sabato 7 aprile 2007

Innamorarsi

Falling in Love di Ulu Grosbard (1984) Sceneggiatura di Michael Cristofer Con Meryl Streep, Robert De Niro, Harvey Keitel, Jane Kaczmarek, David Clennon Musica di Dave Gruscin Fotografia di Peter Suschitzky (106 minuti) Rating IMDb: 6.1
Solimano
Lo ascoltavo diffidente, l’amico che mi diceva che “Innamorarsi” gli era piaciuto: darwiniano riduzionista come me, ma con un di più di sentimentalismo. Il titolo mi sembrava quello di una guida: “Come innamorarsi” sarebbe stato perfetto. Però il titolo originale era meglio, falling in love: un inciampo da cui ti ci vorrà qualche mese per liberarti, finì che andai a vederlo. Il prodotto, chiamiamolo così, era confezionato a modo, Streep e De Niro non esageravano: viaggiare tutti i giorni per lavoro e conoscere chi viaggia con noi, bel tema, visto che i miei genitori si erano conosciuti in treno. Non troppe chiacchiere, era più il non detto che il detto. Non volevo farmi coinvolgere, sapevo che i prodotti americani non sbagliano una dose, fosse pure l’ingrediente meno importante - che poi sono tutti importanti, purtroppo. C’era in me la resistenza a queste storie complicate dalle contraddizioni esterne. Quei due, prima del falling in love, avevano l’aria di mortificazione tranquilla di chi si fa piacere quel che ha. Succede a quasi tutte le persone, la vita non trascorre fra litigate e bugie, va avanti da sola senza scosse. Aspettative? No, lei dice a lui che è una donna molto sposata. Ci sono le attenzioni, gli sguardi, le attese. Agli inizi non ci si dà appuntamento al binario, si finge che non sia importante, che capiti tutto per caso - quando invece già il pensiero ti lavora dentro e stai attento a prenderlo, quel treno. Il falling in love è come le ginnastiche orientali, procede adagio ma senza retromarcia, non ti prepari le cose da dirle, e se le prepari ti escono diverse e magari migliori, pensa te! Poi ti ritrovi col falling in love completo di carta dorata e nastri, non è che puoi cambiare il treno anche se ti dici occhio che mi succede, perché siete in due, a suo modo i passi li ha fatti anche lei, dietro il m’ama non m’ama lo sai se sei amato o no. Ma che si fa? Non è una storia che in quindici giorni cominci a sbadigliare, ora sei distratto sul lavoro e a casa, se il treno fa ritardo te la prendi, prima era puntualissimo. Seduti vicini sul treno, state anche zitti insieme, parlare di che poi, meglio stare zitti guardandosi ogni tanto. Non sai che fare, neppure lei lo sa, cercate di delimitare il campo, magari di buttarla sul sesso. Ma quale sesso, il sesso va bene, dopo però. Queste cose non succedono solo a De Niro ed alla Streep - bravi, lo fanno perché li pagano, dovrebbero vietare l’essere così bravi in cose pericolose. C'è chi dice che di film sentimentali ce ne sono troppi - è vero - e che il regista è uno sconosciuto - vero anche questo. Nella tua vita è capitato qualcosa del genere, tu invece di essere pagato hai dovuto pagare, mentre nel film c’è l’happy end. Il film doveva finire con la Streep ferma in macchina al passaggio a livello con gli occhi sbarrati, muta e disperata. E lui a guardarsi i giorni come se gli fosse stato amputato qualcosa che vorrebbe ci fosse ancora. Ma quale lieto fine? Storie così, ne vanno avanti una su dieci. Nelle altre si rimane impastoiati, eppure ci si stima di più perché non è da tutti essere coglioni in quel modo. A venti metri dal cinema, verso il parcheggio, si cominciarono a sentire quelli del sì però, e la mettevano sul filmetto - vero - sulla operazione commerciale - vera anche lei - sul lieto fine che gli americani vogliono sempre che ci sia - fanno bene a volerlo. “Innamorarsi” - torniamo al titolo italiano che è meglio - è un film che uno ammira gli attori, segue la storia, però capisce che certe cose esistono ancora, esistono e basta. Gli amici mi dicono, ma come, uno come te, come fa a farsi piacere “Innamorarsi”? Sarà colpa mia, questo falling in love mi ha toccato, meno male che il regista furbacchione di film ne ha fatto pochi, nessun altro come questo spero.

