Roman Holiday di William Wyler (1953) Racconto di Dalton Trumbo Sceneggiatura di Ian McLellan Hunter Con Audrey Hepburn, Gregory Peck, Eddie Albert, Paolo Carlini, Paola Borboni, Maurizio Arena Musica: Georges Auric, Victor Young Fotografia: Henri Alekan, Franz Planer (118 minuti) Rating IMDb: 8.0
Roby
La mia passione per i vecchi film hollywoodiani, ed in particolare per il genere "commedia", deriva in buona misura dai racconti di una mia cara zia, la più giovane fra le sorelle di mio padre, la quale - quando ero bambina - preferiva raccontarmi trame cinematografiche piuttosto che favole o filastrocche. I film di Audrey Hepburn erano uno dei suoi cavalli di battaglia, e fra tutti mi affascinava "Vacanze romane", con la principessa triste che si concede 24 ora di fuori-programma sotto il sole capitolino. Prima ancora di vedere la pellicola in TV, più o meno 35 anni fa, sapevo come andava a finire la storia, ma questo non mi impedì affatto di gustarmela, nè mi impedisce di farlo ancora, ogni volta che inserisco nel lettore il dvd da collezione, con tanto di contenuti speciali. Quando Ania scavalca il davanzale e scompare nella notte romana, infilandosi nel camioncino della lavanderia (guidato da un giovanissimo Maurizio Arena), io sono lì con lei, e provo la sua stessa emozione, l'eccitazione dell'avventura e il gusto del proibito. Lei sa bene che in capo a poche ore tutto tornerà alla normalità, così come lo so io: ma il divertimento resta intatto per entrambe.
Quindi, insieme accettiamo l'ospitalità di Gregory Peck nel suo pied-à-terre di giornalista squattrinato, insieme ci infiliamo il suo pigiama ed insieme ci risvegliamo, a mezzogiorno della mattina seguente, stupefatte ma in fondo incuriosite dalla novità della situazione. Poco dopo, Roma ci spalanca le braccia, e fra le sue strade, le sue piazze e le sue scenografiche scalinate noi ci perdiamo, felici e spensierate. La principessa dimentica per un po' i suoi doveri reali, ed io quelli quotidiani, certo non meno impegnativi. Sulla Vespa bianca (sono sicura che è bianca sul serio, e non solo perchè il film è in bianco e nero), bianca come il cavallo di un Principe Azzurro, sfreccio anch'io tra i palazzi in travertino e le fontane, sfuggendo ai vigili urbani e ai pensieri molesti... bevo anch'io champagne alla rotonda del Pantheon, brindando alla vita che passa e va... ed infine spacco anch'io la chitarra in testa all'agente segreto che tenta di ricondurmi alla realtà, durante una festa da ballo sul Tevere ancora "biondo"... Alla fine, Ania e il suo bel giornalista si dicono addio in silenzio, durante la conferenza stampa che segna la fine della visita in Italia della principessa: gli occhi di lei sono pieni di lacrime, ma le labbra sorridono specchiandosi nelle foto-ricordo, souvenir delle sue (delle mie) indimenticabili, trasgressive, deliziose "vacanze romane".
venerdì 13 aprile 2007
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5 commenti:
Roby, fa impressione il dato del Rating IMDb su Vacanze romane. E' altissimo: 8.0, ma ancor più impressionante è il numero di votanti qualificati, che sono oltre 15.000, tanto per un film del 1953. Molti votanti sono nelle fascie di età fra 18 e 29 anni e fra 30 e 44 anni, non si tratta quindi di un come eravamo ma dell'adesione convinta di generazioni più giovani. Lieve prevalenza di apprezzamento da parte delle donne rispetto agli uomini, ma meno di quello che mi attendevo. Di Williamo Wyler si parla poco, ma ha fatto Ben Hur, I migliori anni della nostra vita, Il Rrande Paese, Detective Story e tanti altri ottimi prodotti, attento agli incassi ma anche alla qualità. Film, come Vacanze romane, amati da generazioni di nuovi spettatori. Anche Funny Girl del 1969 con Barbra Streisand, quindi sapeva guardarsi attorno anche negli ultimi anni. Il cinema è stato costruito da grandi artigiani come Wyler che creavano spazio e aspettative per altri artisti: non sottraevano spettatori, li aggiungevano.
buona giornata
Solimano
Cara Roby... come si scrive un sospiro? Le favole fanno sempre presa, è inutile. Anche su quelli che fanno i duri; non sono favole i film western, di cui tanto si è discusso? E sotto la scorza di tanti film impegnati, gratta gratta, ritornano gli archetipi primigeni della favola, con i suoi ruoli codificati.
Questo film è bellissimo, e non ha tempo: il conflitto fra dovere e piacere, libertà e responsabilità è eterno e, temo, irrisolvibile.
Solimano, non sapevo nulla di Rating e di IMDb, quindi sono corsa a documentarmi sui motori di ricerca: certo che 8.0 è tantissimo!!! Non l'avrei mai detto!!! Guarda un po' che razza di pietra miliare cinematografica sono andata a scegliere per il mio esordio su questo blog...
Manuela, il sospiro si può "scrivere" in tanti modi, e i "puntini" sono uno di quelli. Concordo sugli archetipi della favola, ben nascosti sotto la vernice metallizzata dei film più impegnati: e trovo sommamente divertente il gratta gratta per andarli a scovare!
Audrey Hepburn è stata una attrice che abbiamo sempre guardato con ammirazione grande ma un po' riduttiva, un po' come una graziosa Cenerentola, vedi Sabrina. Ma andrebbe ricordato che è stata, almeno tre volte, attrice di personaggi grandiosi: in Love in the Afternoon, in My Fair Lady, soprattutto in Breakfast at Tiffany's, che la sua Holly Golightly è meglio perfino di quella del bel libro di Truman Capote. Qualcuno ne scriverà, spero, se no lo faccio io.
saludos
Solimano
Da qualche giorno ho rivisto “Vacanze romane”, un film che, per me, è molto attuale per più motivi. La favola della principessa stanca è antica come il mondo e si ripete nelle monarchie contemporanee, anche con risvolti drammatici. Il personaggio che mi ha colpito, per l' attualità, è il fotografo con i suoi espedienti per carpire le trasgressioni della principessa, da cui trarre cospicui guadagni. Lupus in nostra fabula? Anticipazione del “gossip” dei nostri giorni, ma con senso di responsabilità nei confronti della ragion di stato. Amore? Sì, ma impossibile e quasi scontato,allora. Oggi gli eredi al trono sposano ex-tutto. E, poi, l’altra straordinaria protagonista: Roma,splendida in bianco e nero, spoglia di pubblicità e “global style”, popolare e monumentale, come l’ho conosciuta da studente e da turista per caso. Ecco, se avessi dovuto scegliere le immagini, avrei scelto quello del fotografo, mentre scatta foto con l’accendino, e quella davanti alla bocca della verità nei dintorni del Tempio di Venere e Roma. Solo le sirene dei celerini, mentre cercano la principessa scomparsa e inseguono i due trasgressori in vespa, mi ricordano che stavamo uscendo da una terribile guerra e che Roma era il simbolo della vittoria americana.
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