lunedì 16 aprile 2007

Le grandi manovre

Les Grandes Manoeuvres di René Clair (1955) Con Michèle Morgan, Gérard Philipe, Jean Desailly, Yves Robert, Brigitte Bardot, Magali Noel Musica: Georges Van Parys Fotografia: Robert Lefevbre (106 minuti) Rating IMDb: 6.8
Solimano
All'inizio pensavo a due ore di intelligente divertimento: grandi attori, splendidi costumi, musica e danza, dialoghi progressivi soprattutto. Dialoghi diversi da quelli che avvengono nella vita reale, che vanno avanti e indietro e si perdono in meandri; il dialogo progressivo invece si svolge impeccabile fra i due interlocutori, ognuno dei quali utilizza come trampolino la battuta dell'altro, e il tuffo riesce benissimo. Pensavo di assistere ad un capolavoro del cinéma de papa con cui pochi anni dopo se la sarebbe presa la nouvelle vague, quindi mi aspettavo un retrogusto di lieve noia, un déjà vu da sbadiglio interiore. Ma così non accadde perché la conclusione del film è più dolorosa che amara; matura pian piano, non giunge improvvisa, e i volti splendidi di Marie-Louise Rivière (Michèle Morgan) e del luogotenente Armand de la Verne (Gérard Philippe) si fanno drammatici, la sottile lucidità di lei si muta in disperazione, la disinvoltura incantevole di lui diviene sperdimento prima mai conosciuto. Continua per tutto il film la goffaggine ipocrita della vita in provincia sotto le cui forche caudine la divorziata Marie-Louise deve passare per conquistare la rispettabilità che le è indispensabile: lavora per vivere, fa la modista. La difende con stento l'innamorato Victor Duverger (Jean Desailly), spesso in balia delle acide sorelle. C'è il controcanto allegro del rapporto fra il luogotenente Félix Leroy (Yves Robert) e Lucie, la figlia del fotografo (Brigitte Bardot quasi esordiente), ma infine la scommessa iniziale sulla seduzione in un mese presenterà il suo conto salato: Marie-Louise non crederà all'amore di Armand e non si affaccerà alla finestra alla partenza degli squadroni a cavallo per le grandi manovre. In compenso, entrambi avranno conosciuto Amore, che nelle loro vite non era ancora entrato, alla cui esistenza non credevano neppure. La danza del film resta impeccabile ma si fa sofferta, persino il goffo Duverger diviene persona, non più manichino, perché anche lui ama ormai senza speranza. In nessun film Amore trionfa più totalmente: le chiacchiere oziose e brillanti sono finite, le moine artefatte diventano gesti veri, il sorriso si fa smorfia, Amore stabilisce il suo regno sulle sofferenze di quelli che ha vinto. Il chirurgo Clair usa con leggerezza il bisturi, ma la ferita sanguina. Altro che cinéma de papa.

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Grandi manovre è un capolavoro assoluto, ed è anche bello da vedere, per tutti. Davvero il voto di imdb è così basso? Bisognerà provvedere in qualche modo...
Giuliano

Solimano ha detto...

Giuliano, il caso de Le Grandi Manovre è sintomatico, perché è vero quello che dici: oltre ad essere un capolavoro assoluto è piacevolissimo da vedere, e proprio per tutti, eppure il Rating IMDb è basso. C'è una spiegazione che è una aggravante: i votanti IMDb in questo caso sono abbastanza pochi e basta qualche ragazzaccio - in genere sono ragazzacce, chissà perché - che voti 1/10 a deprimere la media.
Ma per quanto abbia cercato, non ho trovato in rete un sito degno di questo nome dedicato a René Clair, cosa stranissima, visto che nei suoi ultimi anni di vita l'avevano fatto addirittura Accademico di Francia, il primo caso, per un cineasta. La Francia in genere ci tiene, alle sue glorie, per questo lo trovo strano.
Mentre si trovano facilmente siti dedicati a qualche scrittore di seconda o di terza schiera. Ciò indica uno spregio ridicolo e del tutto ingiustificato da parte di maitres a penser che credono che il mondo giri attorno ai loro sofismi tanto più sterili quanto più credono di essere à la page. Un sistema autoreferenziale che non ha rispetto per il cinema, non ne conosce neanche i fondamentali. La cosa era ben presente, ad esempio, a Federico Fellini, che inserì in 8 e 1/2 una figura di critico (scelse un attore bruttissimo)che blaterava contro l'arretratezza culturale del cinema. Fellini gli fece fare una brutta fine, si vede che non li reggeva proprio questi, tanto più ignoranti quanto più presuntuosi.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Di Gérard Philipe ricordo il ciclo di film che gli dedicò mammaRAI, circa 40 anni fa, e di cui io fui spettatrice inesperta ma assidua. Mi sembrava bellissimo, simpaticissimo, irresistibile, e sognai a lungo di incontrare un uomo così, "da grande". LE GRANDI MANOVRE sono davvero un capolavoro, ma io ho adorato anche FANFAN LA TULIPE, e poi -se non erro- c'era un film in cui lo splendido Gérard interpretava un ruolo "tragico", quello di un alcolizzato, o di un accattone... Giuliano, Solimano, HELP ME!!! Di che film si trattava????

Solimano ha detto...

Mah! Ne ha fatto diversi di film nei suoi ultimi anni, e continuava a recitare anche in teatro, sembrava che se lo sentisse, di finire prima dei quarant'anni.
Un ruolo simile a quello che dici ha fatto nel film dedicato al pittore Modigliani, che non doveva essere male, visto che il regista è Jacques Becker, quello di Casco d'oro.

saludos
Solimano