.IV, The walrus and the carpenter )
Se ci si vuole divertire con l'inglese, Carroll è l’ideale. E' un bel compagno e maestro di giochi, anche dopo 150 anni. (E poi vale sempre il consiglio di leggersi Shakespeare in originale, A midsummer's night dream soprattutto che è meraviglioso).

PS: le immagini di Walt Disney le conosciamo tutti. Quelle di Schulz me le ero dimenticate anch'io, le ho ritrovate e mi sembrano bellissime, soprattutto quella di Woodstock con il Bruco e quella di Snoopy che imita il Gatto del Cheshire.

Roby ha detto...

"Alice nel paese delle meraviglie" fu il primo ed unico libro regalatomi da mia nonna Ines, morta quando avevo circa 10 anni. Si trattava di un'edizione piuttosto economica, che recava in copertina l'illustrazione del thè dal Cappellaio Matto... Chissà dove si sarà cacciato? Ricordo di averlo letto subito tutto -da divoratrice di carta stampata qual ero- e di averlo trovato decisamente "strano", addirittura "inquietante" (se all'epoca avessi usato termini simili). Per esempio, che razza di animale era il DODO??? E che senso ha il personaggio mezzo tartaruga mezzo vitella da latte??? E' vero, il non-compleanno mi faceva ridere: ma la Regina taglia-teste popolava i miei incubi, e il Gatto mi innervosiva, sparendo, ricomparendo e "sorridendo" a quel modo... Il centro del mistero, tuttavia, restava uno: COME DIAVOLO ERA FATTO UN DODO???? Ringrazio Superquark per avermelo spiegato, molti molti anni dopo...

Roby

PS: sono stata ad Oxford, nel 2001, e ho visto il College dove Carroll insegnava. Lì attorno è tutto un fiorire di insegne, gadgets e vetrine con la figura di Alice e del Coniglio: sempre, però, con il tipico "fair play" britannico.

Solimano ha detto...

A me succede una cosa strana.
Mentre apprezzo moltissimo il modo di Wilde e di Queneau, sono ammirato ma freddo riguardo Carroll, può anche darsi per mancanza dei neuroni ad hoc, non si può avere tutto nella vita.
Come vedi, Giuliano, ben quattro immagini hanno corredato il tuo post. A parte che le meritava, è un caldo invito a procedere negli scavi sui Linus, io ho già il mio daffare con i libri figurati sui film.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Alice è stata uno dei cartoni animati più importanti della mia infanzia. E adesso... mi convinci a prendere in mano il libro... perché no?

Giuliano ha detto...

Su Lewis Carroll esiste un libro che è poco definire splendido: “Lewis Carroll – Attraverso lo specchio” di Masolino D’Amico, ed. Studio Tesi. Oltre al testo, che illustra al meglio la vita di Carroll, il libro è pieno di fotografie, che parlano da sole.
Come spiega D’Amico, Carroll fu uno dei pionieri del ritratto fotografico: e la fotografia moderna esisteva solo da un dozzina d’anni. Non ci sono solo le foto famose di Alice bambina, ma anche di adulti e bambini, e anche di persone famose come Alfred Tennyson e membri della famiglia reale inglese. Carroll fotografo è uno dei primi a far uscire i ritratti dalle famose “pose immobili” che erano la caratteristica della foto dell’Ottocento, e anche gli sfondi sono scelti con cura.

Per il resto, è vero che Carroll è inquietante: penso che molto gli derivi dalla sua consuetudine con la matematica ad alti livelli. Ma c’è anche un gusto per i giochi di parole che è molto più semplice da spiegare (ai bambini piccoli piace moltissimo giocare con le parole), e molto difficile da rendere in italiano: i “palmipedoni” del film di Disney sono palmipedi-pedoni, non so se si capisca (e non fa nemmeno ridere, purtroppo). Io ho capito bene solo i giochi di parole più elementari, come la “bread-and-butterfly”: che nel film c’è (una farfalla con dei toast imburrati al posto delle ali), ma anche questo non è che sia poi così divertente. I giochi di parole, tranne qualche eccezione, riescono bene solo in ambito familiare, magari detti al momento giusto: se no diventano noiosi. Per esempio, molti si provano con gli anagrammi, ma pochissimi sono veramente belli (attore/teatro, bibliotecario / beato coi libri...).
Questo genere di gioco con le parole sarà usato, nel Novecento, da James Joyce con “Finnegans Wake”: si capisce subito che è un libro notevole, ma capirci qualcosa è davvero arduo.

Giuliano ha detto...

Per Lilith: cara Lilith, i film che guardi tu io non li ho mai visti. Sono stato sul tuo sito e lo leggo sempre volentieri, e comincio a chiedermi se non sia il caso di andare avanti ad informarmi (confesso che dal 2004 in poi ho lasciato andare tante cose).