mercoledì 25 aprile 2007

Con gli occhi chiusi

Con gli occhi chiusi di Francesca Archibugi (1994) Dal romanzo di Federigo Tozzi Con Marco Messeri, Stefania Sandrelli, Deborah Caprioglio, Alessia Fugardi, Fabio Modesti, Gabriele Bocciarelli, Sergio Castellitto, Angela Molina, Laura Betti Musica: Battista Lena Fotografia: Giuseppe Lanci (113 minuti) Rating IMDb: 6.2
Solimano
Ancora oggi c'è qualcuno che ha una visione arcadica della vita contadina. Ne profittarono persino i cobas del latte, bloccando autostrade con mucca Carolina (o Ercolina?) a seguito. Avevano tempo per farlo, visto che le vacche le mungevano gli immigrati sikh. La letteratura a volte il suo dovere l'ha fatto: "Con gli occhi chiusi" di Tozzi e "La malora" di Fenoglio sono lì a testimoniarlo, alla faccia di tutti gli arcadi di ieri, di oggi, di sempre. Anche il cinema, a volte, ha detto cose giuste: "L'albero degli zoccoli" di Olmi e "Novecento" di Bernardo Bertolucci sono testimonianze di quanto fosse dura quella vita, stretta fra dominanze implacabili di classe, familiari, sessuali, anche religiose. "Con gli occhi chiusi" di Francesca Archibugi è del 1994, e l'hanno visto in pochi, ma è opera di intelligenza dura e di rispetto amoroso verso il grande e tragico libro di Federigo Tozzi. Tragico, altro che triste. La lotta si svolge fra Domenico, padre-padrone oste e piccolo agrario e Pietro, il figlio, perso cocciutamente in sogni e fantasie che però lo proteggono dalla oppressione senza sbocco dei rapporti, in cui c'è una marchiatura a fuoco delle vite, come si fosse animali. Da ragazzo, Pietro si innamora di Ghisola, coetanea però contadina. Poi non la vede per anni, quindi non sa quello che è successo: Ghisola è sessualmente sottomessa a diversi uomini, finisce anche per essere gestita a Firenze dalla ruffiana Beatrice (Laura Betti). Ghisola, in un suo modo ottuso ma lineare, cerca il colpo di portarselo a letto per poi sposarselo - sa di essere incinta chissà di chi e le serve una copertura. Pietro mitizza il rapporto e la rispetta, Ghisola scompare, alla fine Pietro saprà la casa di Firenze dove vive: è un bordello. Pietro la cerca, stanza dopo stanza, infine la vede con la pancia grossa e sviene. Quando si rialza non la ama più. Il film è rigoroso e si basa su due scelte giuste: nel primo tempo Pietro e Ghisola sono Gabriele Bocciarelli e Alessia Fugardi, nel secondo tempo sono Fabio Modesti e Deborah Caprioglio, a scandire il passaggio dai sogni allo squallore, l'intervallo non è di dieci minuti ma di alcuni anni. Qualche critico ha avuto la faccia tosta di tacciare di gelido il film della Archibugi, si vede che non ha mai letto Federigo Tozzi: che si aspettava, una storia consolatoria, un gioco infantile, un Pane amore fantasia scollacciato? Tozzi e Fenoglio sono fra i nostri massimi del Novecento, anche se molti continueranno a fare di tutto per non prenderne atto. Sono scrittori che danno fastidio, perché è difficile fare i conti con la tragedia vera in un paese che spesso manca di serietà. Prendersela con l'opera della Archibugi è facile, fa pure gioco, ma questo è un film che resterà, basta solo sapere aspettare.
P.S. Come facilmente prevedevo, ben poche immagini tratte dal film ci sono in rete, e io come immagine qui metto la giovane dormiente, dipinta verso il 1615 da Domenico Feti.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Non ho visto il film, ma mi è venuta voglia di mettere qualcosa di Federigo Tozzi. Sono tre frammenti, presi da un libro meraviglioso e misconosciuto che si chiama “Bestie” (le bestie che si vedono in campagna, mucche e api comprese). L’ultimo brano non è di Tozzi ma è di un altro autore famoso.
1) Ma perché dunque quando due briachi cantarono io non chiusi la finestra ? Perché la loro voce mi dava una gioia irrefrenabile, una contentezza che non mi faceva star fermo ? Sapevo forse spiegarmi quel che fosse avvenuto ? Non potevo io aver ucciso molta gente ? Di che cosa temei, all'improvviso ? Perché non morii in quel momento di dolore ?
2) Io andavo da una pianta all'altra senza dir niente, perché sarebbe stato impossibile farli smettere: con il cuore doventato mencio. Ma come mi si empì la bocca di saliva, che pareva bava, quando vidi una rospa che pareva un grande involto! E poi che ella mi guardava coi suoi occhi di ragazza brutta, forse più acuti dei miei, mi sentii venir male.
3) Una mattina mi alzai con la voglia di uccidermi: dalla finestra pareva che anche il mio campo si travolgesse con me, nel vento; come mi volesse portar via tutti gli olivi. I muri della camera si facevano sempre più stretti, accostandosi insieme, e il mio respiro si mescolava con loro : sentivo il sapore della calcina. Sono certo che piangevo ! Mi pareva di cadere con la testa in giù, senza avere niente a cui sorreggermi. Un tratto, proprio dinanzi alla mia bocca, io vidi un ragnolino, quasi trasparente, attaccato, come un peso, al suo filo.
4) Perché siamo come tronchi nella neve. Posano in apparenza, leggeri, tu pensi di poterli smuovere con un lieve tocco. Invece no, non puoi, perché sono confitti al suolo. Ma, vedi, anche questa è solo apparenza. (Franz Kafka, Gli alberi )

Solimano ha detto...

Quindi la rospa ha gli occhi da ragazza brutta. O è la ragazza brutta ad avere gli occhi da rospa? Mbah! Mettiamola così: le ragazze brutte non esistono più, quindi anche le belle sono a rischio.
Sarà il caso di provvedere, Giuliano, affinché tu veda il film Con gli occhi chiusi, che fra l'altro ha un ottimo cast: hai visto che ci sono anche Stefania Sandrelli (la madre di Pietro) e Angela Molina?
Vorrà dire che metteremo su una biblioteca circolante VHS e DVD di mutuo soccorso, io potrei intervenire come mecenate, visto che con gli acquisti DVD mi diventano esuberanti diversi film in VHS.

saludos
Solimano