Giuliano
Cable Hogue è il nome del protagonista, interpretato da un Jason Robards barbuto e un po’ straccione: parrà strano ma è proprio così. La sua “ballata” parte con la scoperta di un pozzo d’acqua in una zona dove acqua non ce n’è, ai limiti del deserto: Cable ha dunque in mano una bella fortuna. Il film era iniziato con Cable, un mezzo bandito, il tipico “desperado” da film western, abbandonato nel deserto da quelli che credeva suoi amici: a morte sicura, pensano loro. Invece no, non solo Cable si salva ma – dopo aver un po’ dialogato con Nostro Signore nel deserto – trova la sua fortuna. Più avanti nel film gli si presenterà l’occasione di fare vendetta, ma questo non è il solito Peckinpah, qui di sangue quasi non se ne vede. Cable preferisce godersi la sua fortuna, e la donna che nel frattempo ha trovato.
Non sono mai stato un fan di Peckinpah, ma questo film è proprio bello. Bello da vedersi, con dei bei caratteri (maschili e femminili) e una bella storia; e con tante belle canzoni interpretate da Kris Kristofferson. Non che il resto di Peckinpah mi dispiaccia, anzi: “Il mucchio selvaggio” è divertente come i film di Leone, “L’ultimo buscadero” e “Cane di paglia” sono grandi film, e non è la violenza che mi disturba, se c’è un motivo per esibirla. Però qui tira tutta un’altra aria, uno stato di grazia verrebbe da dire; e anche se non c’è il lieto fine è un film di quelli che sollevano l’anima. Quello che racconta “Cable Hogue” è la fine di un’epoca, il passaggio dal vecchio West alla modernità: quando inizia il film ci sono i cavalli e i cowboys, quando finisce siamo nell’epoca delle automobili e del petrolio. In mezzo, Cable Hogue con il suo pozzo miracoloso: ma nella modernità non c’è posto per Cable e per il suo mondo. Di questo film amo moltissimo la faccia di Jason Robards, il disincanto, il deserto e come viene filmato, l’atmosfera e le canzoni, la bellezza di Stella Stevens e le scene in cui Cable la corteggia e la conquista; e il bagno che fanno insieme, in una tinozza, lavandosi con l’acqua meravigliosa, è una delle più belle scene d’amore che io ricordi. Un po’ rozza, certo, e molto western: ma è una scena d’amore alla Peckinpah, e scusate se è poco.
Cable Hogue è il nome del protagonista, interpretato da un Jason Robards barbuto e un po’ straccione: parrà strano ma è proprio così. La sua “ballata” parte con la scoperta di un pozzo d’acqua in una zona dove acqua non ce n’è, ai limiti del deserto: Cable ha dunque in mano una bella fortuna. Il film era iniziato con Cable, un mezzo bandito, il tipico “desperado” da film western, abbandonato nel deserto da quelli che credeva suoi amici: a morte sicura, pensano loro. Invece no, non solo Cable si salva ma – dopo aver un po’ dialogato con Nostro Signore nel deserto – trova la sua fortuna. Più avanti nel film gli si presenterà l’occasione di fare vendetta, ma questo non è il solito Peckinpah, qui di sangue quasi non se ne vede. Cable preferisce godersi la sua fortuna, e la donna che nel frattempo ha trovato.
Non sono mai stato un fan di Peckinpah, ma questo film è proprio bello. Bello da vedersi, con dei bei caratteri (maschili e femminili) e una bella storia; e con tante belle canzoni interpretate da Kris Kristofferson. Non che il resto di Peckinpah mi dispiaccia, anzi: “Il mucchio selvaggio” è divertente come i film di Leone, “L’ultimo buscadero” e “Cane di paglia” sono grandi film, e non è la violenza che mi disturba, se c’è un motivo per esibirla. Però qui tira tutta un’altra aria, uno stato di grazia verrebbe da dire; e anche se non c’è il lieto fine è un film di quelli che sollevano l’anima. Quello che racconta “Cable Hogue” è la fine di un’epoca, il passaggio dal vecchio West alla modernità: quando inizia il film ci sono i cavalli e i cowboys, quando finisce siamo nell’epoca delle automobili e del petrolio. In mezzo, Cable Hogue con il suo pozzo miracoloso: ma nella modernità non c’è posto per Cable e per il suo mondo. Di questo film amo moltissimo la faccia di Jason Robards, il disincanto, il deserto e come viene filmato, l’atmosfera e le canzoni, la bellezza di Stella Stevens e le scene in cui Cable la corteggia e la conquista; e il bagno che fanno insieme, in una tinozza, lavandosi con l’acqua meravigliosa, è una delle più belle scene d’amore che io ricordi. Un po’ rozza, certo, e molto western: ma è una scena d’amore alla Peckinpah, e scusate se è poco.
1 commento:
Giuliano, non si fa così. Mi hai fregato, questo film lo sentivo mio più di tutte le altre robe di Peckinpah, che di robe belle ne ha fatte tante, checché tu ne pensi. Ma tocca subire, competition is competition e tu sei arrivato prima di me. Mi piace Jason Robards, mi ci identifico, specie quando è con Stella Stevens, che vorrei essere al posto suo, del Robards. Perchè Stella Stevens in questo film è da restare a bocca aperta sempre, così sfacciata e così buona, così tanta anche. Finge la volgarità ed è finissima. Potrebbe mettere su un harem di maschietti e saremmo tutti lì, contenti di essere in compagnia. Come si farebbe ad essere gelosi di una così? Si può essere gelosi di un bel giorno di luglio? E' l'estate, non la primavera, la stagione per una come Stella Stevens, difatti ha sempre bisogno della tinozza per fare il bagno - donna pulitissima - magari in compagnia. Poi ci sono quelli che la menano col nichilismo di Peckinpah. Ma quale nichilismo? E' riuscito persino a trasformare in un simbolo sensuale/sessuale Ali MacGraw, ancora imbalordita da Love Story: guardala in Convoy alle prese con Kris Kristofferson.
Vabbé sono generoso e ti perdono: come vedi, ti ho procurato anche un po' di belle fotografie.
A buon rendere.
saludos
Solimano
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