Giuliano
"La dolce vita" è un film tragico, che inizia con una statua di Cristo portata in volo su Roma da un elicottero; e il suo cuore è la storia dell'intellettuale Steiner, interpretato da Alain Cuny, che si suicida dopo aver commesso una strage. Ma di questo film ci si ricorda quasi soltanto per la sequenza più famosa, quella che ancora oggi viene più trasmessa e citata, quasi il simbolo stesso di tutto Fellini, che è quella del bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Anita Ekberg, le sue forme opulente, le donne "felliniane"... Come tutti i luoghi comuni, anche questi hanno una loro ragione d'essere; e del resto Fellini iniziò come caricaturista e vignettista, collaborando al giornale "Marc'Aurelio". Ma nella realtà Fellini aveva una moglie piccola e carina, Giulietta Masina, con la quale visse tutta la sua vita e che è quasi sempre presente nei suoi film: era lei la sua vera anima, così come Mastroianni era la sua proiezione fisica al maschile. Sì, certo, sappiamo che Fellini si prese molte distrazioni e sappiamo anche con chi; ma forse sarebbe ora di far giù un po' di polvere da quei luoghi comuni e di guardare con un po' più di attenzione alla sua poetica.Chi si ricorda come finisce "La dolce vita"? Marcello Mastroianni, dopo tanto girovagare senza senso, tra sorriso e tragedia, è seduto su una spiaggia. Accanto a lui, non molto distante, c'è una ragazza dall’aspetto quasi angelico (l'attrice Valeria Ciangottini, giovanissima) che gli dice qualcosa e lo chiama; ma c'è troppo rumore in quel momento, e Mastroianni non capisce. "Non capisco", le fa segno; e ci sono davvero pochi metri tra lui e la ragazza che gli sorride e lo invita; ma lui non si muove, alza le spalle e sorride: "Cosa posso farci? con tutto questo rumore... mi dispiace! " le fa capire, con la sua bella mimica. E il film si chiude sul sorriso della Ciangottini, su quello che forse era un messaggio di salvezza, di purezza, quello stesso messaggio che noi ogni giorno ignoriamo, per pigrizia, per paura, o forse soltanto perché c'è troppo rumore attorno a noi.
"La dolce vita" è un film tragico, che inizia con una statua di Cristo portata in volo su Roma da un elicottero; e il suo cuore è la storia dell'intellettuale Steiner, interpretato da Alain Cuny, che si suicida dopo aver commesso una strage. Ma di questo film ci si ricorda quasi soltanto per la sequenza più famosa, quella che ancora oggi viene più trasmessa e citata, quasi il simbolo stesso di tutto Fellini, che è quella del bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Anita Ekberg, le sue forme opulente, le donne "felliniane"... Come tutti i luoghi comuni, anche questi hanno una loro ragione d'essere; e del resto Fellini iniziò come caricaturista e vignettista, collaborando al giornale "Marc'Aurelio". Ma nella realtà Fellini aveva una moglie piccola e carina, Giulietta Masina, con la quale visse tutta la sua vita e che è quasi sempre presente nei suoi film: era lei la sua vera anima, così come Mastroianni era la sua proiezione fisica al maschile. Sì, certo, sappiamo che Fellini si prese molte distrazioni e sappiamo anche con chi; ma forse sarebbe ora di far giù un po' di polvere da quei luoghi comuni e di guardare con un po' più di attenzione alla sua poetica.Chi si ricorda come finisce "La dolce vita"? Marcello Mastroianni, dopo tanto girovagare senza senso, tra sorriso e tragedia, è seduto su una spiaggia. Accanto a lui, non molto distante, c'è una ragazza dall’aspetto quasi angelico (l'attrice Valeria Ciangottini, giovanissima) che gli dice qualcosa e lo chiama; ma c'è troppo rumore in quel momento, e Mastroianni non capisce. "Non capisco", le fa segno; e ci sono davvero pochi metri tra lui e la ragazza che gli sorride e lo invita; ma lui non si muove, alza le spalle e sorride: "Cosa posso farci? con tutto questo rumore... mi dispiace! " le fa capire, con la sua bella mimica. E il film si chiude sul sorriso della Ciangottini, su quello che forse era un messaggio di salvezza, di purezza, quello stesso messaggio che noi ogni giorno ignoriamo, per pigrizia, per paura, o forse soltanto perché c'è troppo rumore attorno a noi.
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