4 commenti:

Clelia Mazzini ha detto...

Ciao Primo, secondo me c'è un altro film di Ulu Grosbard che merita senz'altro di essere visto, ed è >>>questo. C'è sempre De Niro (con un grande Duvall) e si rasenta Ellroy, anche se al regista (hai ragione, stranamente poco prolifico) interessa tutt'altro.

A presto, Clelia

Solimano ha detto...

Clelia, non conoscevo quel sito, l'ho esplorato un po' e ci sarà molto utile a livello informativo nel nostro percorso. Personalmente, mi conferma nella scelta di essere Spettatore -seppure acculturato - e non Critico.
Di quel sito non condivido la scelta del timbro sulle immagini, non lo dico per egoismo mio, ma per la mancanza di generosità verso sé e altrui: pur di non consentire il prelievo, sporca un sito per altri versi pregevole. Ma ognuno fa le sue scelte ed ha priorità forse necessitate.
Il film L'Assoluzione l'avevo visto, e non me ne ricordavo! Sarebbe assai utile rivederlo oggi, per i motivi che sai, e di cui stiamo discutendo. Il paradossale e plurisecolare intreccio fra Potere e Vangelo è bene che venga continuamente svelato. Fu un film che allora mi colpì per la scarna e tranquilla durezza.

saludos e grazie
Solimano & Primo

Clelia Mazzini ha detto...

Il "timbro" sulle immagini si rese necessario un paio di anni fa per evitare il continuo furto delle immagini (per le quali il giornale era solo limitatamente proprietario dei diritti). Ci furono cause civili e la proprietà fu costretta - suo malgrado - a rimborsare gli aventi diritto per "appropriazioni" che non aveva né avallato né autorizzato.
Da qui la scelta che tu deprechi.
Però c'è sempre la rivista in edicola. E' ricca di belle foto e di ottimi articoli sui film in uscita e anche sui classici. Esce ogni martedì.
[Non ne sono proprietaria e non faccio parte della redazione, sia ben inteso. Sono solo una lettrice grata del alvoro che svolgono Emanuela Martini & C.].

Ciao, Clelia

Solimano ha detto...

Clelia, ti ringrazio del chiarimento, riguardo cui faccio due tipi di osservazioni.
La prima è che mi capita a volte di rintracciare immagini in cui il prelievo è reso impossibile senza apposizioni di timbri, ma mediante una routine software che lo blocca e di cui ti accorgi solo quando tenti di prelevare l'immagine. Sarebbe una cautela che non pregiudicherebbe la fruizione della immagine da parte di chi la vede.
La seconda osservazione è di maggiore peso. Ritengo che occorra lottare con decisione contro tutti i tentativi di introdurre regole da economia curtense in rete. Il vantaggio è generale e si evita di costruire improprie ridotte di difesa, dove la difesa vuol dire riempire di palizzate la grande prateria. La difesa vera è nella qualità degli scritti e dei siti: il sito Marcel Proust o il sito Il Compagno Segreto non hanno nulla da temere da piraterie. La vera difesa è nei nostri neuroni vivi e vitali, i tuoi compresi ça va sans dire, certo qualcuno potrebbe venire qui e impossessarsi di uno scritto di Manuela o di Giuliano e apporvi la sua firma sotto, fatto spiacevole, ma il giorno dopo Manuela e Giuliano sarebbero in grado di scrivere cose nuove che il piratello neanche si sogna... sarebbe un continuo e ridicolo copia/incolla durante il quale forse detto piratello migliorerebbe le sue capacità di scrittura!
Stasera sono contento perché ho trovato in un sito francese delle immagini non grandi ma belle tratte dai primissimi film di Rohmer... spero solo di non finire a san Vittore, portatemi le arance!

grazie e ciao
Solimano & Primo