domenica 1 aprile 2007

Le notti di Cabiria

Le Notti di Cabiria di Federico Fellini (1957) Sceneggiatura di Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Pierpaolo Pasolini Con Giulietta Masina, François Perier, Franca Marzi, Dorian Gray, Aldo Silvani, Amedeo Nazzari Musica di Gino Rota Fotografia di Aldo Tonti (110 minuti) Rating IMDb: 8.4
Giuliano
In questo film c’è una sequenza chiave, molto vistosa, che però non trovo quasi mai citata nelle recensioni e nei libri. E’ quella del pellegrinaggio, alla quale partecipano tutti i personaggi del film: c’è commozione autentica, una luce sembra davvero illuminare i nostri poveri personaggi. Alla fine della sequenza, molto intensa e di una verità quasi da antropologo, tutti si ritrovano sui prati romani a mangiare pane e mortadella; e per la piccola e ingenua prostituta Cabiria, interpretata da Giulietta Masina, è una grande delusione. "Siamo rimasti tutti quelli di prima!" grida delusa, e non vuole sentire ragioni; gli altri la scusano dicendo che è ubriaca e la portano via, in attesa che si calmi. Per loro, è normale: si fa la processione alla Madonna, ci si pente e si piange, e si è anche sinceri; ma poi "si torna quelli di prima", ed è ovvio e normale che sia così. E’ un’esperienza che tutti abbiamo vissuto. C’è sempre un momento, nella nostra vita, in cui la vita sembra avere un senso, un momento che ci illumina; ma poi non dura, c’è sempre ad attenderci, immutabile, una realtà dura o squallida o anche solo normale. Non è così facile, la vita. Anche i grandi Santi ricevono l’illuminazione, ma poi la vita non è facile nemmeno per loro, vengono derisi e svillaneggiati, spesso subiscono il martirio: figuriamoci cosa può succedere a una piccola prostituta romana che vorrebbe solo un po’ di luce nella sua vita... In Fellini c'è quasi sempre dolcezza e malinconia, contrapposte alla nostra vitale volgarità e a quella del mondo in cui viviamo; esemplari in questo senso i due personaggi di Zampanò e Gelsomina in "La strada", forse il film più bello di Fellini e certo quello che spiega di più la sua poetica (e che la spiega senza pesare, con una tale naturalezza che a molti critici questo film apparve "sdolcinato"...). E ancora la volgarità e la rozzezza di Trimalcione nel Satyricon, le truffe del "Bidone"... E' davvero ora di guardare a Fellini con più attenzione, magari un momento prima che venga dimenticato dalle nuove generazioni, che forse ne ignorano perfino il nome.

1 commento:

Solimano ha detto...

La strada e Le notti di Cabiria sono due favole, non c'è nulla di riduttivo. Sono come certe belle favole scritte, che hanno quotidianità e concretezza di dettagli - relismo, con termine improprio - ben superiori a quelle dei libri non fiabeschi scritti nello stesso periodo loro. Anche Lo sceicco bianco e I vitelloni sono favole, in un certo senso persino Amarcord mentre non lo sono i film imperfetti, come Il bidone e Ginger e Fred, che sono - entrambi - film profetici, e di che lo sai.
Mi fermo qui, per stavolta.

saludos
Solimano