Giuliano
“La nascita di una nazione” ero andato a vederlo a Milano, quando ancora non c’erano le cassette. Altrimenti, come recuperarlo? Ho fatto bene, perché vederlo sul grande schermo è uno spettacolo da non perdere. Racconta la storia degli USA, con George Washington, i minutemen, la guerra di secessione e tutto il resto; i libri di storia del cinema dicono che è la nascita del lungometraggio, cioè del film moderno così come siamo abituati a pensarlo oggi. E’ del 1914, e precede di due anni l’altro grande classico di Griffith, “Intolerance”.
A vederli uno di seguito all’altro, questi due film oggi fanno uno strano effetto. Perché Intolerance è film di grande impegno civile, che parla della lotta dell’amore contro l’intolleranza e prende la parte dei più deboli, mettendo in scena, tra i vari episodi, anche la Passione di Gesù Cristo. Invece in “The birth of a Nation” la scena più grandiosa, e celebrata, è quella della cavalcata dei membri del Ku Klux Klan. E’ una cavalcata da “arrivano i nostri”, solo che invece del Settimo Cavalleggeri ci sono questi signori qui. E’ una cosa curiosa, magari qualche esperto di storia americana potrà spiegarla meglio di me, ma nell’800 il KKK non aveva una connotazione solamente razzista e negativa come siamo soliti pensare oggi, e del resto Griffith non fa che mettere in scena un fatto veramente successo.
Vi posso garantire che è una scena emozionante, credo che nemmeno John Ford sia mai arrivato a questi livelli; forse ci sono andati vicini Eisenstein e Kurosawa. Ma portiamo pazienza: del resto, ognuno è figlio del suo tempo, e qui stiamo solo parlando di cinema, non dobbiamo fare la morale a nessuno: né a Griffith né a Leni Riefenstahl né ad altri.
Qualche anno dopo, nel 1919, Griffith fonderà la United Artists insieme ad altri due divi: Mary Pickford e il signor Charles Spencer Chaplin, in arte Charlot. E’ l’inizio del cinema moderno, e “Nascita di una nazione” e “Intolerance” sono solo due fra i tanti capolavori che sarebbero seguiti.
A vederli uno di seguito all’altro, questi due film oggi fanno uno strano effetto. Perché Intolerance è film di grande impegno civile, che parla della lotta dell’amore contro l’intolleranza e prende la parte dei più deboli, mettendo in scena, tra i vari episodi, anche la Passione di Gesù Cristo. Invece in “The birth of a Nation” la scena più grandiosa, e celebrata, è quella della cavalcata dei membri del Ku Klux Klan. E’ una cavalcata da “arrivano i nostri”, solo che invece del Settimo Cavalleggeri ci sono questi signori qui. E’ una cosa curiosa, magari qualche esperto di storia americana potrà spiegarla meglio di me, ma nell’800 il KKK non aveva una connotazione solamente razzista e negativa come siamo soliti pensare oggi, e del resto Griffith non fa che mettere in scena un fatto veramente successo.
Vi posso garantire che è una scena emozionante, credo che nemmeno John Ford sia mai arrivato a questi livelli; forse ci sono andati vicini Eisenstein e Kurosawa. Ma portiamo pazienza: del resto, ognuno è figlio del suo tempo, e qui stiamo solo parlando di cinema, non dobbiamo fare la morale a nessuno: né a Griffith né a Leni Riefenstahl né ad altri.
Qualche anno dopo, nel 1919, Griffith fonderà la United Artists insieme ad altri due divi: Mary Pickford e il signor Charles Spencer Chaplin, in arte Charlot. E’ l’inizio del cinema moderno, e “Nascita di una nazione” e “Intolerance” sono solo due fra i tanti capolavori che sarebbero seguiti.
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